Nuovi Filtri fotometrici per Basita
Alessandro Maitan
Il 2010 è iniziato a Bastia con buone notizie: sono arrivati i nuovi filtri fotometrici!
La differenza fondamentale tra i “vecchi” (fig. 1) filtri ed i “nuovi” (fig. 2) è soprattutto legata alla migliore trasmittanza, ovvero la migliore capacità di lasciar passare i fotoni di quel certo campo di lunghezze d’onda cui il filtro è “trasparente”. I nuovi filtri infatti non sono più costruiti utilizzando vetri colorati incollati assieme, ma da un unico vetro ottico che ha subito un trattamento di deposito dielettrico opportuno (in pratica depositando sottilissimi strati di materiali con diverso indice di rifrazione) in modo da ottenere le curve di trasmittanza il più possibile aderenti alle specifiche dello standard Johnson/ ousins.
I filtri UBVRcIc sono gli standard per le misure fotometriche da molti anni, progettati da H. Johnson negli anni ’50 e da A. W. Cousins negli anni ’70 per l’utilizzo con i tubi fotomoltiplicatori (le fotocellule). L’astronomo australiano Michael Bessel, all’inizio degli anni ’90, fece uno studio per associare le bande passanti definite dal sistema di Johnson/Cousins alle camere CCD disponibile a quel tempo. Il progetto di Bessel si basava comunque sull’uso di filtri ottenuti utilizzando vari vetri colorati allora disponibili. Alcuni di quei vetri non sono oggi più reperibili (ad esempio lo Schott KG-4 usato assieme allo Schott RG-9 per ottenere il filtro I). Inoltre la sensibilità dei moderni CCD fino a circa 1100 nm rispetto alla limitata sensibilità dei fotomoltiplicatori oltre i 900 nm, ha reso necessario l’uso dei filtri a deposito dielettrico per poter veramente uguagliare la banda Ic di Johnson/Cousins che prevede di bloccare i fotoni di lunghezza d’onda maggiore di 900 nm. Un ulteriore miglioramento, come già in precedenza ricordato, consiste nell’aumento della trasmittanza in tutte le bande passanti (vedi fig. 1 e fig. 2) dovuto all’assenza dell’assorbimento della luce tra uno strato di vetro e l’altro. Infine le specifiche del costruttore assicurano la durata e la resistenza del deposito dielettrico all’umidità, cosa che consente di evitare il degrado dei filtri come avviene a causa della cristallizzazione e opacizzazione del vetro Schott BG-39 (che si trova nei filtri B e V originali) dovuta appunto all’esposizione all’umidità.
Le migliorate caratteristiche dei filtri consentiranno di estendere le analisi fotometriche alla banda UV (di grande interesse per gli astronomi per le implicazioni fisiche) e migliorare la risposta nelle bande B ed Ic.
I primi risultati ottenuti al telescopio soprattutto nella banda UV, sono estremamente incoraggianti, aspettiamo solo il bel tempo!
|