di Franco Gàbici
In quasi tutti i presepi, sopra alla grotta di Betlemme, troviamo raffigurata una stella a cinque punte con tanto di lunghissima coda luminosa che si è soliti indicare come la cometa di Natale.
Questa rappresentazione del fenomeno che illuminò il primo Natale della storia, però, a prescindere da un effettivo passaggio di uno di questi oggetti, è comunque sbagliata perché non esistono "stelle" con la coda e pertanto la locuzione "stella cometa" non ha nessun fondamento scientifico.
Cometa o no, il fenomeno di quel primo Natale resta pur sempre una questione aperta a diverse interpretazioni e ogni anno, a dicembre, articoli, opuscoli e libri tornano sull'argomento per cercare di capire cosa intendesse dire l'evangelista Matteo quando scrive che i Re Magi videro la stella:
"Dov'è il neonato re dei Giudei? Abbiamo veduto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo... Ed ecco la stella che avevano veduta in Oriente, li precedeva finché, giunta sul luogo dove stava il bambino, si fermò. Vedendo la stella, provarono una grandissima gioia".
Il riferimento alla stella si trova anche nel protovangelo di Giacomo il quale fornisce informazioni anche sulla sua luminosità.
I Magi, infatti, dicono a Erode:
"Noi abbiamo visto come una stella indescrivibilmente grande abbia brillato in mezzo a queste stelle, oscurandole, tanto che esse non brillavano più, e così noi abbiamo che un re era nato per Israele".
La descrizione di Giacomo è molto suggestiva, anche se induce a pensare come mai, data la vistosità del fenomeno, nessuno a Gerusalemme se ne fosse accorto. Se, comunque, la stella accompagnò il viaggio dei Re Magi, non si trattò di un evento sporadico, bensì di un fenomeno che dovette prolungarsi nel tempo.
Le ipotesi che in genere si prendono in considerazione per giustificare il fenomeno di Natale sono almeno quattro.
Il fenomeno in questione poteva essere una cometa, una nova, una congiunzione di pianeti o il pianeta Venere particolarmente brillante. Quest'ultima ipotesi, forse, è la più debole di tutte perché avendo i Re Magi una cultura astrologica, conoscevano senz'altro il pianeta Venere, e pertanto erano a conoscenza che nel suo splendore non c'era niente di anormale.
Quando si parla di cometa
il pensiero va subito alla Halley, ma anche se il suo passaggio sarebbe stato
un vero e proprio scoop astronomico, purtroppo bisogna dire che
la Halley non c'entra assolutamente in questa storia.
Il suo passaggio più vicino alla nascita di Gesù è stato
quello del 12 a.C. e anche tenendo conto dell'errore introdotto
nel calendario da Dionigi il Piccolo che sposterebbe la data di
nascita di Gesù fra il 5 e il 7 a.C., i due avvenimenti
(passaggio e nascita) risulterebbero troppo lontani per
giustificare la presenza sulla grotta di Betlemme della cometa
più famosa del mondo.
L'avvenimento ritenuto
più probabile resta però la congiunzione planetaria e a questo
proposito vengono indicate due date, il 7 e il 2 a.C. Nel 7 a.C.
si verificò nella costellazione dei Pesci una triplice
congiunzione di Saturno e Giove durante la quale i due pianeti si
vennero a trovare assai vicini nei mesi di maggio, settembre e
dicembre.
Di questa congiunzione parlò anche Giovanni Keplero il quale,
dopo aver osservato un fenomeno analogo alcune notti prima del
Natale del 1603, fece quei calcoli a ritroso che lo condussero a
scoprire una congiunzione proprio in quell'anno. Keplero,
comunque, non fu il primo a parlare di questo fenomeno, perché
affermazioni simili si trovano anche in documenti della chiesa
anglicana del 1285. Nonostante l'evidente separazione dei due
pianeti, che li vide separati rispettivamente di 0°,98, 0°,97 e
1°,05, molti cercarono di individuare nel fenomeno dei
significati astrologici (vedi "Il segno dei Pesci" in
"Opere di C. G. Jung", vol. 9, tomo secondo. Torino,
Boringhieri, 1982).
Un'altra congiunzione, avvenuta nel 2 a.C., ebbe come protagonisti i pianeti Giove e Venere e a questo punto si tratta di esaminare attentamente i fatti per individuare elementi che possano condurre a privilegiare l'una o l'altra delle congiunzioni.
Un elemento interessante
ci viene da alcune considerazioni dello storico Giuseppe Flavio,
vissuto nel primo secolo dopo Cristo, il quale, descrivendo
dettagliatamente l'ultima malattia di Erode, al quale i Magi si
erano rivolti per avere notizie sul luogo della nascita di Gesù,
ci informa che essa fu preceduta da una eclissi di Luna. Erode,
dunque, secondo lo storico Fiavio, morì dopo una eclissi di Luna
che fu visibile alcuni giorni prima della Pasqua.
Si pensava, fino a poco tempo fa, che l'eclissi citata da Flavio
fosse quella del 4 a.C., mentre oggi, come risulta da un articolo
apparso recentemente su "Sky & Telescope" (Dicembre
1986, p. 632) se ne ricorda un'altra avvenuta l'1 a.C., che
potrebbe offrire interessanti indicazioni.
L'eclissi dei 4 a.C. avvenne nella notte fra il 12 e il 13 marzo
ma rispetto ad essa la congiunzione di Giove e Saturno dei 7 a.C.
si troverebbe ad essere temporalmente troppo distante dagli
avvenimenti narrati. L'eclissi dell'1 a.C., invece, che fu totale
e visibile da Gerusalemme, si troverebbe a ridosso della
congiunzione dei 2 a.C. e ciò renderebbe più credibile, come
ipotesi della stella di Betlemme, il fenomeno
planetario che coinvolse Giove e Venere.
Fra l'altro non è detto
che Gesù sia nato in pieno inverno.
La data dei 25 dicembre, fissata nell'anno 336, fu scelta non
sulla base di elementi certi, ma solamente per trasformare in una
festa cristiana la ricorrenza pagana dei solstizio d'inverno, il dies solis invicti natalis.
Inoltre esiste un altro passo nei Vangeli che potrebbe aiutare a
propendere per una nascita primaverile di Gesù.
Quando, infatti, secondo la descrizione di Luca, l'angelo dei
Signore appare ai pastori per annunciare la nascita del
Salvatore, i pastori pernottavano nei campi a guardia dei
loro greggi , e questa circostanza induce a pensare ad una
stagione diversa dall'inverno.
Nei mesi invernali, infatti, nelle regioni della Palestina fa
molto freddo e proprio per questa ragione i pastori portavano
all'aperto le loro greggi solamente nel periodo fra marzo e
novembre.
Essendosi la congiunzione planetaria dei 2 a.C. verificata il 17 giugno, la circostanza potrebbe accordarsi con questi fatti ed essere considerata come la più probabile ipotesi per spiegare il fenomeno della stella di Natale.
Nulla, comunque, vieta di pensare che quella notte possa essere accaduto un fatto straordinario che trovi una sua giustificazione al di fuori di queste considerazioni che la scienza offre interpretando dati che sono in suo possesso.
E ciò, forse, rende ancora più suggestiva l'atmosfera dei Natale.
Monografia ~ 6 dicembre 1989
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