di Annalisa Ronchi
Il Carro del Sole rinvenuto a
Trundholm, Danimarca 1200 d.C.
(National Museet, Copenhagen)
Dopo che fu creata la terra emersa dal mare
primordiale, ci si accorse che tutto era ancora buio. Allora
Tartaruga chiamò intorno a sé gli animali per esaminare la cosa
sotto ogni aspetto. Tutti convennero che era necessario appendere
una grande luce in cielo.
Nessuno aveva la capacità di portarla lassù e allora Tartaruga
chiamò Piccola Tartaruga, poiché pensava che forse avrebbe
potuto arrampicarsi sul difficile sentiero che portava in cielo.
Tutti gli altri animali avrebbero contribuito ad aiutarla con i
loro poteri magici e così fecero una grande nuvola nera piena di
rocce, nella quale lampi fragorosi fendevano l'aria con gran
frastuono.
Piccola Tartaruga vi salì e venne portata in giro per il cielo a
raccogliere dai lampi quanta più luce possibile. Con tale luce
formò una grande palla calda e luminosissima, il Sole; poi si
mise di nuovo al lavoro e raccolse ancora lampi, che però le
bastarono soltanto per formare una palla più piccola, la Luna.
A questo punto Tartaruga comandò agli animali scavatori di
preparare al margine del cielo due buchi, da cui Sole e Luna
potessero transitare: da uno scendere e attraverso l'altro
arrampicarsi ancora in cielo. Fu in tal modo che, secondo gli
Irochesi, si formarono il Sole e la Luna.
In una notte serena, lontano dalle luci della città, tutti siamo rimasti stupiti guardando il firmamento, questa enorme ed apparente sfera che avvolge la Terra e su cui sembrano infissi i pianeti e le stelle.
Non sappiamo chi furono i primi astronomi, ma sappiamo che almeno duemila anni prima di Cristo esistevano scuole di astronomia nel bacino del Mediterraneo, a Babilonia, in Cina e nell'America centrale. Gli studi astronomici si svilupparono non soltanto per desiderio di conoscenza, ma anche per venire incontro alle necessità pratiche dell'uomo.
Le antiche tribù nomadi impararono ad orientarsi osservando il Sole, la Luna e le stelle.
L'agricoltore primitivo doveva tener conto delle stagioni e capì che il loro avvicendarsi è legato all'altezza del Sole a mezzogiorno e alla presenza nel cielo notturno di stelle e gruppi di stelle ben definiti (buona parte delle costellazioni del nostro cielo sono ancora conosciute con la denominazione che i babilonesi del 3° millennio a.C. diedero loro).
Se viaggiassimo su una delle navicelle spaziali costruite dall'uomo, la visita del Sole e dei suoi pianeti ci impegnerebbe per decine di anni, ma usando la fantasia, tale viaggio può essere molto breve. Immaginiamo di fare una passeggiata attraverso il Sistema Solare, e se ogni passo equivale ad un milione di chilometri, allora il Sole si troverà a 150 passi da noi, Venere a 40 passi e Marte a 80 mentre Plutone, il più distante, a quasi 6.000 passi. La stella più vicina a noi, escluso ovviamente il Sole, è a (alfa) Centauri, che dista 400.000 passi.
Le stelle sono sfere di gas reso incandescente dall'energia derivante dalle reazioni nucleari che avvengono al loro interno, e così è il nostro Sole.
Nulla ci è più familiare ed al tempo stesso così indispensabile per la vita, perché fornisce la luce ed il calore senza i quali il pianeta sarebbe inabitabile.
Non essendo solido, ma una sfera fluida formata da idrogeno (H) ed elio (He), la velocità di rotazione intorno al proprio asse è diseguale alle varie latitudini, così che normalmente si considera la velocità all'equatore, la quale si approssima ai 25 giorni.
Il diametro è di circa 1,4 milioni di chilometri, la massa è 330.000 volte quella della Terra con una densità che è 1/4 di quella terrestre ed una forza di gravità 28 volte superiore a quella sulla Terra. Il colore delle stelle ci dà indicazioni riguardo alla temperatura della parte più esterna, cioè quella che vediamo, della stella stessa.
Si va dalle stelle bianco-azzurre, con temperature tra i 30.000 ed i 60.000 gradi, alle stelle rossastre con temperature inferiori ai 3.000.
Il nostro Sole è una stella bianco-gialla con una temperatura esterna di circa 6.000 gradi ed una temperatura interna valutata intorno ai 15.000.000 gradi.
Il Sole ha una posizione chiave in vari miti, nelle culture di tutto il mondo, pare infatti che, benché non fosse a conoscenza della fotosintesi clorofilliana o del ciclo dell'acqua o di molte altre cose, l'uomo intuitivamente comprese subito che quel disco splendente era dispensatore di vita ma anche di morte.
Con nomi diversissimi si invocava il dio Sole perché scacciasse le tenebre (anche in un'accezione figurata).
Nei testi babilonesi il Sole è chiamato: Colui che illumina il buio e rischiara il cielo, che in alto e in basso annienta il male, che tutti i principi si rallegrano nel contemplare e che tutti gli dei acclamano.
È certamente più semplice dire Sole!
In molte popolazioni, come quelle dedite alla
navigazione, il Sole aveva anche un aspetto molto pratico,
pensiamo solo ai Vichinghi, straordinari viaggiatori per mare.
Non essendo dotati di bussola, avevano ugualmente trovato il
sistema per orientarsi, malgrado il cielo fosse coperto per la
maggior parte dell'anno: osservavano il cielo diurno, offuscato
dalle nubi o dalle nebbie, attraverso il cristallo di una
varietà particolare di calcite, denominata Spato
d'Islanda, dotata di particolari proprietà ottiche di
polarizzazione della luce.
Sebbene i Vichinghi non avessero un animo molto sognatore ma al
contrario fossero molto concreti, usavano onorare la nostra
stella danzando nei cosiddetti cerchi del Sole, ma
non furono i soli.
In tutto il mondo si possono ritrovare costruzioni più o meno complesse, utilizzate per individuare i periodi più propizi per affrontare i lavori nei campi o altri momenti vitali e magari per celebrare rituali.
Pensiamo ai complessi megalitici (dal greco megas = grande, e lithos = pietra) cioè le strutture preistoriche costituite da grandi rocce solitarie (allora chiamati menhir), o pietroni disposti a formare una camera (come i dolmen o come il sepolcro di Newgrange) o pietre verticali allineate (come a Carnac), o disposte a cerchio (come a Stonehenge e ad Avebury, i cosiddetti cromlech).
La maggior parte di queste strutture si trova in Europa e sono state edificate a partire dal tardo Neolitico, ma complessi del genere sorgono anche in India, in Giappone, in Africa Occidentale.
Tali costruzioni dimostrano grande abilità nelle osservazioni astronomiche, come a Newgrange: sopra la porta d'ingresso si trova uno strettissimo passaggio, dal quale, il giorno del solstizio d'inverno, un raggio luminoso illumina l'intera stanza centrale per pochi minuti, dopo aver percorso i diciotto metri del corridoio d'ingresso. Un raggio luminoso che annuncia che il Sole torna simbolicamente a vivere.
La più importante delle aree culturali in cui
il Sole era venerato è senza dubbio quella del Sud America, come
esempio si può citare il complesso di Tiahuanaco, che si trova
in un pianoro boliviano a 3750 metri sul livello del mare, a una
quindicina di chilometri dal lago Titicaca.
Qui esiste il Kalasasaya, il Tempio del sole, costruito tra il
200 a.C. ed il 200 d.C., dove la parte più importante è la
Porta del sole, tagliata da un unico pezzo di andesite (una
roccia durissima), alta più di tre metri e spessa circa un metro
e mezzo. La parte superiore della porta è decorata da
un'immagine di un Sole piangente.
O la città di Teotihuacan, dominata dalle immense piramidi del
Sole e della Luna, distesa sulla piana di Città del Messico.
Oppure andiamo nel Perù arcaico: qui il Sole era considerato l'antenato divino della stirpe Inca. Il tempio del Sole di Cuzco era letteralmente ricoperto di oro (che era definito escremento del dio Sole).
Ed il legame tra il metallo immutabile ed il nostro astro è rimasto anche nell'alchimia con il significato di conoscenza esoterica, uno stadio più elevato dell'evoluzione spirituale.
Simboli alchemici medioevali che
convenzionalmente rappresentavano sia il Sole sia loro
Il Sole (come è accaduto ed accade tuttora) al pari tutte le altre stelle, è nato da una nebulosa, una enorme nube di gas e polveri non distribuite uniformemente nello spazio. In una zona più densa, la materia inizia a contrarsi e a ruotare. A causa di ciò si forma un disco di materia, con una protostella al centro, che per via della attrazione gravitazionale intrinseca, diviene sempre più calda e sempre più densa finché le condizioni di temperatura e di pressione innescano le reazioni nucleari. Nella parte esterna del disco, la materia tende ad aggregarsi tramite urti anaelastici costruttivi, che via via portano alla formazione dei vari pianeti.
Il Sole ha raggiunto la forma di protostella 5 miliardi di anni fa, e nei 500 milioni successivi si è formato il Sistema Solare.
Fin qui, a grandi linee, quello che dicono gli scienziati, ma l'uomo ha usato l'immaginazione e, a volte, la poesia, per giungere a incredibili spiegazioni.
Nella mitologia scintoista giapponese, Izanagi e Izanam, rappresentano gli antenati originali, la prima coppia. Dopo la morte della moglie, l'inconsolabile Izanagi partì per la terra delle tenebre (Yomotsukuni) nella speranza di riportarla indietro. Non vi riuscì e sentendosi macchiato da quel ravvicinato incontro con la morte, andò a lavarsi al mare. Quando Izanagi si lavò il viso, dall'occhio sinistro emerse la dea del Sole, Amaterasu, e dall'occhio destro il dio della Luna, Tsuki-yomi. Ad Amaterasu venne assegnato il governo del cielo, ma tra i suoi compiti vi era anche la tessitura delle vesti delle sacerdotesse shintoiste.
Nella mitologia Papua si parla di Dudugera.
Egli fu concepito in maniera misteriosa. Un giorno sua madre si
trovava in un giardino presso il mare quando vide un grande pesce
che si trastullava nell'acqua bassa. Attratta dallo splendore
delle sue squame, entrò in acqua e si mise a giocare con lui. Il
pesce era in realtà un dio. Qualche tempo dopo la gamba della
donna, contro cui esso si era strofinato, cominciò a gonfiarsi e
a dolere, e quando il marito incise il rigonfiamento ne balzò
fuori un bambino, Dudugera.
Crescendo, l'aggressività di Dudugera incuteva timore negli
altri ragazzi, che avevano paura di giocare con lui, e suscitava
una tale avversione che venne gravemente minacciato. La madre,
per metterlo al sicuro, decise allora di inviarlo da suo padre.
Scese dunque al mare ed il dio pesce comparve, prese in bocca suo
figlio e si allontanò verso oriente. Prima di essere portato
via, Dudugera raccomandò alla madre di rifugiarsi all'ombra di
una grande roccia perché egli stava per diventare il Sole,
flagello dell'umanità. Sua madre e i suoi parenti seguirono il
consiglio e dal loro riparo videro il calore del Sole aumentare e
distruggere a poco a poco le piante, gli animali e gli uomini.
Mossa a pietà da quello spettacolo, la madre di Dudugera decise
di fare qualcosa. Un mattino, al sorgere del Sole, gli gettò
della calce sul viso: in cielo si formarono così delle nubi che
da allora proteggono la Terra dall'effetto nefasto del calore del
Sole.
Gli indiani Piedi Neri narrano di un povero
indiano che viveva di caccia e di bacche insieme alla moglie ed
ai due figli.
L'uomo sospettava che, mentre egli si assentava alla ricerca del
cibo, la donna andasse ad incontrare un amante.
Deciso a scoprire chi fosse, si rese conto che era un serpente a
sonagli.
Bruciò la tana dell'animale e corse a casa.
La donna, furiosa, lo inseguì minacciando di ucciderlo.
Il marito le tranciò il capo con un'ascia ma il corpo continuò
a braccarlo.
Il destino dell'indiano, il Sole, era di essere inseguito per
sempre dalla moglie decapitata, la Luna, decisa a vendicarsi.
Wele (colui che sta in alto), la
divinità suprema del cielo degli Abaluyia del Kenya, un gruppo
settentrionale del popolo Bantu, creò dapprima il cielo e lo
sostenne con dei pilastri. Quindi fece due fratelli, il Sole e la
Luna, che dovevano aiutarlo nella creazione del resto
dell'universo.
Ma quasi subito quei due corpi celesti si misero a lottare tra
loro.
Prima la Luna espulse il Sole dal cielo, in risposta il Sole
lanciò la Luna nel fango così da ridurne la luminosità.
Per mettere fine all'aspra battaglia, Wele decise che i due
fratelli non sarebbero mai più apparsi insieme nel cielo: da
allora il Sole splende di giorno e la Luna di notte.
Nareau, divinità creatrice degli abitanti
delle Isole Gilbert, nel Pacifico settentrionale, all'inizio del
tempo era da solo.
Così, impastando sabbia e acqua, creò due esseri primordiali,
maschio e femmina. Nareau chiese loro di aggiungere al Creato
l'umanità poi se ne andò in cielo.
Sfortunatamente sorse una lite tra i due, che si concluse con
l'uccisione e lo smembramento del componente maschile della
coppia. Il suo occhio destro venne gettato nel cielo d'oriente e
divenne il Sole; l'occhio sinistro fu lanciato nel cielo
d'occidente e divenne la Luna; il cervello andò a formare le
stelle, la carne e le ossa divennero isole e alberi.
Tra gli Esquimesi si narra una vicenda più gioiosa (finalmente!): due giovani, fratello e sorella, si rincorrono per gioco in cerchio, sempre più velocemente finché salgono verso il cielo e diventano rispettivamente il Sole e la Luna.
E ora, una favola andalusa che narra di due
fratelli, uno buono e l'altro no.
Un giorno il primo chiese: «Perché continui a sfuggirmi?
siamo soli al mondo e dovremmo aiutarci e volerci bene!»
Ma l'altro rispose: «Io amo stare da solo. E la tua presenza
mi dà noia».
Alcuni anni dopo, il fratello buono si ammalò gravemente e
sentendo prossima la morte, chiamò il suo unico parente: «Sto
per andarmene, ti prego, almeno ora, regalami un sorriso!»
Ma l'altro rimase imperturbabile. «Così tanto mi odi?
ricordati però che i veri torturatori della vita sono l'odio e
l'egoismo. L'amore invece è luce.».
Poi morì.
Accadde allora che due angeli ne accompagnassero l'anima a Dio,
il quale commosso dalla sua bontà ne volle fare l'astro più
luminoso dell'universo. Così, quando il giovane cattivo vide
brillare il Sole in cielo ne riconobbe il sorriso del fratello e
finalmente capì i suoi errori: «Ecco l'amore che ho
respinto, ora voglio contemplarlo per ogni momento della mia vita».
Allora Dio lo trasformò in un girasole.
In molte culture si parla non di un Sole, ma di molti soli che avrebbero solcato i nostri cieli.
Come nella mitologia degli Aztechi del Centro America, dove Tonatiuh era il quarto di una serie di dei solari o nella mitologia cinese che ci racconta di cosa avvenne durante il regno dell'imperatore Yao, molto tempo fa.
Apparvero in cielo all'improvviso 10 Soli.
A causa dell'immenso calore da essi generato la terra inaridì,
le piante morirono e persino le rocce furono sul punto di
fondere. I dieci Soli erano i figli di Di-Jun, dio del cielo
orientale, e di sua moglie Xi He. I due vivevano in cima ad un
albero enorme, alto centinaia di metri, che cresceva in una calda
vallata oltre l'oceano.
Ogni giorno, sotto il controllo di Xi He, uno dei Soli compiva il
suo viaggio attraverso il cielo.
All'alba Xi He accompagnava il figlio di turno sul posto di
lavoro con il suo carro-drago. Inizialmente i dieci figli erano
contenti delle disposizioni della madre, ma dopo qualche migliaio
di anni si stancarono di quella routine e un giorno decisero di
apparire tutti insieme, incuranti dei danni che avrebbero causato
sulla Terra.
La situazione si fece così grave che l'imperatore Yao pregò
Di-Jun di rimettere in riga i figli, ma questi non sentirono
ragioni.
Allora Di-Jun inviò dal cielo l'arciere Yi, armato di un arco
rosso e di 10 frecce bianche. Freccia dopo freccia, Yi cominciò
ad abbattere i dieci Soli, ognuno dei quali esplose in una
vampata di luce prima di cadere al suolo sotto forma di un corvo
a tre zampe con il cuore trafitto da un dardo.
L'imperatore Yao si rese conto che l'umanità aveva in realtà
bisogno almeno di un Sole e sottrasse dalla faretra di Yi una
freccia.
In questo modo, uno dei figli di Xi He rimase illeso nel cielo e
si evitò che la Terra sprofondasse per sempre nell'oscurità.
Oggi sappiamo che è la Terra a girare intorno al Sole ma fino a qualche secolo fa si teneva conto solo dell'esperienza sensoriale e quindi del fatto che il Sole si muove nel cielo, e l'uomo, con la creatività che lo contraddistingue, ha anche spiegato con quali mezzi lo fa.
Molto vicino a noi, nella mitologia greca, Elio lasciava al mattino il suo palazzo a oriente e attraversava il cielo su un carro d'oro tirato da quattro cavalli; la sera riposava nel suo palazzo d'occidente e di notte ritornava ad oriente attraverso il fiume oceano.
Il dio del sole degli Indiani Navaho del Nord
America era Tsohanoai.
Ha forma umana e di giorno porta il Sole sulle spalle, attraverso
il cielo, mentre di notte lo appende ad un piolo infisso in casa.
Nun, personificazione delle acque primordiali secondo gli antichi egizi, veniva raffigurato come un uomo immerso nell'acqua fino alla cintola con le braccia alzate a sostenere la barca del Sole. Questa barca solare usciva dalla bocca di Nut (la dea del cielo) e trasportava il Sole per le dodici ore del giorno, quindi il Sole sbarcava per salire sulla barca solare notturna con la quale rientrava nel corpo di Nut, dove trascorreva le dodici ore della notte.
In Scandinavia, Frey era il dio del sole che solcava il cielo a bordo del suo carro trainato da due splendidi cinghiali.
Ancora in Grecia si parlava di Eos, la dea dell'alba e sorella di Elio, nota ai romani con il nome di aurora, che attraversava ogni mattina il cielo su un carro trainato da due bei cavalli, Fetonte (lo splendente) e Lampo (scintillante).
Una cosa molto evidente che riguarda il Sole è il cambiamento di colore nei vari momenti del giorno: rosso all'alba e al tramonto, giallo-bianco a mezzogiorno.
L'effetto è attribuibile alla diffusione dei raggi di luce secondo Rayleigh.
All'alba ed al tramonto, i raggi solari ci pervengono dopo un lungo tragitto attraverso la bassa atmosfera, e dunque dopo avere subito un grande numero di processi diffusivi.
Questi depauperano la luce diretta del Sole delle sue componenti blu-violette, così che nei raggi che ci giungono prevalgono le componenti giallo-rosse.
Tra gli Aborigeni australiani il Sole era visto
come una donna che si svegliava ogni giorno nel suo accampamento
a est, accendeva un fuoco, e preparava la torcia di corteccia che
avrebbe portato attraverso il cielo.
Prima di esporsi, lei amava decorarsi con ocra rossa e gialla, la
quale, essendo una polvere molto fine, veniva dispersa anche
sulle nuvole intorno, colorandole di rosso, (l'alba).
Una volta raggiunto l'ovest, sudata e sporca per via del lungo
cammino, si lavava e rinnovava il trucco, colorando ancora di
giallo e rosso le nuvole nel cielo (il tramonto).
Poi la Donna-Sole cominciava un lungo viaggio sotterraneo per
raggiungere nuovamente il suo campo nell'est.
Durante questo viaggio sotterraneo il calore della torcia
induceva le piante a crescere.
Nella leggenda di re Artù, Galvano era il
cavaliere perfetto, lo strenuo sostenitore della cavalleria.
In vari racconti si dice che la sua forza, esattamente come la
forza del Sole durante il giorno, aumentasse fino a mezzogiorno e
cominciasse a calare subito dopo.
Tra gli indiani Hopi, il dio del sole è
proposto come un uomo che percorre a piedi il cielo.
All'inizio del viaggio, essendo l'alba, è ancora piuttosto
freddo così egli si copre con una folta pelliccia giallo-rossa,
verso mezzogiorno il caldo si fa opprimente e l'uomo si toglie la
pelliccia e resta con l'abito di pelle di daino, più chiara.
Alla sera, accaldato per il viaggio ed il notevole calore, si
toglie anche la giacchetta rimanendo a torso nudo e mostrando la
pelle rosso scura.
Il Sole, come si è visto, è stato spesso descritto con le sembianze di un essere umano, che rappresentava l'astro alle varie latitudini, in cui veniva più o meno temuto a seconda della forza con la quale colpiva la Terra, forza che può essere vivificatrice o mortale.
Nei luoghi in cui un grave problema era la siccità, frequentemente il Sole veniva rappresentato con un aspetto non proprio bellissimo, come fra gli Indù: Surya, il dio del sole, è rappresentato come un uomo dal colorito rosso scuro, con 3 occhi e 4 braccia, che viaggia su un carro trainato da 4 o 7 cavalli e guidato da Aruna (rosato) all'alba; oppure tra gli antichi armeni, dove Vahagn aveva capelli di fuoco, la barba in fiamme e i suoi occhi erano come soli.
Un aspetto molto migliore era il dio del sole nei luoghi in cui quest'ultimo era fonte di prosperità o la cui presenza era anelata per molti mesi, pensiamo ad Apollo nei paesi del Mediterraneo oppure a Lug, delle antiche saghe irlandesi, che era noto per il suo bell'aspetto e per la sua abilità nelle arti e nei mestieri.
L'orbita lunare e l'orbita terrestre giacciono su due piani leggermente inclinati che si intersecano in due punti (i nodi) congiunti dalla cosiddetta linea dei nodi.
Solo lungo questa linea si può avere il perfetto allineamento tra Sole, Terra e Luna e la casualità che i dischi del Sole e della Luna appaiano della stessa grandezza apparente (è un gioco di prospettiva) dà le eclissi, di Luna o di Sole.
Nella eclissi di Sole, distinguiamo le eclissi totali (se la Luna è in perielio) ed eclissi anulari (se la Luna è in afelio).
In molti paesi del mondo, l'eclisse è spiegata
con un animale o un essere mitico che tenta di divorare l'astro
(Eschimesi, Nord e Centro America, Africa) e in genere si
reagisce provocando rumori per spaventarlo e quindi allontanarlo.
L'eclissi era una occasione di terrore e sgomento per i
Babilonesi, in quanto pensavano che sette esseri malvagi
attaccassero la Luna, o il Sole.
In corrispondenza delle eclissi il sacerdote doveva seguire un
rigido rituale: provvedeva a mantenere illuminato con una torcia
l'altare, mentre intonava canti indirizzati agli dei e alle forze
della natura. La gente, raccolta intorno, piangeva e gridava, con
insistenza, fino alla fine del fenomeno.
Tra gli aborigeni australiani, una eclisse di Sole era interpretata come l'unione tra la Luna-uomo ed il Sole-donna.
Una curiosità.
La fantasia non difetta neanche agli uomini di
oggi malgrado le notevoli conoscenze ormai acquisite dagli
scienziati: gli iscritti di una società fondata nel 1888 da
Alexander Dowie e ancora attiva in California, affermano che le
stelle sono molto più piccole della Terra e le ruotano intorno;
la Luna brilla di luce propria; Il Sole ha un diametro di 50
chilometri e dista dal nostro pianeta 4.800 chilometri («Dio
l'ha creato per illuminarci, che senso avrebbe metterlo a milioni
di chilometri di distanza?»); la Terra è un disco che
soltanto qualche ingenuo ha l'illusione di circumnavigare e
delimitato da levigate barriere di ghiaccio che impediscono di
cadere di sotto.
È bella la libertà di pensiero!
Il primo raggio di luce comparve in cielo:
su ogni filo d'erba l'alba preparò
gocce di rugiada,
che terminarono il loro saluto al Sole
donandosi ai suoi raggi assetati.
[Scintille- Tagore]
Monografia n.56-2000/15
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