IL VIAGGIO DI MAGELLANO
di Claudio Zellermayer


Nube di Magellano e caravella

«Nessuno li credeva vivi, ma sono arrivati stanotte. Hanno gettato l’ancora e sparato tutta l’artiglieria. Non sono sbarcati subito né si sono fatti vedere. All’alba sono apparsi sulle pietre del molo. Tremanti e cenciosi, sono entrati a Siviglia impugnando torce accese. La folla ha fatto largo, sbigottita, a questa processione di spauracchi capitanata da Juan Sebastiàn de Elcano. Avanzavano barcollando, appoggiandosi gli uni agli altri, di chiesa in chiesa, offrendo voti, sempre seguiti dalla folla. Camminavano cantando.
Erano partiti tre anni fa, discendendo il fiume, su cinque navi gagliarde che presero la rotta dell’ovest. erano un mucchio di uomini alla ventura, venuti da ogni parte, che si erano dati appuntamento per cercare, insieme, il passaggio tra gli oceani e la fortuna e la gloria. Erano tutti fuggiaschi; si misero in mare fuggendo la povertà, l’amore, il carcere o la forca.
I sopravvissuti parlano ora di tempeste, crimini e meraviglie. Hanno visto mari e terre che non avevano geografia né nome; hanno attraversato sei volte la zona dove il mondo ribolle, senza bruciarsi mai. Al sud hanno trovato neve azzurra e, nel cielo, quattro stelle in croce. Hanno visto il Sole e la Luna muoversi al contrario e i pesci volare. Hanno sentito parlare di donne ingravidate dal vento e hanno conosciuto uccelli neri, simili a corvi, che si gettano a capofitto nelle fauci aperte delle balene e ne divorano il cuore. In un’isola molto lontana, raccontano, vivono esserini di mezzo metro d’altezza, che hanno orecchie lunghe fino ai piedi. Così lunghe sono le orecchie che, quando si coricano, una serve loro da materasso e l’altra da coperta. E raccontano che quando gli indios delle Molucche videro arrivare sulla spiaggia le scialuppe staccatesi dalle navi, credettero che le scialuppe fossero figliolette delle navi, che le navi le partorissero e le allattassero.
I sopravvissuti raccontano che nel sud del sud, dove si aprono le terre e si abbracciano gli oceani, gli indios accendono alti fuochi, giorno e notte, per non morire di freddo. Quelli sono indios così giganteschi, raccontano, che le nostre teste a malapena gli arrivavano alla vita. Magellano, il capo della spedizione, ne catturò due mettendogli dei ceppi di ferro come ornamento delle caviglie e dei polsi; ma poi uno morì di scorbuto e l’altro di caldo.
Raccontano che non hanno avuto altra scelta che bere acqua putrida, tappandosi il naso, e che hanno mangiato segatura e cuoio e le carne dei topi venuti a contendere loro le ultime gallette bacate. Quelli che morivano di fame li gettavano fuori bordo e, non essendoci pietre a cui legarli, i cadaveri restavano a galla sull’acqua: gli europei con la faccia la cielo e gli indios bocconi. Quando arrivarono alle Molucche, un marinaio scambiò con gli indios sei uccelli per una carta, il re di denari, ma non poté assaggiarne neanche un boccone, tanto aveva le gengive gonfie.
Hanno visto piangere Magellano. Hanno visto lacrime negli occhi del duro navigatore portoghese Ferdinando da Magellano, quando le navi entrarono nell’oceano mai attraversato da nessun europeo. E hanno saputo della tremenda furia di Magellano, quando fece decapitare e squartare due capitani ammutinati e abbandonò nel deserto altri ribelli. Magellano è adesso un trofeo putrefatto in mano agli indigeni delle Filippine che gli conficcarono nella gamba una freccia avvelenata.
Dei duecentotrentasette marinai e soldati che partirono tre anni fa da Siviglia, ne sono tornati diciotto. Sono arrivati su di una sola nave lamentosa, che ha la chiglia corrosa e fa acqua da tutte le parti.
I sopravvissuti. Questi morti di fame che hanno appena finito di fare per la prima volta il giro del mondo.
»

Eduardo Galeano, Le Memorie del Fuoco, vol 1°

Il viaggio attorno al mondo di Ferdinando da Magellano nasce, come quasi tutti i viaggi marittimi dell’epoca da necessità commerciali.

La scoperta dell’America apre nuovi orizzonti alla colonizzazione da parte di Spagnoli e Portoghesi ed in tempi brevi si arriva a conflitti fra queste due potenze coloniali per la giurisdizione sui nuovi territori.

Il trattato di Tordesillas concluso il 7 giugno 1494 tra i re di Spagna Fernando ed Isabella ed il re Giovanni del Portogallo pone fine a tali conflitti stabilendo un confine ideale tra questi due imperi. Con tale trattato si stabilisce come confine un meridiano terrestre, la raya (all’epoca i meridiani e paralleli non erano ancora stati inventati) che passa a 370 leghe ad ovest delle isole di Capo Verde, colonia portoghese. Una lega erano poco più di sei chilometri, quindi abbiamo circa 2.000 chilometri. Tale meridiano taglia grosso modo una fetta di America Latina che corrisponde al Brasile, o meglio ad una sua parte. Infatti il Brasile è stata l’unica colonia portoghese in America Latina.

L’idea di Magellano era sostanzialmente la stessa di Colombo, cioè di giungere alle Indie e quindi la via delle spezie, circumnavigando la Terra da ovest verso est e soprattutto cercare il passaggio a sud fra i due oceani. Gli Spagnoli potevano giungere alle Indie solo da ovest, proprio perché dovevano rispettare il trattato di Tordesillas, mentre i Portoghesi vi giungevano semplicemente circumnavigando l’Africa ed attraversando l’Oceano Indiano.

Inizialmente Magellano offre i suoi servigi al re di Portogallo, convinto che le Isole Molucche, da cui proveniva la maggior parte delle spezie, si potessero raggiungere più rapidamente navigando verso ovest. Il re di Portogallo però non considera utile il progetto. Non rifiuta invece il re di Spagna Carlo V che in questo modo avrebbe verificato se le Molucche si trovassero nel campo di influenza spagnolo quindi ad est dell’antimeridiano della raya.


———— Viaggio della spedizione di Magellano fino alle Molucche                 
- - - - - - - - Rotta della Victoria nel viaggio di ritorno dalle Molucche in Europa

La spedizione parte dal porto spagnolo di Sanlùcar de Barrameda (37° Nord) il 20 settembre 1519, composta da cinque navi, la Trinidad, la San Antonio, la Victoria, la Concepciòn e la Santiago, con a bordi 265 uomini tra cui 24 italiani. Fa scalo per qualche giorno alle Isole Canarie (30°N), passa al largo delle Isole di Capo Verde (15°N), poi rotta verso la Sierra Leone (10°N) ed attraversa l’Oceano Atlantico per giungere sulla costa brasiliana e costeggiarla fino a Rio de Janeiro (23°S, tropico del Capricorno) dove vi arriva il 26 dicembre 1519.

Da qui prosegue verso sud per arrivare al Rio de la Plata (35°S) il 10 gennaio 1520. Si inoltra nel Rio de la Plata fino a che capisce che non è il passaggio tra gli oceani.

Continua il suo viaggio a sud ed arriva presso la baia di San Juliàn (50°S) in Patagonia, il 31 marzo 1520 dove vi trascorre l’inverno australe. Passato l’inverno la spedizione si dirige nuovamente verso sud dove viene persa la nave Santiago mentre si inoltra nello stretto che porta il suo nome (55°S). Qui si ammutina l’equipaggio e la San Antonio fa rotta verso la Spagna.

Il 28 novembre 1520 dopo più di un mese di navigazione la spedizione esce dallo stretto e con tre navi entra nell’Oceano Pacifico.

La traversata si conclude il 6 marzo 1521 quando la spedizione raggiunge l’isola di Guam nell’arcipelago delle Marianne (15°- 20°N). Per la prima volta viene attraversato l’Oceano Pacifico.

Da qui fa vela verso le Filippine (20°N) dove ne inizia la conquista in nome del re di Spagna. In uno scontro con una tribù indigena nell’isola di Mactan viene ucciso il 27 aprile 1521.

Il comando della spedizione passa a Juan Sebastiàn Elcano che data alle fiamme la Concepciòn perché priva di equipaggio raggiunge le Molucche l’8 novembre 1521 (0°N, equatore). La Trinidad parte con l’intenzione di riattraversare il Pacifico, sbaglia rotta ed arriva quasi in Alaska per poi ritornare indietro ed essere distrutta dai Portoghesi. La Victoria l’unica nave rimasta salpa dalle Molucche il 21 dicembre 1521.

Nel gennaio 1522 viene raggiunta l’isola di Timor (10°S) nell’Indonesia. Il 6 maggio 1522 viene doppiato il Capo di Buona Speranza, in Sudafrica (35°S).

La spedizione arriva alle Isole di Capo Verde il 9 luglio 1522 ed l’8 settembre 1522 giunge a Siviglia con 18 sopravvissuti tra cui Juan Sebastiàn Elcano ed il vicentino Antonio Pigafetta la cui relazione del viaggio (la più particolareggiata) viene pubblicata nel 1525.

 

Dal punto di vista astronomico, ripercorrere il viaggio di Magellano significa poter vedere il cielo di quasi tutte le latitudini. Con il Planetario è possibile fare ciò e vedere come si modifica il cielo via via che ci si sposta a sud. Vediamo quindi come le costellazioni che sono note a chi osserva il cielo tendono ad alzarsi mentre molte altre tendono se non a sparire a non essere più visibili durante tutta la notte. Alle nostre latitudini, la costellazione dello Scorpione, visibile in cielo estivo, la si trova praticamente verso sud quasi all’orizzonte. Basta spostarci a Siviglia, da dove la spedizione di Magellano parte, ed ecco che lo Scorpione è visibile ad una altezza maggiore tanto da poterla vedere interamente.

La costellazione del Grande Carro, che noi utilizziamo per trovare la Stella Polare (e quindi la direzione del nord) alle nostre latitudini è una costellazione circumpolare cioè visibile tutta la notte e durante tutto l’anno. Via via che ci si sposta verso sud questa situazione si modifica ed il Grande Carro diventa una costellazione come tutte le altre cioè una costellazione che sorge e tramonta in determinati momenti dell’anno.

Quando si arriva all’equatore abbiamo a che fare con due fenomeni molto interessanti. In queste zone del mondo durante la notte e durante l’anno è possibile vedere tutte le stelle del cielo.
Non è un caso che presso l’equatore siano situati i più importanti osservatori astronomici del mondo. Qui da noi, a differenza, ci sono stelle e costellazioni che non sono mai visibili. Inoltre all’equatore si possono vedere contemporaneamente entrambi i poli celesti del mondo.

Arrivati e superato l’equatore si cominciano a vedere nel cielo gli oggetti caratteristici del emisfero sud. Sono presenti due oggetti dall’aspetto di due piccole nubi, che osservate con un binocolo mostrano di essere costituite da un grandissimo numero di stelle.

Sono la Grande Nube di Magellano e la Piccola Nube di Magellano, due piccole galassie satelliti della nostra Galassia che hanno una forma irregolare per via delle perturbazioni gravitazionali che esercita su di loro la Via Lattea, la nostra galassia. Queste due nubi sono state viste la prima volta proprio durante il viaggi di Magellano ed in onore del navigatore portoghese hanno preso il suo nome.

Un altro oggetto noto ed interessante visibile all’emisfero sud è la Croce del Sud che per gli abitanti di quelle parti del mondo ha la funzione del Grande Carro qui da noi. Unendo con lo sguardo il braccio più lungo della croce con la Piccola Nube di Magellano, a metà strada, in una zona priva di stelle visibili ad occhio nudo, è situato il Polo Sud Celeste, il punto cioè attorno a cui ruota, apparentemente, il cielo dell’emisfero australe. Il Planetario inoltre ci mostra come questo cielo, pur ruotando da est verso ovest faccia ciò in verso opposto a come succede nell’emisfero nord: a mezzogiorno nell’emisfero sud il Sole si trova verso nord. Chiunque avrà notato che qui da noi le cose sono diametralmente opposte.

Il Planetario ci mostra, oltre a caratteristiche del movimento terrestre a quelle latitudini, anche una serie di costellazioni e stelle a noi senz’altro poco familiari. Tuttavia se a qualcuno capiterà di fare una vacanze nell’altro emisfero noterà non solo un cielo diverso, ma molto più vivido e popolato di stelle, un cielo raramente visibile qui da noi.

L’inquinamento atmosferico e soprattutto quello luminoso, dovuto cioè alle luci artificiali che spesso illuminano quello che non serve, nel sud del mondo non è ancora per fortuna un problema.

 

Monografia n.18-1997/12


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