Le costellazioni dello zodiaco:
Scorpione e Bilancia
di Annalisa Ronchi

Allegoria di Bilancia e Scorpione

Una costellazione è un raggruppamento di stelle in cui la fantasia riusciva a cogliere la forma di un oggetto, di un animale, di un personaggio mitologico. Ogni popolo identificava le sue proprie costellazioni, le quali rispecchiavano la cultura sociale e politica del luogo e del tempo. Venendosi a determinare la necessità di definire esattamente il numero e la forma delle costellazioni, nel 1930 l'Unione Astronomica Internazionale ha ufficializzato che l'intera sfera celeste è suddivisa in 88 costellazioni, stabilendo anche le coordinate dei confini tra l'una e l'altra.

Poche costellazioni possono vantare un'effettiva rassomiglianza con il soggetto che rappresentano. Fra queste predomina l'asterismo dello Scorpione, che ricorda a chiunque la forma del pericoloso artropode.

Secondo la tassonomia, gli scorpioni sono classificati come Artropodi, subphylum Chelicerati della classe degli Aracnidi, dell'ordine degli Scorpioni.

Nel mondo ci sono approssimativamente 1.500 specie di Scorpioni, divise in 8 famiglie: Buthidae; Scorpionidae; Diplocentridae; Chatidae ; Vaejovidae; Bothriuridae; Chaerilidae; Luridae.

Nuove specie e varietà vengono scoperte di continuo.

Sono dotati di 6 paia di appendici: il primo paio, i cosiddetti Cheliceri, si è specializzato per la presa del cibo; il secondo paio, i Pedipalpi, termina con robuste chele che servono per catturare e trattenere la preda; le altre 4 paia di arti svolgono funzioni locomotorie.

La parte anteriore del corpo, il cefalotorace, è definita Prosoma, e porta le zampe, mentre la parte posteriore del corpo è chiamata Opistosoma ed è distinta in due segmenti: Mesosoma, suddiviso in 7 segmenti, e Metasoma di 5 segmenti, la “coda”. Il corpo termina con il Telson, l'aculeo nel quale sbocca la ghiandola velenifera. Peculiarità degli scorpioni sono i “pettini”, organi di senso di incerta funzione, ben visibili sulla faccia ventrale.

Vivono nelle regioni tropicali, subtropicali e temperate calde (anche se alcune specie sono state trovate a quasi 4.000 metri di altitudine sotto rocce coperte di neve) ed in Italia ne esistono 4 specie: Euscorpius italicus, E. flavicaudis, E. germanus, E. carpathicus.

Euscorpius italicus è la più grossa, superando anche i 5 centimetri (fino a 7), è bruno-rossiccia con le parti posteriori un poco più chiare. Vive nei luoghi umidi, come sotto i tronchi d'albero o tra i sassi. Molto diffuso è E. carpathicus, lungo al massimo 4,5 centimetri, bruno chiaro con estremità e zampe giallastre. E. flavicaudis frequente nel litorale tirrenico non supera i 4 centimetri. E. germanus, lungo 3 centimetri, si incontra sulle Alpi. Recentemente è stata introdotta una specie ulteriore, Buthus occitanus, leggermente più velenosa delle nostre.

Le specie più lunghe possono raggiungere i 24 centimetri di lunghezza, mentre la specie più imponente (ma non più lunga), Pandinus imperator, è lunga 20 centimetri e presenta un esoscheletro blu o nero e occasionalmente marrone scuro o verdastro e lo si può trovare in Etiopia. Vivono in media 8 anni.

Solo 25 specie sulle oltre 1500 sono letali per l'uomo, come Androctonus australis che vive in Australia. Gli scorpioni però non attaccano mai l'uomo se non sono disturbati o non si sentono minacciati. Una delle cause più frequenti degli attacchi deriva dal fatto che spesso questi animali si rifugiano in una scarpa o tra gli abiti durante la notte e di conseguenza vengono inavvertitamente molestati al mattino.

Hanno sempre abitudini notturne e sono molto sensibili alle basse temperature. Per trascorrere il giorno o per ripararsi dai rigori dell'inverno, si costruiscono un nido nel terreno. Alcuni scavano un solco poco profondo sotto un sasso, come i Butidi, altri, come gli appartenenti al genere Scorpio o agli Hadrurus, scavano gallerie molto profonde, anche 80 centimetri, e lunghe anche 75. Le specie del genere Euscorpius, invece si rifugiano sotto i sassi, all'interno delle abitazioni umane o nei tronchi d'albero, aggrappandosi a questi e lasciandosi penzolare.

Per proteggere i figli, che vengono partoriti già conformati come gli adulti ma naturalmente in formato ridotto, la femmine li ospitano sul dorso. E se capita qualche trovatello, è benvenuto anche lui!

Di solito si ritrovano numerosi scorpioni in uno spazio ristretto, tanto da far erroneamente pensare che siano animali gregari. In realtà essi sono molto solitari e si avventano spesso e volentieri contro i loro consimili, cercando anche di mangiarli.

L'essere presenti in gran numero è dovuto al fatto che non si allontanano dal luogo in cui sono nati, i gruppi sono quindi gruppi familiari. L'abitudine di divorarsi fra loro è tanto radicata da far dire al Fabre: «se si trovano due scorpioni sotto lo stesso sasso senza dubbio essi o stanno facendo l'amore o si stanno divorando l'un l'altro». Va detto che talvolta, a nozze consumate, la femmina divora il maschio.

Gli scorpioni apparvero molto presto sulla Terra e già nel periodo Siluriano (il secondo del Paleozoico, da 438 a 410 milioni di anni fa) erano presenti con forme non molto dissimili dalle attuali. Nello svolgersi dei lunghissimi tempi geologici essi ebbero modo di occupare tutte le regioni anche se i singoli individui sono molto lenti e non si allontanano mai molto dal luogo in cui sono nati. Quindi spesso le varie popolazioni restano isolate le une dalle altre e subiscono una evoluzione propria, dando origine a specie o generi tipici della loro limitata area. Per questi motivi e per l'antichità dell'ordine, la diffusione di questi animali è particolarmente interessante e studiata dai biogeografi.

L'appartenenza dello Scorpione allo zodiaco è oggi quasi solo nominale, poiché il Sole attraversa le sue stelle solo per nove giorni.

L'origine di questa parziale appartenenza all'eclittica risale al tempo in cui la figura completa dell'animale includeva le due stelle che oggi segnano i due piatti della Bilancia, le Chele. La Bilancia compare in epoca classica nel Calendario Giuliano che Giulio Cesare come Pontifex Maximus aveva elaborato nel 46 a.C. con l'aiuto di Flavio, uno scriba romano, e Sosigene, un astronomo alessandrino. Ma l'idea di una bilancia in questa zona non nacque con i Romani, poiché secondo lo storico Gwyneth Heuter i Sumeri conoscevano questa parte di cielo come ZIB-BA-AN-NA, “la bilancia del cielo” già nel 2000 avanti Cristo. Da qui l'opinione che i Romani abbiano rispolverato una costellazione che esisteva già in epoca anteriore a quella greca. Lo Scorpione primitivo si estendeva così fino ai piedi della Vergine, con la quale, oltre la vicinanza, sembra condividere anche il simbolo.

Eratostene scrive nei Catasterismi:

«La grandezza dello Scorpione lo fece dividere in due segni: dell'uno rimasero le chele, nell'altro il corpo e il pungiglione; ciascuna chela presenta due stelle, una brillante e l'altra oscura, tre più brillanti stanno di fronte, due al ventre, cinque alla coda, quattro al pungiglione. Queste stelle sono precedute dalla più bella di tutte, dalla fulgidissima della Chela Boreale».

Secondo questa descrizione, la stella b (beta) della Bilancia, chiamata Zubeneschamali, dall'arabo Al Zuban al Shamaliyyah, “chela settentrionale”, famosa per essere una delle poche stelle brillanti di colore verde, doveva essere molto più luminosa di Antares, un tempo sicuramente meno splendente. Trecentocinquanta anni dopo, Tolomeo assegnava a Zubeneschamali e ad Antares la stessa brillantezza. Durante i secoli successivi la luminosità di b (beta) della Bilancia si è ridotta fino a quella attuale, mentre quella di Antares si è accresciuta sino a diventare un astro di prima grandezza.

Fu forse questa circostanza che ispirò gli astronomi sumeri (che conoscevano la costellazione come GIR-TAB, lo scorpione) a immaginare fra le chele dello Scorpione una luce che chiamarono Lampada o Faro.

In Mesopotamia, la costellazione dello Scorpione era stata creata intorno al 4000 a.C., indicava l'equinozio d'autunno, ed era simbolo di ISHHARA, la dea di tutte le regioni disabitate.

Mentre la Bilancia, l'unico segno non animato dello Zodiaco, era il simbolo della giustizia, tenuto in mano dalla dea della Giustizia Dike, detta anche Astrea, la Stellata, figlia di Zeus e Temi, lo Scorpione era considerato il responsabile dell'uccisione di alcuni personaggi solari.

Per quanto riguarda la Bilancia, Arato scrisse, nel poema astronomico “Phenomena”, che durante l'età dell'oro Dike viveva in mezzo agli uomini. In quel periodo la primavera era eterna, i frutti e le messi crescevano spontaneamente senza che fosse necessario il lavoro dei campi, e gli uomini vivevano in una specie di paradiso terrestre, per ricorrere a un'immagine ebraico-cristiana. poi cominciò l'età dell'argento. La primavera si accorciò e prese avvio il ciclo delle stagioni. Gli esseri umani, allora, smisero di vivere beatamente e in armonia, sperimentando il selvaggio piacere del contendere fra loro. Dike fu molto addolorata del cambiamento e annunziò agli esseri umani la sua volontà di ritirarsi fra le montagne, dove volò dispiegandole sue grandi ali. Giunta sulle alte e lontane vette, voltò le spalle all'umanità da cui si sentiva tradita. Però prima di andarsene fece una terribile profezia, affermando che la barbarie dell'età dell'argento era solamente l'inizio di un lungo e fosco futuro per il genere umano. La profezia, purtroppo si avverò: giunsero infatti le età del bronzo e del ferro, durante le quali non c'era più limite ai misfatti umani. La dea della Giustizia allora dispiegò nuovamente le sue ali per trasferirsi, questa volta, fra le stelle, da dove guardava, notte dopo notte e con crescente tristezza, le miserie dell'umanità su questa Terra.

Nell'aldilà, secondo la dottrina etica di molte religioni concernente la remissione dei peccati, ha luogo un giudizio che decide sul peso delle azioni buone e cattive compiute in terra: così come, per esempio, avviene nel giudizio dei morti dell'antico Egitto, durante il quale il dio Osiride, alla presenza di Maat, la dea della giustizia, pesa il cuore del defunto usando come contrappeso la “piuma della verità”. L'atto di pesare le azioni terrene è presente anche nei giudizi dell'aldilà della Persia antica e del Tibet.

I Romani conobbero la Bilancia anche come il “Giogo della Bilancia” ed era uno dei gruppi di stelle che preferivano, in quanto affermavano che Roma fosse stata fondata mentre la Luna si trovava entro i confini di questa costellazione.

Torniamo quindi alla costellazione dello Scorpione.

Orione è citato da Omero come un bellissimo cacciatore che osò offendere Artemide, la dea della caccia, affermando di esserle di molto superiore e di essere in grado di uccidere con facilità ogni genere di animale della terra. La dea, indignata, generò uno scorpione che lo punse a morte.

In un'altra storia, che ci perviene da Arato, Orione avrebbe tentato di rapire Artemide, la quale causò una spaccatura del terreno dalla quale uscì lo scorpione. Ovidio invece ci dice che Orione venne ucciso nel tentativo di salvare Latona dallo scorpione... Comunque sia, il risultato è sempre stato lo stesso!

Sia Orione che lo Scorpione furono poi portati in cielo ma collocati in zone opposte affinché il pungiglione dell'animale non potesse più insidiare il grande cacciatore. Infatti, quando le stelle dello Scorpione sorgono a est, Orione, sconfitto, tramonta ad ovest.

La morte di Orione lasciò soli e disperati i suoi fedeli cani, Sirio e Procione, che ulularono per giorni e giorni fino a che Zeus, impietosito o stanco dei lamenti, non li trasformò in due costellazioni, rispettivamente il “Cane maggiore” e il “Cane minore”.

Canis major contiene molte stelle brillanti che lo rendono una delle costellazioni più facilmente visibili: la sua stella più brillante, Sirio, dal greco “sfavillante”, una stella bianca distante 8,7 anni luce è la più luminosa dell'intero cielo. Gli antichi Egizi basavano il loro calendario sul suo moto annuale intorno al cielo.

Nel Cane maggiore si trova anche M 41 (NGC 2287), un grande ammasso stellare di circa 50 stelle distanti 2.500 anni luce e che, in condizioni favorevoli, è visibile anche ad occhio nudo, tanto che era già noto ai greci.

Canis minor, a parte Procione, una stella bianco-gialla distante 11,3 anni luce, contiene pochi oggetti interessanti.

Mithra o Mitra, nella mitologia persiana il dio della vita, era venerato tra il 1400 a.C. e il 400 d.C. anche dagli Indiani, dai Romani e dai Greci. Nei bassorilievi e nelle statue è ritratto sempre un giovane con elmo frigio, che uccide il toro primigenio Geush Urvan, mentre un cane lecca il sangue, un serpente gli striscia vicino e uno scorpione rimuove i testicoli del toro.

Famosa la storia di Fetonte, l'inesperto figlio di Apollo, che mentre cercava di guidare il carro del Sole, alla vista dello Scorpione del cielo, fu talmente preso dal panico che perse il controllo dei cavalli facendo fuoriuscire il Sole dal suo corso e bruciando la Libia. L'incidente costò la vita al giovane che morì precipitando nelle stelle del fiume Eridano. Qui le Eliadi, sue sorelle, che lo piansero, furono trasformate in salici e le loro lacrime diventarono gocce d'ambra. Ovidio nelle “Metamorfosi” scrive:

«Tremando vede disperse per il cielo
molte mostruose figure di enormi animali.
Dimora lassù lo Scorpione
con chele incurvate in duplice arco
con la coda ricurva
forma due segni celesti
».

In queste storie allegoriche traspare un simbolismo astronomico semplice e preciso, basato sul sorgere e tramontare delle stelle. Quando la costellazione dello Scorpione sorge ad est, le costellazioni di Orione, dei Cani maggiore e minore, del Toro e dell'Eridano tramontano ad ovest, facendo così apparire lo Scorpione come la causa della loro scomparsa.

Orione e Fetonte sono entrambi sinonimi del Sole che quando entra nella costellazione dello Scorpione si indebolisce e comincia la battaglia invernale contro le forze delle tenebre che si conclude con la vittoriosa risalita sull'eclittica che inizia nel segno del Toro, all'equinozio di primavera.

Nell'antico Egitto, uno dei sovrani predinastici, prima dell'unificazione nazionale operata da re Menes, aveva il nome di Selek (scorpione) e la sua variante femminile, Selket, figlia di Ra, era la sovrana protettrice degli stregoni guaritori. La sua immagine era posta, insieme con quella di altri dei, nell'interno dei sarcofagi, affinché proteggesse i morti.

Gli scorpioni compaiono anche nella storia di Iside, quando Seth, non appagato per aver eliminato l'odiato fratello Osiride, si vendicò ulteriormente rinchiudendo Iside in prigione. Thot, principe della legge in cielo e in terra, si recò da lei e la consigliò su come proteggere il bimbo che aveva in grembo. Con l'aiuto di Thot, Iside scappò accompagnata da sette dee-scorpione: due, Tegen e Befen, dietro di lei; due, Mestet e Mestefet, al suo fianco; tre, Petet, Thetet; Maatet, davanti ad indicarle la via.

Giunte ad un villaggio vicino alle paludi di papiri, Iside cercò rifugio presso una donna ricca che le chiuse la porta in faccia. Infuriata per il trattamento ricevuto dalla dea, Tefen entrò da sotto la porta, punse il figlio della donna che morì, poi diede fuoco alla casa. Iside, impietosita dal dolore della donna, riportò il bimbo in vita e un diluvio spense l'incendio. Nel frattempo, una contadina invitò Iside in casa sua, mentre la donna che aveva respinto la dea era tormentata dal rimorso.

Poco dopo Iside diede alla luce Horus. Un giorno si diresse alla città di Am per procurarsi cibo per il figlio. Al suo ritorno lo trovò in terra morto con la bava alla bocca e intorno, il terreno bagnato dalle lacrime dei suoi occhi. All'istante Iside comprese che Seth, in forma di scorpione, aveva ucciso Horus. Thot scese in Terra a confortarla e le rivelò un incantesimo che avrebbe riportato in vita il bambino.

Quando Iside pronunciò le parole magiche, il veleno fluì dal corpo del figlio, l'aria entrò nei suoi polmoni ed egli riprese conoscenza.

Nell'Olimpo dei Maya, stanziati nella penisola dello Yucatan, il “dio nero Ek-Chuah”, un dio guerriero, veniva raffigurato con l'aculeo di uno scorpione.

Per gli Incas le stelle della coda erano conosciute come Collca, il magazzino, forse per la forma concava, e anche verso di esse puntava una finestra del Torreon di Machu-Picchu.

Costellazione dello Scorpione, San Marino 1969

Lo Scorpione è sicuramente una splendida costellazione, situata in una zona della Via lattea ricca di oggetti interessanti.

La stella più brillante è a (alfa) Scorpii, Antares, una supergigante rossa grande 300 volte il Sole e distante 330 anni luce. La luminosità di questa immensa stella è circa 9.000 volte maggiore di quella del Sole. Antares è circondata da un'estesa nebulosità rossa che probabilmente riflette la rossa luce dell'astro e quasi certamente è lo stesso materiale che risplende di luce blu nelle vicinanze di r (rho) Ophiuchi, una stella giovane e calda dell'Ofiuco.

Nei manzil arabi Antares veniva chiamata Al Kalb (il cuore), nei Nakeshatra indiani è Jyestha (il più antico), mentre in Cina era Sin (il cuore). La stella Antares deriva il suo nome internazionale dal greco Anti Ares, rivale di Marte, perché i riflessi della stella sono rossi come quelli del pianeta. Un altro suo nome fu Calbalacrab, dall'arabo Kalb al Akrab, il “Cuore dello Scorpione”.

b (beta) Scorpii è Graffias, “chele” in latino, distante 540 anni luce è in realtà una stella doppia formata da due stelle bianco-azzurre. A volte è anche chiamata Akrab, “lo scorpione” in arabo.

x (xi) è una celebre stella multipla, un sistema composto da un totale di ben 5 stelle, distante 85 anni luce.

n (ni) distante 550 anni luce è una stella quadrupla.

z1 (zeta 1) e z2 (zeta 2) costituiscono una stella doppia dove z 1 è una stella arancio mentre z2 è una gigante blu estremamente luminosa distante 5.700 anni luce.

Nello Scorpione vi sono molti ammassi globulari, come M 80 (NGC 6093), distante 36.000 anni luce e posto quasi esattamente a metà strada tra Antares e b (beta). Appare simile alla testa di una cometa.

M 4 è un ammasso poco concentrato ma facilissimo da individuare in quanto vicinissimo, a ovest, ad Antares. Distante 7.500 anni luce è uno degli ammassi più vicini a noi.

M 6 (NGC 6405), conosciuto anche come ammasso Farfalla è formato da circa 50 stelle distanti 1.300 anni luce. È posto a nord dell'aculeo. Il nome di ammasso Farfalla deriva dalla disposizione delle stelle più brillanti in una figura che ricorda una farfalla con un corpo e due ali formate da quattro linee di stelle orientate approssimativamente in direzione est-ovest.

Esistono anche numerose nebulose, sia diffuse che planetarie.

NGC 6.302, nota come nebulosa Insetto, è un oggetto peculiare, classificato come nebulosa bipolare, cioè composta da due lobi, e sembra essere il prodotto dell'espulsione di gas e polveri da parte della stella centrale. È osservabile all'interno dell'arco formato dalla coda.

Nelle vicinanze c'è NGC 6337, una bella nebulosa ad anello con molte piccole stelle al suo interno.

Per finire c'è un grazioso “nido” di nebulose, NGC 6334, una singola nube di gas apparentemente divisa in varie porzioni dalle nubi di polveri che le si sovrappongono, come nella nebulosa Trifida in Sagittario. NGC 6334 è a nord ovest della nebulosa Insetto, tra l (lambda) ed e (epsilon).

A nord-est di b (beta) si trova Scorpius X1, la più intensa sorgente di raggi X di tutto il cielo. Questa sorgente è stata identificata con una stella ritenuta una binaria stretta.

Della Bilancia è opportuno ricordare l'altra stella brillante, oltre a Zubeneschamali, e cioè a (alfa) Zubenelgenubi, dall'arabo Al Zuban al Janubiyyah, la Chela del Sud, una stella doppia distante 72 anni luce.

Questa costellazione non possiede oggetti rappresentativi, si può ricordare NGC 5792, una galassia vista di taglio, e Me 2-1 (VV 72) una piccola nebulosa planetaria piuttosto debole dall'inconfondibile colore blu-verde. L'inconsueta sigla Me 2-1 deriva dal nome di Paul Merrill, il suo scopritore, che osservò il suo caratteristico spettro di righe di emissione negli anni '40. L'altra sigla, VV 72, è l'abbreviazione di Boris Vorontsov-Velyaminov, un astronomo sovietico che studiò questo oggetto.

Le costellazioni non sono altro che semplici invenzioni dell'uomo per meglio orientarsi nella complessa volta celeste. Solitamente non vi è alcuna vicinanza fisica delle stelle che compongono una costellazione, ma siamo noi che per un gioco di prospettiva le vediamo vicine e collegate. Tutto questo è palese per le costellazioni dello Scorpione e della Bilancia, unite e poi separate probabilmente per motivi politici: il promotore di tale cambiamento, Giulio Cesare, infatti, si fece ritrarre in alcune monete con una bilancia in mano quale sommo dispensatore di giustizia.

In ogni caso, il cielo notturno è uno degli spettacoli più stupendi della natura e le costellazioni ci servono per non restare smarriti nelle sue profondità.

 

Una curiosità: L'Heksenwaag, la “bilancia delle streghe” presente nella cittadina medioevale olandese di Oudewater, risalente al XVI secolo, era usata per pesare le persone accusate di stregoneria. Doveva stabilire se l'imputato veniva reso leggero (“levitato”) dal demonio, in modo da poter volare con una scopa, oppure se manifestava un peso corporeo normalmente umano.

 

Tutto ciò che ti necessita
è là: sole, stelle e luna,
perché la luce che perseguivi
è in te stesso che alberga.

HERMANN HESSE

Monografia n.84-2003/1


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