di Oriano Spazzoli
«Eravamo un popolo senza leggi, ma eravamo in ottimi rapporti con il grande spirito, Creatore e Signore del tutto. Ci giudicavate dei selvaggi. Non capivate le nostre preghiere; né cercavate di capirle. Quando cantiamo le nostre lodi al Sole, alla Luna o al vento ci trattate da idolatri. Senza capire ci avete condannati come anime perse solo perché la nostra religione è diversa dalla vostra. »
(Capo indiano del XIX secolo).
Con questa breve trattazione non ci prefiggiamo lo scopo di formulare un giudizio impossibile sulla scienza indiana o, peggio, di tracciarne un improponibile confronto con la nostra; vogliamo soltanto riflettere su di uno degli aspetti del rapporto della cultura indiana con la natura, elemento centrale della loro vita e della loro cultura. Per gli indiani la natura è la vita stessa, e per questo è sacra in tutte le sue forme, amiche od ostili, ed il suo culto è espressione della loro gratitudine nonché di una grande fantasia e sensibilità poetica.
È chiaro che le spiegazioni dei fenomeni naturali, e quindi anche dei fenomeni astronomici per i popoli dellAmerica settentrionale si confondono con la religione e la mitologia, e oggi ci fanno sorridere ma non possiamo non riflettere sul fatto che popoli che sono vissuti per secoli legati a tradizioni antichissime, così lontane dal nostro modo di vivere quotidiano, abbiano acquisito dallesperienza e conservato un patrimonio di conoscenze e capacità assai profondo. Allo stesso modo non si può non convenire che il rigore analitico e matematico (che caratterizza la nostra scienza) è qualità umana non antitetica, ma complementare alla fantasia e alla capacità di cogliere gli aspetti poetici della natura.
La storia della civiltà degli Indiani dAmerica parte dal momento in cui, oltre 40.000 anni fa, in due successive ondate alcune popolazioni dellAsia attraversarono listmo di Bering (oggi sommerso dalloceano) e discesero nel continente Americano occupandolo dallAlaska fino alla Terra del Fuoco. I popoli che si insediarono in America del Nord diedero vita a Culture diverse, succedutesi nel tempo e in parti diverse del continente: dallantica Cultura di Kociss (Utah), alla Cultura dei Mogollon (Nuovo Messico), in cui comincia ad essere praticata lagricoltura, agli Hohokam (Arizona), abili artigiani incisori, agli Anasazi (gli anziani) costruttori di case in mattoni (le kivas) in Arizona, i quali furono costretti a migrare verso il 1300 d.c., per la siccità e per le invasioni di Apaches e Navajos, cui successero le culture delle pianure, Adena e Hopewell, che si diffusero nella valle del Mississippi da cui ebbero origine molte famiglie note (Cheyenne, Arapaho, Crow, Pawnee, le varie famiglie Sioux ecc.).
RELIGIONE
Per gli Indiani tutti i fenomeni che non possono essere spiegati con lesperienza quotidiana o con sue dirette applicazioni rientrano nella sfera del soprannaturale (ciò è per essi la medicina); lorigine del mondo e delle sue varie forme, i mutamenti cui è soggetta la natura (come, ad esempio, i moti periodici degli astri), i pericoli improvvisi, la malattia e la morte rappresentano la manifestazione di una entità spirituale. Questa spesso si concretizza in diverse forme (animali, alberi, astri), ma in qualche caso non viene identificata materialmente ma venerata, secondo una visione del mondo panteistica, come un unico Grande Spirito che è parte di ogni cosa. Luomo può comunicare con il soprannaturale mediante le visioni e i sogni, i cui protagonisti sono le sue stesse materializzazioni; il protagonista di una visione diventa spirito-guida individuale.
Nella pratica religiosa esistono due figure fondamentali: lo sciamano e il sacerdote, anche se molto spesso esse vengono incarnate dalla stessa persona. Lo sciamano, o uomo-medicina (il termine medicina in questo contesto non ha il significato che ha nella nostra tradizione, ma quello di mistero o soprannaturale), è colui che è stato dotato dalla natura di una capacità particolare di comunicare con il mondo soprannaturale mediante le visioni nonché di dimostrarne lesistenza con la pratica della magia (lo sciamano deve avere astuzia, fantasia ed una personalità inquieta, tormentata, attratta più dal mistero delloscurità, del sogno o della morte di quanto non lo sia dalla vita; è credenza popolare indiana che ancora nel grembo materno egli non sogni la sua vita futura come si crede accada normalmente, ma sogni il modo per evitare di nascere). Il sacerdote è il ministro del culto, conoscitore e maestro del cerimoniale rituale.
La conoscenza del cielo e dellorigine e delle peculiarità degli astri, è quindi tra le prerogative dello sciamano, il quale scopre la correlazione tra i moti del sole e lalternarsi delle stagioni, e cerca di interpretare i movimenti della luna nonché il sorgere e il tramontare di alcune delle stelle più luminose (Rigel, Aldebaran, Sirio...), o della sacra Stella del Mattino (Venere), cui gli indiani del Sud-Ovest (Pueblos) e alcune famiglie delle pianure (Pawnee) dedicano un culto particolare.
LOSSERVAZIONE ASTRONOMICA
Citiamo qui alcune delle prove dellattività osservativa svolta dai popoli autoctoni dellAmerica settentrionale, identificate come tali grazie al lavoro paziente di archeologi che si sono tra laltro avvalsi di consulenze scientifiche competenti:
Pueblo Bonito nel Chaco Canyon
GLI ANASAZI E LA SUPERNOVA DEL 1054 d.C.
Destò meraviglia e curiosità la scoperta, presso due diversi antichi insediamenti Anasazi in Arizona (presso le rovine di un antico pueblo a White Mesa e su di una parete del sistema del Navajo Canyon) di graffiti su pietra identici, raffiguranti una stretta falce di luna crescente e vicino ad essa una stella molto luminosa; scartata lipotesi che il petroglifo potesse ritrarre un allineamento tra Venere, stella del mattino con la Luna evento non così raro da meritare una simile rappresentazione, non rimase che constatare che potesse raffigurare una stella straordinaria, una Supernova (lesplosione di una stella di grande massa alla fine della sua vita) che brillò repentinamente nel cielo. Molti elementi fanno oggi ritenere che questa stella così immortalata dagli Anasazi sia stata la famosa supernova del 1054 registrata negli annali cinesi e che diede origine alla nebulosa del granchio, ed in particolare, tra questi, il fatto che essa, così luminosa (magnitudine -6) da essere visibile anche di giorno, il 14 Luglio di quellanno venne a trovarsi a 2 soli gradi darco di distanza dalla luna, allora nella fase di luna nuova.
IL CIELO NELLA LA RELIGIONE E NELLA MITOLOGIA
Il principale rapporto tra il cielo, con i suoi moti apparenti, e la religione consiste nel già citato legame esistente tra le feste religiose stagionali ed il movimento del Sole nella volta celeste, la cui osservazione sistematica rendeva gli sciamani in grado di determinare con esattezza i tempi opportuni per lo svolgimento delle stesse. Ne è prova la grande quantità di antichi osservatori solari trovati. Tutto ciò contribuisce a rendere il Sole una delle divinità principali anche presso la civiltà degli indiani dAmerica come in tutte le culture legate a tradizioni antichissime; nella mitologia religiosa indiana il Sole diventa il dispensatore di luce e di vita, ma anche Colui che può distruggerla. Per i Natchez (che popolavano il basso Mississippi) era la divinità suprema e costituiva il simbolo della massima autorità politica e sacerdotale del popolo nonché della casta dominante. Tra i popoli delle pianure della regione centrale degli odierni Stati Uniti dAmerica, ad esso è dedicata la cerimonia votiva più importante di tutto il rituale indiano: la Danza del Sole, comune a tutte le famiglie indiane delle pianure (Sioux, Pawnee, Crow...), che in molti casi prevedeva il terribile rituale dellhock swinging (descritto dettagliatamente dal pittore-giornalista americano R. Catlin che fu il primo bianco autorizzato ad assistervi, e immortalato nel film Un uomo chiamato cavallo). In esso, tra laltro, colui che formulava il voto, dopo quattro giorni di digiuno assoluto, e dopo lunghi e complessi preparativi, si autolesionava facendosi conficcare nella pelle del petto dei cavicchi appuntiti e dello spessore di un dito, veniva poi agganciato alla sommità di un alto palo centrale tramite delle corde, sollevato da terra e fatto ruotare lentamente fino allo sfinimento per il dolore, sopportato stoicamente per ore invocando il Grande Spirito con lo sguardo rivolto ai feticci collocati alla sommità del palo o direttamente al Sole.
Nella mitologia il rapporto tra gli indiani e la Natura (e quindi il cielo) si esprime nel modo più vario e ricco di colore e poesia. Gli antropologi suddividono la mitologia indiana in tre diversi temi fondamentali: lorigine del mondo (la cosmogonia), i miti delleroe furfante (tra cui quelli che hanno come protagonisti il vecchio uomo-coyote o il corvo, che rivestono la doppia funzione di eroi fondatori e di ladri astuti), i miti sulla natura.
Vediamo ora alcuni tra miti indiani sulla creazione più curiosi: per i Pueblos, ad esempio, il cielo non ha un ruolo attivo nella nascita del mondo ma esso si forma nelle viscere della terra, per la stessa legge di natura per la quale dai semi ha origine la vita. Ma la vita che si crea nelle caverne sotterranee è un immondo e oscuro miscuglio di tutte le sue forme; il mondo viene liberato dalle tenebre grazie allintervento dei Gemelli della Guerra, capostipiti della razza umana, i quali risalgono il fusto di un alto albero da loro seminato, portando con sé gli animali sacri: il ragno, il falco, il coyote, la rondine e la locusta e liberano il loro popolo. Giunti in superficie il coyote libera le stelle, il ragno tessendo la sua tela disegna la luna, il falco con il battito delle sue ali dirige le acque verso loceano, ed il popolo, ucciso un cervo bianco costruisce il sole con la sua pelle.
Secondo una leggenda Wasco poi, Coyote, in compagnia di quattro lupi ed un cane, notò che ogni notte essi volgevano lo sguardo verso un punto del cielo buio; per tre notti egli chiese ad uno di loro che cosa vedesse, senza ottenere risposta. Alla fine il lupo più giovane gli indicò un punto nel cielo in cui si trovavano due orsi Grizzly, e Coyote, per raggiungerli lanciò molte frecce nel cielo in modo che la prima si conficcasse nella volta celeste, e le successive si conficcassero in quella precedente in modo da formare una scala su cui tutti potessero salire per poter osservare gli orsi da vicino. Quando i lupi ed il cane furono saliti in cielo e Coyote li vide fermi e assorti, pensò di immortalarne limmagine nel cielo in modo da formare linsieme di stelle della tazza (il grande carro), in cui il manico è formato da tre lupi dei quali quello centrale tiene il cane vicino a sé (la stella doppia Mizar e Alcor) mentre gli orsi formano il lato della tazza allineato con la stella polare (Dubhe e Merak). Quindi Coyote, divertito, proseguì la disposizione delle stelle nel cielo in varie configurazioni.
I Pawnee invece affidano al cielo un ruolo di
primo piano nella creazione del mondo: per loro la divinità
principale è Tirawa, sposato ad Atira, volta del
cielo. Egli è padre e signore delluniverso e comanda
i movimenti degli astri; in tal modo impone il matrimonio tra la
stella del mattino con quella della sera, dal quale nasce la
donna, e del Sole con la Luna, dal quale nasce luomo, al
quale poi vengono affidati i fagotti dei feticci
rituali e le regole dei cerimoniali religiosi. In particolare gli
vengono impartite le direttive per la costruzione delle
case in cui si dovevano svolgere le cerimonie: esse
per la tribù Wolf dovevano avere un soffitto a forma di volta
(in analogia con la volta celeste) sorretta da 4 colonne che
simboleggiavano le 4 stelle più importanti, la stella rossa
(forse Antares), la stella gialla (Capella nella
costellazione dellAuriga), la stella bianca (Sirio)
e la stella nera (qualcuno pensa si tratti di Vega, che tuttavia
non si può definire in alcun modo nera, ma
linterpretazione più veritiera, anche alla luce della
traduzione letterale delle testimonianze originali, che parla di
grande stella nera sparsa intorno, afferma che doveva
trattarsi di un grosso bolide esploso disgregandosi in uno
stillicidio di meteoriti), con unapertura nel centro
collocata esattamente sul fuoco centrale (per fare uscire il
fumo) consacrata alle stelle che man mano venivano a trovarsi
allo zenith (i Capi che siedono in Consiglio).
Lingresso era rivolto verso Est, mentre dal lato
occidentale si trovava un altare; tale allineamento permetteva
alla luce del Sole e della stella del mattino al loro sorgere di
illuminare un teschio di bufalo collocato vicino al fuoco. Oltre
a ciò la disposizione dei villaggi doveva riprodurre la volta
celeste, in modo che ogni villaggio corrispondesse ad una stella
del cielo, e fosse ad essa consacrato. Al sorgere di una stella
sacra per un certo villaggio, in esso si svolgevano i cerimoniali
propiziatori opportuni grazie ai quali lastro avrebbe
assicurato prosperità e fortuna agli abitanti.
La mitologia Pawnee è complessa e contiene molti riferimenti al cielo; in particolare è oggetto di culto la stella del mattino (il pianeta Venere, nella loro mitologia erroneamente distinto dalla stella della sera) cui è dedicato un rito che prevede il sacrificio di una giovane prigioniera, la quale viene dipinta di rosso e di nero ad indicare il confine tra il giorno e la notte segnato dallastro e viene trafitta con le frecce che la invieranno verso Stella del Mattino, suo sposo celeste.
Anche i Pueblos venerano la stella del mattino (che fa parte delle divinità naturali, o kachina); essa identifica una divinità maschile protettrice dei cacciatori, che viene invocata perché conceda al popolo gli animali cui potersi nutrire (nella mitologia spiega al cacciatore mitologico Giovane Freccia il motivo che non riesce più a uccidere cervi perché una strega malvagia ha rapito e ucciso la sorella Donna Gialla, divinità della Luna).
Vi sono poi tanti motivi par cui anche la Luna sia oggetto di osservazione e di culto; il fatto che la luna piena illumini la terra al punto da consentire la caccia anche nelle ore notturne, la sorprendente corrispondenza tre il ciclo lunare e il ciclo biologico femminile, il fatto che la gestazione prima del parto abbia una durata di nove lunazioni. Tutto ciò determina il fatto che le divinità della Luna siano imparentate o talvolta identificate con divinità protettrici della caccia (Kochinako o Donna Gialla dei Pueblos è sorella di Giovane Freccia), ma siano anche spesso divinità femminili o responsabili della creazione della donna (come in un magnifico mito della creazione Sioux così narrato dallo sciamano Leonard Dog Crow:
«E quindi venne il momento di creare la donna.
Allora non cera la Luna; era ancora il periodo della sacre novità. Il Sole convocò ancora tutti i pianeti e le creature sovrannaturali, e quando furono riuniti, il Sole con uno dei suoi vividi lampi, si tolse un occhio. Lo gettò sul vento della sua visione in un certo luogo e divenne la Luna. E su questo nuovo globo, quel pianeta occhio creò la donna.
Tu sei un pianeta vergine, una fanciulla Luna le disse Ti ho toccata e fatta con la mia ombra, voglio che cammini sulla terra, e quando lei chiese Come potrò camminare su quella terra? il Sole creò il potere e la ragione della donna, impiegò il fulmine per costruire un ponte tra la Luna e la Terra e la donna camminò sul fulmine...
Essa camminò sul lampo, ma essa camminò pure su una vena di sangue che andava dalla terra alla Luna.
Questa vena era una corda, un cordone ombelicale che andava dentro il suo corpo, e per mezzo di esso lei è sempre collegata con la Luna. Ed a lei furono dati i nove mesi della creazione)».
Il cielo per i Pawnee è anche laldilà; ad esso salgono le anime dei morti; alcune anime di guerrieri o cacciatori morti sono divenute stelle o gruppi di stelle. In particolare le anime dei codardi e dei malati (la codardia è vista come una malattia in quanto come la malattia rappresenta una menomazione per un guerriero), percorrono la Via Lattea, e sorvegliati dalla Stella del Mattino, vengono condotti dalla Stella della Malattia (forse la stessa Antares) verso la Stella del Sud.
Molte leggende indiane riguardanti la natura hanno come protagonista il cielo non solo presso i Pawnee, ma anche presso molte altre popolazioni: lidentificazione tra stelle ed eroi mitologici ha un suo esempio nella storia del grande capo Lunga Fascia, identificato nella costellazione di Orione, il quale riunito il suo popolo presso le due stelle dei gemelli, dopo averle consultate, lo condusse di vittoria in vittoria lungo la Via Lattea. Dalla sua morte il suo corpo riposa nelle Pleiadi (ammasso aperto nella costellazione del Toro), ed il suo cuore nel Presepe (altro ammasso aperto nella costellazione del Cancro).
Per gli indiani Chinook (popolo del Nord-Ovest) invece la cintura di Orione (le tre stelle allineate al centro della costellazione) e la spada (gruppo di stelle a semicerchio che seguono Bellatrix, cioè la mano) sono due canoe.
La stella Arturo, brillante stella arancio localizzabile prolungando larco del timone del grande carro, viene identificata con il grande cacciatore Falco Bianco, mentre Alphecca, la stella più luminosa della corona boreale è la sua sposa.
Gli indiani del New England (Mohicani, Massachusset, Delaware), considerano le tre stelle del timone del Grande Carro tre cacciatori impegnati nella caccia allorso; la stella centrale, che è doppia (Mizar e Alcor), è vista come il cacciatore che regge la pentola in cui cucinare lorso. La caccia ha buon esito allinizio dellautunno, quando il sangue dellorso ucciso arrossa le foglie degli alberi.
Tra i Pueblos del gruppo linguistico Tewa si
racconta la storia di Cacciatore di Cervi e di Fanciulla Grano
Bianco, due giovani bellissimi che non avevano occhi che
luno per laltra e che, cresciuti insieme con il loro
amore si sposarono; ma un giorno Fanciulla Grano Bianco si
ammalò e in tre giorni morì. Si dice che dopo la morte
lanima vaga sulla terra per quattro giorni e che in essi
può apparire in sogno a coloro che può avere offeso per
chiedere il loro perdono. Gli abitanti del villaggio per liberare
sé stessi e consentire allanima di accedere al Regno dei
Morti, devono accordarle il perdono con una preghiera; ma
Cacciatore di Cervi era così disperato che venne meno a questo
dovere.
Un giorno mentre si aggirava intorno al villaggio, notò, vicino
ad un cespuglio una piccola fiamma accesa. Si avvicinò ad essa e
con grande sorpresa vide davanti ad essa la sua donna; ella lo
implorò di lasciarla andare nellAldilà, ma lui si
rifiutò e anzi volle che lei tornasse con lui a casa. Fanciulla
Grano Bianco inizialmente cercò di convincerlo a desistere, in
quanto ella ormai era morta, ma alla fine commossa cedette e
accettò di tornare da lui. Quando gli abitanti del villaggio la
videro si spaventarono e cercarono di dissuaderlo, ma non vi
riuscirono.
A poco a poco, però il bellaspetto di lei mutò, la pelle
divenne grigia e si disseccò, e cominciò ad emanare
lodore delle cose morte ed egli prima cominciò a volgerle
le spalle nel letto, poi a vegliare tutta la notte sul tetto
della sua capanna, finché un mattino non apparve una creatura
imponente, avvolta in una pelle di daino bianco, e armata di arco
e frecce che con voce profonda annunciò di essere stato inviato
dal regno dei morti a ristabilire lordine che i due giovani
sposi avevano sovvertito. quindi scagliò una freccia parallela
al suolo verso occidente che li trasportò nel cielo nel quale
avrebbero continuato ad inseguirsi e cercarsi come avevano fatto
in vita (e come oggi fanno Mercurio e Venere, quando appaiono a
occidente poco dopo il tramonto). Cacciatore di Cervi divenne una
stella molto luminosa (Venere) e Fanciulla Grano Bianco
una stella più tenue e tremolante (Mercurio).
BIBLIOGRAFIA:
Si ringrazia il dott. Piergiorgio Bezzi per i preziosi consigli.
Monografia n.16-1997/10
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