di Annalisa Ronchi
Eracle, marmo romano, 135 d.C.
(Getty Museum, Malibu, California)
L'eroe, che presso i greci aveva il nome di Eracle, era figlio di Alcmena, nipote di Perseo (l'eroe che salvò Andromeda dalle grinfie del mostro marino Cetus).
La costellazione del Perseo si trova in una ricca regione della Via Lattea che vale la pena di osservare attentamente con un binocolo.
Nel 1901, una splendente nova tra d (delta) e b (beta) brillò incredibilmente emettendo un involucro di gas, ancora oggi visibile con un telescopio. Vicino a g (gamma) si trova il radiante delle meteore Perseidi, la più splendida pioggia meteorica dell'anno: intorno al 12 ~ 13 agosto si possono vedere fino a 60 brillanti meteore all'ora. Tra a (alfa) e b (beta) si trova la radiosorgente Perseus A, associata alla galassia ellittica supergigante NGC 1275, che si trova al centro dell'ammasso di galassie di Perseo, distante 300 milioni di anni luce. Qui si trova anche la Nebulosa California (NGC 1499), detta così perché assomiglia al profilo di questo stato degli USA.
Il padre di Ercole non era però il legittimo
consorte di Alcmena, nonché re di Tirinto, Anfitrione, ma Zeus
in persona, che durante un'assenza del re ne aveva preso le
sembianze e sedotto la moglie.
Zeus tradì doppiamente Era, sua moglie, facendole credere che
quel bambino fosse stato abbandonato.
La regina degli dei si impietosì del trovatello e si accinse ad
allattarlo.
Ercole, già eccezionalmente vigoroso anche da neonato, diede al
capezzolo della dea una succhiata troppo forte, provocandole un
terribile dolore. Mentre lo staccava per reazione istintiva, dal
seno sgorgò uno zampillo di latte: una parte cadde sulla terra,
dando vita ai gigli; l'altra parte schizzò in cielo per
diventare la Via Lattea.
Quando l'astiosa dea scoprì chi era il bambino che aveva salvato
dalla morte, si infiammò di rabbia e decise di inviare due
serpenti ad ucciderlo nella culla. Approfittando del sonno di
Alcmena questi due strumenti della vendetta divina si
arrotolarono lestamente intorno al collo del neonato. Il piccolo
Ercole si svegliò con un potente grido, catturò i due serpenti
stringendoli ognuno in una mano e li strangolò prima che essi
potessero fargli del male.
In cielo troviamo la costellazione del Serpens, una antica costellazione che di fatto è divisa in due parti: la testa, Serpens Caput, che è la metà più grande e luminosa, e Serpens Cauda, la coda. In Serpens troviamo quello che viene considerato uno degli ammassi globulari più belli dell'emisfero boreale, M 5, distante da noi 27.000 anni luce.
Divenuto giovanetto, giunse il tempo in cui
dovette decidere se votare la sua forza al bene o al male. Il suo
cuore lo guidò verso la strada indicata dal Dovere e da allora
Ercole seguì quel cammino e diventò uno dei più famosi eroi
dei suoi tempi: affrontò vittorioso crudeli giganti, sterminò
pericolose bestie selvagge, precipitandosi ovunque ci fosse un
oppresso bisognoso del suo aiuto.
Gli dei e gli uomini acclamavano le sue imprese.
Atena gli fece dono di un'armatura proveniente dal suo stesso
tempio; Mercurio lo armò di una spada invincibile; Apollo gli
diede frecce acuminate; in più, Ercole indossava uno scudo
dipinto, costruito da Efesto su ordine di Zeus.
Così armato, egli corse in aiuto di Tebe quando la città venne
minacciata da un invasore sprezzante che esigeva un pesante
tributo. Creonte, re di Tebe, diede ad Ercole come segno di
riconoscenza per la vittoria da lui riportata, sua figlia Megara
in sposa.
Ma l'odio di Era per il figlio di Zeus non accennava a quietarsi.
Ella lo gettò con un sortilegio nel labirinto della follia,
spingendolo a gettare il proprio figlioletto nel fuoco sotto gli
occhi inorriditi della moglie, che subito lo abbandonò
disgustata.
Quando l'attacco di follia si placò, egli si accorse di ciò che
aveva fatto, cadde in uno stato di profonda malinconia, e per un
lungo tempo si ritirò lontano dagli uomini, invocando il perdono
degli dei, e la guarigione.
Come penitenza gli venne imposto di divenire il vassallo del
cugino Euristeo. Ercole rinunciò al suo orgoglio e iniziò a
servire con umiltà quel signore molto meno coraggioso e dotato
di lui, impiegando anni preziosi in fatiche che solo lui era in
grado di sopportare, per poter tornare un uomo libero, come aveva
annunciato l'oracolo di Delfi.
Il primo compito affidatogli fu di uccidere il Leone di Nemea, un
mostro selvatico che aveva per lungo tempo terrorizzato la terra
dell'Argolide.
Leo è una delle poche costellazioni che somigliano alla figura che si suppone rappresentino (in questo caso un leone accovacciato, visto di profilo).
È una costellazione vasta e brillante che contiene molte galassie interessanti, come M 65 ed M 66, una coppia di galassie spirale distanti 20 milioni di anni luce e M 95 con M 96, una coppia di galassie spirale distanti 22 milioni di anni luce.
Leo minor, il leoncino, è una piccolissima costellazione, poco interessante, posta sopra al Leone.
Armato soltanto del suo arco e di un ulivo
divelto alla radice e usato come clava, Ercole affrontò
l'animale ma le sue frecce non scalfivano nemmeno la pelle
dell'animale, così Ercole atterrò la belva con un colpo di
clava per poi soffocarla a mani nude. Dopo aver scuoiato il
leone, utilizzando i suoi stessi artigli affilati, si drappeggiò
la pelle intorno al corpo, che da quel giorno, insieme alla
clava, entrò a far parte della sua leggenda.
La seconda fatica fu quella di distruggere l'Idra di Lerna, un
serpente a nove teste, le quali avevano la facoltà di ricrescere
appena tagliate.
Hydra è la più grande costellazione del cielo anche se non è facile identificarla per via della scarsa luminosità delle stelle che la compongono.
In realtà in cielo vi sono due idre: una nell'emisfero australe definita Hydrus o Idra maschio, costellazione molto piccola e poco interessante introdotta nel 1603 da Johann Bayer; l'altra è appunto Hydra e si snoda dalla costellazione del Cancro fino alla costellazione della Bilancia.
La stella più brillante è Alphard (la solitaria) una gigante arancio distante 130 anni luce. Tra gli oggetti più appariscenti si possono ricordare: M 48, un ammasso di forma triangolare di circa 80 stelle, facilmente visibile con un binocolo; M 83, una galassia a spirale; NGC 3242, una nebulosa planetaria.
Accompagnato dal nipote Iolao, Ercole attaccò
il mostro e riuscì a recidere ad una ad una le teste.
Purtroppo sul collo di ogni testa recisa ne crescevano
rapidamente altre due. Iolao accorse in suo aiuto con una torcia
e, mentre Ercole recideva le teste, il nipote cauterizzava le
ferite, impedendo così l'orrida ricrescita. L'ultima testa era
immortale e nessuna arma la poteva offendere. Ercole allora la
schiacciò con un terribile colpo della sua clava seppellendola
poi in un buco del terreno sotto una pesante roccia. L'eroe
intinse poi le sue frecce nel sangue velenoso dell'Idra, rendendo
ancora più potenti le sue armi.
Il terzo compito fu di catturare viva la cerva di Cerinea, che
aveva i piedi di bronzo e le corna d'oro, e viveva libera sulle
colline dell'Arcadia. Per un anno Ercole inseguì la cerva sacra
ad Artemide; correndo passò dalla Grecia alla Tracia e da qui
fino alle brughiere nordiche. Sconfitto ogni tentativo di
raggiungerla, ad Ercole non rimase che azzopparla con un dardo e
caricarsela sulle spalle, ma sulla strada del ritorno, incappò
in Artemide, infuriata per aver ferito una bestia a lei sacra.
L'eroe riuscì a placare le sue ire, ed ottenne il permesso di
portare la cerva ad Euristeo.
L'unico animale celeste simile ad un cervo è l'Ariete. Nonostante sia poco brillante, le origini di tale costellazione risalgono all'antichità: per i Greci, si tratta dell'ariete del cui vello d'oro andarono alla ricerca Giasone e gli Argonauti.
Qui si trovano alcune galassie ma è necessario un telescopio di almeno 25 centimetri per osservarle agevolmente. La più bella è NGC 772, una galassia a spirale vista all'incirca di tre-quarti.
La quarta fatica fu quella di catturare il
feroce cinghiale che devastava le alture del monte Erimanto, fra
l'Attica e l'Elide. Lo stanò fuori dalle foreste fino alla nuda
cima del monte, dove lo sfinì con serrati inseguimenti nei
profondi cumuli di neve, fino a che fu in grado di legarlo con
delle corde robuste e portarlo vivo al suo signore.
Quindi fu la volta delle stalle di Augia, re dell'Elide, nella
quale erano ammassati tremila capi di bestiame, circondati da un
sudiciume accumulato per trenta anni. Avrebbe dovuto ripulirle in
un solo giorno. Quando Augia vide presentarsi Ercole per compiere
un lavoro così poco degno per un eroe, ebbe facile gioco
all'ironia e, fra le risa, gli promise la decima parte delle sue
bestie se fosse riuscito a portare a termine l'impresa.
Ma Ercole, oltre che valoroso era anche ingegnoso, costruì
infatti un canale e convogliò le acque dei fiumi Alfeo e Peneo
all'interno delle stalle. Quando Augia venne a sapere che
l'improbo compito era stato compiuto in un giorno, rifiutò di
mantenere la promessa e, anzi, scacciò dalla reggia anche il
figlio Fileo, alla cui presenza era stato stipulato il patto e
che testimoniò della parola data dal padre.
La sesta fatica fu lo sterminio degli Stinfalidi, quegli stessi
uccelli rapaci che avevano disturbato il viaggio degli Argonauti.
Non esistendo questo simbolo tra le costellazioni, ho scelto l'unico uccello rapace presente: l'Aquila. La costellazione dell'Aquila, che risale all'antichità, si trova nella Via Lattea ed è una regione abbondante di novae (stelle vecchie che manifestano improvvisi e cospicui aumenti di luminosità, fino a 10.000 volte). La stella più brillante di Aquila, Altair, una stella bianca distante 16,1 anni luce, costituisce uno dei vertici del cosiddetto Triangolo Estivo, visibilissimo sopra le nostre teste appunto nei mesi estivi, e formato anche da Deneb del Cigno e Vega della Lira.
Esiste anche una Nebulosa dell'Aquila (M 16), nella costellazione di Serpens Cauda, una spettacolare combinazione di un ammasso stellare e di una nube di gas e polveri. Contiene anche numerosi globuli di Bok, piccole bolle scure di polvere che in futuro potrebbero contrarsi in nuove stelle.
Il punto di raccolta degli Stinfalidi era il
lago di Stinfali, nell'Arcadia. Al suo arrivo Ercole trovò il
lago interamente coperto di quegli uccelli malefici. Utilizzando
un paio di pesanti sonagli di ottone forgiati da Efesto, dono di
Atena, riuscì a produrre un suono tale da sovrastare il
frastuono dei volatili, spaventandoli e inducendoli a sollevarsi
in volo. Qui poi li colpì con le sue frecce mortali. I pochi
uccelli sopravvissuti scapparono terrorizzati e non tornarono mai
più in Grecia.
Quindi partì per l'isola di Creta, dove regnava Minosse, per
catturare un toro indomabile che seminava il panico.
Taurus usualmente raffigura soltanto la testa del toro, il cui muso è formato dall'ammasso stellare a forma di V, noto come Iadi, un ammasso di circa 200 stelle distanti 150 anni luce.
Il suo occhio rosso scintillante è costituito dalla stella Aldebaran, una gigante rossa distante 68 anni luce e le punte delle lunghe corna sono rappresentate da b (beta) e z (zeta). Oltre alle Iadi, il Toro contiene il celebre ammasso delle Pleiadi, formato da circa 250 stelle distanti da noi 415 anni luce. Vicino a z (zeta) si verificò l'esplosione della supernova, osservata nel 1054, che diede origine alla nebulosa del Granchio, M 1.
Ercole riuscì ad acciuffare
l'animale e cavalcandolo lo portò fino in Grecia, ad Eurialo, il
quale diede ordine di liberarlo: così il toro ritornò a
seminare il panico fino a quando non venne abbattuto sulla piana
di Maratona da Teseo.
In Tracia dovette catturare le giumente del re Diomede, che per
alimentare il carattere indomito e selvaggio delle sue cavalle
non esitava a nutrirle con carne umana.
In cielo è presente la figura mitologica di Pegaso, il cavallo alato.
Equuleus, il cavallino, è la seconda costellazione più piccola del cielo ed identifica Celeris, il fratellino del vicino Pegaso.
NGC 2024 è un'area splendente di gas che circonda la stella z (zeta) Orionis, a sud della quale c'è una striscia di nebulosità (IC 434) su cui si staglia la famosa Nebulosa Testa di Cavallo (B 33), una nube oscura di polvere dalla forma caratteristica di cavallo degli scacchi.
L'eroe riuscì a catturare il sanguinario
Diomede e a punirlo con i suoi stessi mezzi, dandolo in pasto
alle giumente che, dopo aver sbranato il padrone, divennero
docili come puledrini.
Ma l'istinto di selvaggia ferocia non tardò a riaffiorare, e
lungo il viaggio di ritorno, le cavalle divorarono Abderus, un
compagno di Ercole incaricato di vigilarle durante la notte.
Nuovamente Ercole dovette addomesticare le cavalle, dalla cui
razza sanguinaria discese il famoso Bucefalo, il destriero di
Alessandro il Macedone.
La figlia di Euristeo gli ordinò di portarle la cintura di
Ippolita, dono di Ares alla regina delle Amazzoni, le famose
donne guerriere che vivevano in un lontano paese dell'Asia.
Presso di loro vigeva il costume di uccidere tutti i figli maschi
e di bruciare o tagliare il seno destro a tutte le femmine,
affinché non potesse ostacolarle nell'uso dell'arco.
Ippolita, affascinata da Ercole, si offerse spontaneamente di
regalargli la cintura ma Era, sempre in agguato, seminò zizzania
e lo costrinse a combattere contro le guerriere.
Euristeo quindi gli ordinò di recuperare una mandria di buoi
rossi appartenenti al gigante Gerione, dall'aspetto mostruoso,
con il suo triplice corpo sovrastato da tre teste. La mandria si
trovava sull'isola di Erythia, nell'oceano Atlantico ed era
custodita da Ortro, cane a due teste.
Canes Venatici, i cani da caccia, è una costellazione introdotta nel 1690 da Hevelius e rappresenta i cani Asterion e Chara, tenuti al guinzaglio da Boote mentre inseguono l'Orsa maggiore intorno al polo. Canes Venatici contiene numerose galassie, la più famosa delle quali è M 51, Whirlpool, il vortice, una galassia spirale distante 14 milioni di anni luce e vista di fronte.
Canis Major rappresenta uno dei cani che tallonano Orione. Contiene molte stelle brillanti, tra le quali Sirio che è la più luminosa dell'intero cielo. M 4 è un grande ammasso aperto di circa 50 stelle facilmente visibile.
Canis Minor è il secondo cane di Orione, costellazione molto meno luminosa della precedente. In essa è presente Procione, una stella giallo-bianca distante 11,3 anni luce.
Ercole si mise in cammino e una volta raggiunto
lo Stretto di Gibilterra, pose in quel punto due grandi cumuli di
pietre, che da quel momento sono conosciuti come le Colonne
d'Ercole. Apollo gli inviò un'imbarcazione dorata con la
quale arrivò sulle coste dell'isola, dove uccise con le sue
frecce Gerione ed il suo cane bicefalo.
Quindi egli guidò la mandria verso la Grecia, attraversando mari
e fiumi, incontrando nuovi pericoli, come il gigante Caco, e
nuove avventure causate da un tafano inviato dalla solita Era ad
infastidire i buoi. Quando finalmente riuscì a portare la
mandria ad Euristeo, questi la utilizzò per un ricco sacrificio
all'irascibile regina del cielo.
Il nuovo incarico di Ercole consisteva nel prendere le tre mele
d'oro dal giardino delle Esperidi, che era stato donato da Gea,
la madre terra, a Zeus ed Era come dono di nozze. Il nome del
giardino derivava dalle quattro ninfe, figlie della Notte, che lo
abitavano insieme ad un dragone a cento teste che aveva
l'incarico di vigilare sul giardino.
Il Drago è una delle costellazioni più estese e buona parte di essa è circumpolare, cioè non tramonta mai, per gli osservatori più a nord di + 30° di latitudine.
Nel drago vi sono molte stelle doppie e multiple, inoltre possiede una delle più belle nebulose planetarie del cielo (NGC 6543) che appare come un vivido disco blu con una struttura interna abbastanza complessa ma difficile da vedere e una stella centrale percepibile con la visione indiretta.
Nessuno sapeva l'esatta ubicazione di questo giardino, così Ercole cominciò a vagare in lungo e in largo, scontrandosi lungo il cammino con altri mostri e giganti. Furono poi le gentili ninfe del fiume Eridano a consigliare all'eroe di farsi indicare la via dal saggio Nereo, divinità marina, conosciuto come il vecchio del mare.
L'estesa costellazione di Eridanus è stata sempre associata con un grande fiume, il Nilo o l'Eufrate e più recentemente con il Po.
Achernar, in arabo la foce del fiume è la nona stella più brillante dell'intero cielo; è una gigante blu che dista da noi 120 anni luce. Eridanus contiene la nebulosa planetaria NGC 1535, di colore bluastro e molto luminosa, oltre a diverse galassie interessanti, ma troppo deboli per i telescopi dei dilettanti.
Molto famosa è NGC 1300, una bella galassia spirale barrata.
Nereo acconsentì di soddisfare la richiesta di
Ercole, suggerendo la strada per raggiungere un'isola nell'oceano
occidentale (l'oceano Atlantico) su cui prosperava il giardino
tanto ricercato.
Durante il viaggio egli ottenne altre informazioni da Prometeo,
che già da trenta lunghi anni si trovava incatenato ad un'aspra
roccia del Caucaso, esposto al sole ed ai venti mentre un'aquila
inviata da Zeus lo tormentava. Ercole uccise l'animale e liberò
senza difficoltà Prometeo, il quale gli disse di cercare il
gigante Atlante, padre delle Esperidi, e di far cogliere a lui
stesso i preziosi pomi d'oro.
Raggiunto, dopo un lungo viaggio e varie peripezie, il gigante
Atlante, vide che reggeva sulle sue poderose spalle il peso
dell'intero mondo.
Ercole si offrì di sostituirlo nel gravoso compito per qualche
tempo, se questi avesse acconsentito a raccogliere per lui le
mele d'oro, e Atlante acconsentì. Ma quando fece ritorno, con i
tre frutti rubati, questi non era molto voglioso di riprendere
l'immane fardello e cercò di lasciarne per sempre la
responsabilità ad Ercole. Fingendosi onorato del delicato
incarico egli chiese al gigante di riprendere solo per un momento
il mondo sulle spalle, in modo da consentirgli di intrecciare una
stuoia di corde che alleggerisse la pressione del globo terrestre
sulla sua schiena. Atlante, credulone, riprese dunque il fardello
mentre il furbo Ercole fuggiva lontano portando con sé il
bottino delle mele d'oro.
Quando lo vide tornare in patria ancora una volta sano e salvo, e
per di più vittorioso, il geloso cugino capì che l'unico
risultato di tutte le fatiche ed i pericoli imposti ad Ercole era
stato di aumentare la sua fama di eroe e di benefattore del
genere umano.
Per sbarazzarsi di lui una volta per tutte gli impose di
catturare Cerbero, lo spaventoso cane a tre teste guardiano delle
regioni infernali.
Sotto la guida di Ermes, Ercole si addentrò in quel gelido mondo
sotterraneo, con le esili ombre che si scansavano spaventate alla
vista di un uomo in carne ed ossa.
Dopo vari incontri, e scontri, giunse al cospetto di Plutone,
l'oscuro signore dell'Ade.
Plutone acconsentì a dargli il cane Cerbero, a patto che Ercole
riuscisse a domare la bestia con le sole mani, senza armi.
Cerbero era alle foci del fiume infernale Acheronte, ed Ercole,
afferratolo per la gola, nonostante le tre teste abbaianti, i
denti avvelenati e la coda urticante come quella di uno
scorpione, riuscì a caricarselo sulla schiena e a riportarlo in
superficie, andando poi senza perder tempo a deporlo ai piedi di
Euristeo.
Il re si diede per vinto e rinunciò alla sua signoria su un eroe
del genere, liberandolo all'istante con la sola condizione che
riportasse il mostruoso cane nell'Ade.
Finalmente era libero dalla lunga servitù, ma Ercole continuò a
percorrere il mondo in lungo e in largo, compiendo azioni
prodigiose per il vantaggio dell'intera umanità, basta solo
pensare al viaggio compiuto con gli Argonauti.
Trovò anche un'altra sposa, Deianira, figlia del re della
Calidonia, Eneo.
Arrivati ad un corso d'acqua in piena, Ercole e la moglie
incontrarono il centauro Nesso, che si offrì di traghettarli
sulla riva opposta portandoli sulla schiena.
Il Centauro è una delle più evidenti costellazioni dell'emisfero australe, ma anche nel nostro emisfero esiste un essere mezzo uomo e mezzo cavallo ed è il Sagittario.
Il Sagittario raffigura un centauro nell'atto di scoccare una freccia, è stato descritto in questo modo almeno fin dal tempo dei greci ma tale costellazione risale alla civiltà sumera, che vedeva in questo gruppo di stelle il dio della guerra Nergal. In questa costellazione si trova il centro della nostra Galassia e quindi qui i campi stellari sono particolarmente ricchi.
Il centro della Galassia è contrassegnato da una sorgente di onde radio e infrarosse, chiamata Sagittarius A.
La principale attrazione del Sagittario sono i suoi ammassi e le sue nebulose, come M 8 (NGC 6523), la nebulosa Laguna o M 20 (NGC 6514), la nebulosa Trifida.
Ercole non ebbe bisogno di tale aiuto e,
lanciati sull'altra riva la clava e la pelle di leone, nuotò
agilmente nelle tumultuose acque del fiume, affidando la moglie a
Nesso.
Il centauro, infiammato dalla bellezza della donna, cercò di
rapirla, ma lei gridò facendo accorrere Ercole che uccise Nesso
con una freccia avvelenata.
Negli spasmi dell'agonia, il vendicativo essere sussurrò a
Deianira di inzuppare un vestito nel suo sangue, e che
quell'abito magico avrebbe rinverdito, alla bisogna, l'amore di
Ercole per lei.
Ercole concluse le sue fatiche ottenendo rivincite su quelli che
nel passato gli avevano recato danno: fra essi il re Eurito, che
egli riuscì a sgominare e uccidere, prendendo la figlia Iole,
sua antica fiamma, come prigioniera.
Quando Deianira lo seppe, venne presa dalla gelosia e decise di
mettere in pratica l'incantesimo che le aveva rivelato il
centauro morente, senza sospettare che in realtà il sangue del
centauro era avvelenato dalla freccia che Ercole stesso aveva
scagliato. Deianira gli inviò la veste e l'eroe la indossò per
celebrare i riti del ringraziamento per la vittoria.
Non appena il fuoco acceso sull'altare ebbe riscaldato il veleno
con cui il vestito era intriso, un dolore bruciante gli entrò
fin nelle vene, ed egli, impotente per la prima volta nella vita,
capì che la sua ora era ormai giunta e con le ultime residue
forze, divelse tre alberi e costruì una pira funeraria: Era,
ecco la tua vendetta: ora donami, matrigna, la pietosa
morte!.
Con queste ultime parole Ercole si apprestò a morire tra le
fiamme che si andavano alzando intorno a lui, mentre una
terribile tempesta scuoteva il cielo con lampi e tuoni e Pallade
Atena scendeva per trasportare il semidio verso l'Olimpo.
Qui persino la vendicativa Era rinunciò al suo astio e lo
accolse con i dovuti onori, dandogli addirittura come compagna la
figlia Ebe, dea della giovinezza.
Molti elementi portanti analoghi alla storia di
Eracle, il grande eroe senza paura che compie grandi imprese per
il bene dei più deboli, si ritrovano anche tra popolazioni
distanti, tanto da far correre il pensiero all'inconscio
collettivo di Jung o all'Akaschi degli Indù.
Equivalenti di Ercole sono, ad esempio, il polinesiano Maui,
l'iranico Rustem, il giapponese shintoista Susanowo e l'armeno
Vahagh.
Monografia n.55-2000/14
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