La nostra stella: il Sole
di Marco Marchetti e Paolo Morini
Il Sole è una stella
medio-piccola, di tipo molto comune, di colore giallo e
posizionata a circa 30 mila anni luce dal centro di una galassia
a spirale altrettanto comune.
Il Sole è la stella a noi più vicina ed è indubbiamente
lastro più importante per quanto riguarda la vita sul
nostro pianeta: senza la sua luce e il suo calore la vita, come
noi la conosciamo, sarebbe impossibile. Anche la civiltà
tecnologica umana è in forte debito verso il Sole: infatti la
maggior parte dellenergia consumata oggi dalluomo è
energia di origine solare convertita.
Il Sole può essere immaginato come una gigantesca sfera di gas con un diametro che si aggira intorno al milione e 400 mila chilometri.
Nella sua parte centrale (dove la temperatura raggiunge valori pari a quindici milioni di gradi) avviene la produzione di quellimmensa quantità di energia che consente alla nostra stella di illuminare e scaldare il sistema solare da quattro miliardi e seicento milioni di anni: il meccanismo è quello della fusione nucleare, lo stesso che sta alla base del funzionamento di una bomba H.
In altre parole il Sole è un gigantesco reattore a fusione nucleare.
Procedendo dal nucleo verso lesterno incontriamo una zona in cui lenergia viene trasmessa per irraggiamento (zona radiativa) seguita da una in cui lenergia viene trasferita per convezione (zona convettiva); a questo punto troviamo la fotosfera che è la regione visibile del Sole, la zona in cui i gas cessano di essere trasparenti alla radiazione.
Al di sopra della fotosfera trova posto la cromosfera, un sottile strato di gas dove hanno origine le protuberanze solari (gigantesche eruzioni di gas con dimensioni di decine di migliaia di chilometri), dopo di che si estende la corona, una regione caldissima che rappresenta la parte più esterna dellatmosfera solare.
Dalla corona si sprigiona il cosiddetto vento solare, un flusso di particelle cariche che spazza tutto il sistema solare.
La cromosfera e la corona solare, normalmente invisibili, possono essere osservate durante la fase di totalità delle eclissi di Sole oppure con particolari apparecchiature.
STRUTTURA E ORIGINE DELLE MACCHIE SOLARI
Le macchie solari si formano sulla fotosfera: una macchia è composta da una regione centrale molto scura, chiamata nucleo od ombra, circondata da una zona grigia, detta penombra. La penombra non appare uniforme bensì striata, cioè formata da filamenti chiari e scuri che sembrano convergere verso il nucleo.
La forma e le dimensioni delle macchie sono estremamente variabili e possono cambiare anche in tempi brevi (dellordine di poche ore); ciò può essere facilmente compreso se si pensa che la fotosfera, sulla quale esse si formano, si trova allo stato gassoso con una temperatura che si aggira intorno ai 6.000 gradi centigradi. Per contro la temperatura nel nucleo di una macchia può variare da 4.000 a 5.200 gradi centigradi mentre nella penombra raggiungiamo valori pari a 5.500 gradi centigradi; di conseguenza le macchie appaiono scure solo per contrasto con le regioni fotosferiche adiacenti soggette a temperature più elevate.
Il sospetto che il numero della macchie presenti sul Sole potesse variare con un andamento ciclico (cioè alternando massimi e minimi con cadenza regolare) pare labbia avuto per la prima volta lastronomo danese Christian Horrebow (1718 - 1776); purtroppo le sue opere furono pubblicate solo nel 1859 quando lesistenza di un ciclo delle macchie solari era già stata scoperta dal farmacista tedesco S. H. Schwabe (1789 - 1875) il cui lavoro venne divulgato nel 1851.
Per convenzione si è stabilito che un ciclo di attività solare cominci con un numero minimo di macchie e finisca con l'inizio del minimo seguente.
Analisi statistiche effettuate su valori registrati a partire dal 1715 hanno mostrato che la durata media del ciclo solare (ciclo di Schwabe) è di 11,4 anni; il periodo più lungo è stato di 17,1 anni (dal 1788 al 1805) mentre quello più breve durò 7,3 anni (dal 1829 al 1837).
Una teoria completa che spieghi nei dettagli la nascita, evoluzione e scomparsa di una macchia solare e lesistenza del ciclo undecennale ancora non esiste. Quello che si sa è che le macchie solari sono sedi di intensi campi magnetici che affiorano dalla fotosfera provenendo dalle regioni sottostanti; in questo modo il flusso di energia, proveniente dallinterno del Sole e diretto verso lesterno, viene parzialmente interrotto e la zona interessata diventa più fredda.
MACCHIE SOLARI E CLIMA IL MINIMO DI MAUNDER
Le macchie solari, come
del resto altri fenomeni quali lestensione della corona o
il numero di aurore boreali visibili dalla Terra, sono un indice
dellattività solare: più alto è il numero della macchie
e più elevata è lattività della nostra stella.
Dallesistenza di un ciclo undecennale di variazione delle
macchie si deduce allora che anche lattività del Sole
oscilla con lo stesso ritmo (stiamo ovviamente parlando di
variazioni molto piccole): in altre parole il Sole è una stella
variabile.
A questo punto potremmo chiederci se lattività del Sole sia soggetta ad altre variazioni che non siano quelle evidenziate dal ciclo di Schwabe.
Nel 1893 E. Walter Maunder
(1851 - 1928), sovrintendente per le ricerche solari del Royal
Greenwich Observatory a Londra, si accorse di un fatto
decisamente curioso che fino a quel momento era passato
inosservato: Maunder aveva condotto uno studio sul numero di
macchie osservate sul Sole a partire dal 1610, anno di
introduzione del telescopio in Europa, e si accorse che nel
periodo compreso fra il 1645 e il 1715 le macchie solari erano
praticamente scomparse.
Ciò è molto strano poiché anche nel momento di minimo del
ciclo di Schwabe qualche macchia è comunque presente; al
contrario, nei settanta anni di durata di quel periodo il numero
di macchie presenti sul Sole risultò praticamente azzerato al
punto che nel 1671 la comparsa di una timida macchiolina sulla
superficie immacolata del Sole fu trattata dagli organi di stampa
come un evento eccezionale.
Maunder pubblicò i
risultati del suo lavoro in due articoli (1894 e 1922) che però
non vennero presi nella dovuta considerazione principalmente per
due motivi.
In primo luogo le osservazioni del numero di macchie solari
vengono ritenute complete e affidabili solo a partire dal 1700;
in secondo luogo vi era da parte degli astronomi una certa
riluttanza ad accettare lesistenza di cambiamenti
dellattività solare diversi da quelli regolari indicati
dal ciclo di Schwabe.
Studi recenti hanno invece rivalutato il lavoro di Maunder poiché vi sono forti indizi (per non parlare di prove schiaccianti) che lattività solare nel periodo che va dal 1645 al 1715, oggi noto col nome di Minimo di Maunder, subì una drastica diminuzione.
Abbiamo visto come il
numero di macchie presenti sul Sole non sia lunico
indicatore del livello di attività della nostra stella.
Prendiamo ad esempio la corona solare: la sua visione ad occhio
nudo è uno degli aspetti più affascinanti della fase di
totalità di uneclisse di Sole.
La forma e le dimensioni della corona dipendono fortemente dal
livello di attività solare. Ora fra il 1645 e il 1715 si
verificarono 63 eclissi totali di Sole; quelle visibili
dallEuropa furono studiate con grande attenzione e gli
osservatori furono concordi nellaffermare che la corona
solare era scomparsa.
Anche le Aurore Boreali (frange luminose, variamente colorate, visibili nelle regioni polari causate dallinterazione del vento solare con lalta atmosfera) furono molto rare nel periodo dal 1645 al 1715, e addirittura scomparvero del tutto negli ultimi trentasette anni del periodo. Si narra che nel 1716 la notizia dellapparizione della prima aurora boreale dopo tanto tempo suscitò la curiosità e la sorpresa del grande astronomo inglese Edmund Halley (1656 - 1742).
Un altro indicatore del livello di attività
solare è la quantità di Carbonio-14 presente negli anelli di
accrescimento degli alberi: tutti sappiamo che la sezione del
tronco di un albero mostra generalmente una serie di anelli
concentrici contando i quali si riesce a risalire alletà
dellalbero stesso.
È già stato osservato da tempo che lo spessore degli anelli
varia in sintonia con il ciclo undecennale delle macchie solari,
segno inequivocabile dellinfluenza che il ciclo ha sul
clima terrestre.
Il carbonio-14 è una rara varietà radioattiva del carbonio che
si forma nellalta atmosfera terrestre a causa del
bombardamento degli atomi di azoto da parte dei raggi cosmici, e,
dal punto di vista chimico, è indistinguibile del carbonio
ordinario. Le piante lo assimilano grazie alla fotosintesi
clorofilliana e si accumula nel tronco degli alberi.
Quando il Sole è fortemente attivo il suo campo magnetico
scherma parzialmente la Terra, la quantità di raggi cosmici in
arrivo è minore e quindi si forma meno carbonio-14; al contrario
quando il Sole è quieto arrivano più raggi cosmici con il
conseguente aumento di carbonio-14 che viene a formarsi.
Di conseguenza la percentuale di carbonio-14 nel tronco degli
alberi è un altro indicatore del livello di attività del Sole.
Lesistenza di alberi
millenari (es. pinus aristata) ha consentito lo studio
della percentuale di carbonio-14 nellatmosfera per un
periodo di circa 7 mila anni e i risultati sono interessanti.
Innanzitutto lo studio conferma il brusco calo
dellattività solare in corrispondenza del Minimo di
Maunder, e inoltre landamento del livello di carbonio-14
rivela che il Minimo di Maunder non fu lunico: sono infatti
stati scoperti altri undici periodi caratterizzati da una
diminuzione dellattività del Sole, alternati a periodi in
cui lattività solare subì un forte incremento.
Gli effetti sul clima
terrestre potrebbero essere stati notevoli, anche se non tutti
gli scienziati concordano su questa relazione.
In ogni caso il Minimo di Maunder cadde nel bel mezzo della Piccola
Età Glaciale, un periodo che va dal 1450 al 1850,
caratterizzato da un clima insolitamente freddo, con forte
abbassamento delle temperature medie e una forte espansione dei
ghiacciai.
Al contrario il Massimo Medioevale, un periodo
insolitamente caldo che va dal 1100 al 1250, coincide con un
periodo di forte attività solare.
Oggi il tema dei mutamenti climatici è di grande attualità: alcuni modelli matematici utilizzati dai climatologi per studiare landamento del clima del nostro pianeta tendono a minimizzare gli effetti della variazione dellattività solare concentrandosi principalmente sul contributo delle attività umane (imputato numero uno: laccumulo di anidride carbonica nellatmosfera a causa del massiccio impiego di combustibili fossili). Alla luce però di quanto detto, molti ritengono necessario dare opportuna considerazione ai fenomeni connessi con lattività solare.
LOSSERVAZIONE DEL SOLE
Istruzioni importantissime
OSSERVARE IL SOLE SENZA LE PRECAUZIONI OPPORTUNE É PERICOLOSISSIMO E PUÓ PORTARE ALLA CECITÁ.
Non mettete mai locchio al telescopio a meno che non sia installato un filtro progettato espressamente per questo compito.
NON USATE FILTRI IMPROVVISATI E NEMMENO I FILTRI DA APPLICARE SUGLI OCULARI DEL TELESCOPIO: LUNICO FILTRO SICURO É QUELLO FISSATO DAVANTI AL TELESCOPIO.
Un altro sistema assolutamente sicuro é quello di proiettare limmagine del sole su un cartoncino bianco, MA SI DEVE IMPEDIRE CHE CHIUNQUE POSSA AVVICINARE LOCCHIO ALLOCULARE.
Un documento interessante sui filtri solari è stato pubblicato dallente spaziale americano, la NASA.
Fra le varie avvertenze leggiamo che il Sole non può essere osservato a occhio nudo nemmeno durante le eclissi: anche se fosse coperto dalla Luna al 99%, la parte visibile della fotosfera sarebbe sufficientemente intensa da offendere i nostri occhi. Citiamo direttamente:
«Il Sole può essere osservato solo con filtri specifici, destinati a questo scopo: Questi filtri hanno uno strato di alluminio, cromo o argento depositato sulla loro superficie e attenuano sia la luce visibile che quella infrarossa».
Fra i filtri NON SICURI sono elencati:
I filtri per saldatori
da 12 a 14 sono molto comuni e possono essere utilizzati come
filtri solari sicuri per osservare il Sole senza strumenti.
Si trovano nei negozi di ferramenta più forniti.
La maggior parte degli osservatori preferisce valori di opacità
di 13 o 14 - l'immagine del Sole attraverso un filtro 12 è molto
luminosa e può risultare poco confortevole.
LE OSSERVAZIONI IN LUCE BIANCA
MACCHIE SOLARI:
oltre a quanto già detto sulle macchie solari, aggiungiamo che
il metodo più usato per il loro studio statistico si basa sul
cosiddetto numero di Wolf.
Johann Rudolph Wolf (1816-1893) ideò una formula empirica per
stimare lattività solare sulla base del numero di macchie
presenti sul Sole. La formula è la seguente:
R = K (10g + m)
dove R è il numero di Wolf, g il numero di gruppi di macchie, m il numero delle singole macchie e K un fattore correttivo che dipende dal telescopio usato e dal sito di osservazione. Il numero di Wolf può variare da 0, che significa assenza totale di macchie, fino a oltre 200.
FACOLE : sono zone luminose visibili presso i bordi del Sole e che spesso precedono la comparsa di una regione attiva.
GRANULAZIONE : ogni volta che si osserva il Sole con un seeing ottimo è possibile notare un'innumerevole distesa di granuli su tutta la superficie aventi un diametro variabile tra 1.5 e 1.9 secondi d'arco (1100 - 1400 Km).
Questi granuli sono più facilmente visibili al centro del Sole in quanto l'opacità fotosferica ai bordi ne impedisce l'osservabilità in questa zona.
EFFETTO WILSON : esso consiste nel fatto che la penombra delle macchie appare simmetrica se viene osservata al centro del disco, mentre quando, in seguito alla rotazione del Sole, la macchia viene a trovarsi vicino al bordo, può succedere che la parte di penombra più vicina al centro del disco appaia sempre più ridotta o addirittura scompaia.
PONTI DI LUCE : sono intrusioni fotosferiche simili alle facole che si realizzano nellambito delle ombre o delle penombre: essi cambiano rapidamente forma e dimensioni nel corso di anche solo poche ore. Essi giocano un importante ruolo nellevoluzione morfologica delle macchie.
OSCURAMENTO AL BORDO: il fenomeno dell'oscuramento al bordo (anche noto come limb darkening, dallinglese) si manifesta come una diminuzione dell'intensità luminosa delle zone del Sole vicine al bordo rispetto alla zona centrale.
LE OSSERVAZIONI IN H-a
Ci sono strumenti, le cui versioni amatoriali sono diventate economicamente più abbordabili rispetto al passato, che consentono di osservare la cromosfera nella riga "alpha" dellidrogeno: in questi strumenti sono installati particolari filtri che lasciano passare solo la luce emessa a una certa lunghezza donda (6562.8 Angstrom un Angstrom é ununità di misura di lunghezza che corrisponde a 0.0000000001 metri, vale a dire un decimo di miliardesimo di metro). Questi filtri consentono la visione dettagliata di fenomeni sia al lembo solare che sul disco (questi ultimi accessibili solo ai filtri più selettivi).
Fra i fenomeni rilevabili
(la casistica completa è piuttosto ampia), quelli più noti sono
le protuberanze: sono formazioni attive osservabili nella corona
solare, di colore rosso vivo per la predominanza di idrogeno, e
intimamente legate all'evoluzione dei gruppi di macchie solari.
Le protuberanze sono le più grandi formazioni
dell'atmosfera solare, estese per centinaia di migliaia di
chilometri e con una larghezza dell'ordine di 10.000 km circa. La
loro parte inferiore si confonde con la cromosfera realizzando
così uno scambio permanente di materia tra la cromosfera e la
corona.
Le protuberanze possono assumere forme e dimensioni molto varie;
le più frequenti si elevano quasi perpendicolari alla superficie
del Sole, per poi ricadere su di essa, formando strutture ad
arco.
Ai primi stadi di sviluppo di una zona attiva di macchie, si
formano delle protuberanze stabili, dette protuberanze
quiescenti; successivamente si sviluppano nella protuberanza
getti di materia, dette protuberanze eruttive, animate da rapido
movimento.
ECLISSI E TRANSITI SOLARI
Esistono alcuni corpi del sistema solare che, in virtù della geometria delle loro orbite rispetto alla Terra, possono frapporsi fra la Terra stessa e il Sole, oscurandone il disco parzialmente o totalmente: questi corpi sono la Luna (in grado di causare le eclissi di Sole), Mercurio e Venere.
Questi ultimi, i pianeti interni del sistema solare, quando transitano davanti al Sole si rendono visibili come un dischetto nero, abbastanza piccolo rispetto al disco solare.
ECLISSI DI SOLE
Le eclissi di Sole sono causati dalla Luna che si frappone fra la Terra e la nostra stella.
Le eclissi di Sole avvengono quando la Luna è in fase di Luna nuova ma poiché lorbita della Luna è inclinata rispetto a quella della Terra, non assistiamo a un eclissi di Sole ogni qualvolta la Luna è in questa fase.
Allo stesso modo si generano le eclissi di Luna, quando la Luna passa nel cono dombra della Terra: in questo caso la Luna deve essere necessariamente piena, ma non assistiamo a una eclissi di Luna ogni Luna Piena, per il motivo spiegato più sopra.
Il numero totale di eclissi di Sole e di Luna in un anno varia da 2 a 7.
La relativa rarità di una eclissi di Sole è dovuta anche al fatto che lombra che la Luna proietta sulla Terra non è grandissima (il cono dombra può oscurare al massimo una zona di 270 chilometri di diametro), per cui quando si verifica una eclissi solo una parte della superficie della Terra ne viene interessata.
Le eclissi di Sole possono essere PARZIALI o TOTALI, a seconda che la Luna copra una parte o lintero disco solare.
Dato che la distanza Terra-Luna è variabile, può succedere che la Luna transiti esattamente davanti al Sole quando si trova alla massima distanza dalla Terra: in questo caso, apparendo un po più piccola alla vista, non riesce a coprire il Sole del tutto e ne lascia trasparire (nella fase centrale) un sottile anello. Sono queste le cosiddette ECLISSI ANULARI.
Le prossime eclissi di Sole visibili dallEuropa sono queste (dati Osservatorio di Padova):
1 Agosto 2008 |
La fascia di totalità va dalla
Groenlandia alla Mongolia, passando molto a Nord della
Scandinavia, perciò l'oscuramento del Sole visto
dall'Italia sarà praticamente nullo. A Capo Nord, sarà dell'82.5 %, a Stoccolma del 51.3 %. |
4 Gennaio 2011 |
L'eclisse sarà parziale. Da buona
parte dell'Europa si vedrà sorgere il Sol già
eclissato. La visibilità sarà migliore spostandosi verso Nord (a Copenaghen l'oscuramento sarà dell'82.6 %, a Berlino dell'80.6 %). |
20 Marzo 2015 |
La fascia di totalità passerà a
Nord della Scandinavia e della Gran Bretagna,
l'oscuramento sarà dell'86.8 % a Greenwich, dell' 83.9 %
a Copenaghen. Le condizioni osservative peggiorano andando verso Sud. |
21 Giugno 2020 |
L'eclisse sarà anulare e la
visibilità sarà massima in Etiopia, India e Cina. L'oscuramento del Sole in Italia sarà irrilevante. |
10 Giugno 2021 |
L'eclisse sarà anulare, ma la fascia di visibilità della fase anulare sarà localizzata intorno al Polo Nord. Solo nell'estremo Nord dell'Europa si avranno le condizioni per osservarla. |
25 Ottobre 2022 |
Questa eclisse parziale sarà
maggiormente visibile in Nord Europa, ma senza
raggiungere valori di oscuramento rilevanti. A Copenaghen esso sarà del 46.9 %, a Berlino del 43.1 %, a Vienna del 41.5 %. |
29 Marzo 2025 |
L'eclisse sarà parziale e
interesserà maggiormente le regioni polari. A Greenwich l'oscuramento sarà del 41.6 %, a Parigi del 34.8 %. |
12 Agosto 2026 |
Questa eclisse totale avrà la sua
zona di maggior visibilità in prossimità dell'Islanda,
mentre sarà visibile al tramonto nel Nord della Spagna. L'oscuramento sarà completo a Reykjavik, del 92.3 % a Greenwich, del 92.8 % a Parigi, del 97.3 % a Bordeaux. In Italia l'oscuramento sarà inferiore al 95 %. |
TRANSITI DI MERCURIO
Le eclissi solari sono tutto sommato numerose, ma poiché interessano una parte limitata della Terra, risultano essere un avvenimento abbastanza raro per chi non si mette in viaggio per osservarle.
I transiti di Mercurio sono invece fenomeni visibili da un intero emisfero terrestre (e quindi alla portata di molti osservatori) ma accadono con una frequenza molto minore.
Dato che le orbite di Mercurio e della Terra non sono sullo stesso piano ma inclinate, lallineamento dei tre corpi può aver luogo solo in maggio e novembre.
La frequenza di questi transiti è di circa 7 anni (13 volte ogni secolo circa).
Per ragioni legate al fatto che lorbita di Mercurio non è circolare, i transiti di novembre sono circa due volte più frequenti di quelli di maggio (pianeta al perielio). Questi ultimi però, mediamente, hanno una durata superiore, perché all'afelio il moto di Mercurio è più lento. La massima durata di un transito di Mercurio è di 9 ore e il pianeta si presenta allosservazione al telescopio come un dischetto nerissimo che attraversa il Sole (è troppo piccolo per essere osservato senza strumenti).
Lappuntamento con il prossimo transito di Mercurio sarà il 9 maggio 2016 e sarà visibile in Italia.
TRANSITI DI VENERE
Il transito di Venere è un fenomeno decisamente più raro di quello di Mercurio: si presenta 4 volte in un ciclo di 243 anni, a intervalli di 8 - 105.5 - 8 - 121.5 anni.
Keplero, usando la sua nuova teoria sul moto dei pianeti, fu il primo a predire dei transiti sia di Mercurio (7 novembre 1631) che di Venere (7 dicembre 1631).
Lultimo transito di Venere ha avuto luogo l8 giugno 2004, il successivo avverrà il 6 giugno 2012 (ma non sarà osservabile dallItalia) per un altro transito di dovrà poi rimandare all11 dicembre del 2117.
Il disco di Venere sul Sole si presenta di dimensioni molto maggiori rispetto al disco di Mercurio e, utilizzando comunque un filtro per proteggere gli occhi, è ben visibile anche senza strumenti.
DATI FISICI DEL SOLE
Per concludere qualche numero sulla nostra stella:
Distanza media dalla terra | 149.597.000 chilometri |
Diametro allequatore | 1.392.000 chilometri |
Massa (Terra = 1) | 332.946 |
Volume (Terra = 1) | 1.303.600 |
Gravità alla superficie (Terra = 1) | 27,9 |
Temperatura alla superficie | 6000° C |
Temperatura nel nucleo | 15.000.000 ° C |
Tempo impiegato dalla luce solare a raggiungere la Terra | 8,3 minuti |
Potenza irraggiata dal Sole | 380.000.000.000.000.000.000 Watt |
Monografia n.111-2007/4
Torna alla Home Page di Testi & Trattati