All’epoca degli sbarchi sulla Luna delle missioni Apollo – noi siamo sicuri che sulla Luna ci siamo stati – i modi per procurarsi immagini dell’evento non erano molti. Una fonte primaria erano i giornali, sia i quotidiani che i settimanali (come “Epoca” e “L’Europeo”). Gli appassionati più evoluti scrivevano agli enti spaziali americani, primo fra tutti la NASA, chiedendo documentazioni e fotografie. Solitamente giungevano da oltreoceano dei plichi veramente opulenti: così come non si era badato a spese per inviare un piccolo gruppo di nostri simili sulla Luna, così non si economizzava per informare i ragazzi e gli appassionati. Un terzo sistema, che a suo tempo ho praticato e di cui ho conservato qualche esempio, era quello di fotografare le immagini della televisione quando venivano trasmessi i collegamenti “in diretta dalla Luna”. Che emozione vedere quella scritta sul video! Si procedeva sistemando la macchina fotografica sul cavalletto, con l’obiettivo all’altezza del centro dello schermo televisivo, assolutamente in bianco e nero. Con una pellicola di media sensibilità si scattavano le foto, e il tempo di otturazione era un fattore molto importante. Se il tempo di scatto era troppo veloce si vedevano delle ampie bande in diagonale, più chiare o più scure, legate al tempo in cui una immagine del televisore veniva sostituita dalla successiva. Si andava per tentativi e per sentito dire: il tempo di scatto di 1/30 di secondo andava abbastanza bene. Qualche banda trasversale ogni tanto, ma pochi, per paura del mosso, si azzardavano a scattare a 1/15 di secondo.
[le foto sono della missione Apollo 17 del Dicembre 1972]
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