di Marco Marchetti con il contributo di Dario Bonazza
Panoramica di
Marina di Ravenna negli anni '70 e '80
Introduzione
Questa è la storia del gruppo astrofili Amici delle Stelle, che operò a Marina di Ravenna dal 1974 al 1984, ricostruita attraverso i ricordi del sottoscritto che ne fece attivamente parte.
È una storia di pioneri
dellastronomia amatoriale, di persone che esercitarono la
loro passione con strumenti e tecniche che oggi sarebbero
definiti da età della pietra.
Queste persone non lasciarono un segno tangibile della loro
attività come la scoperta di una supernova, una cometa o un
pianetino; semplicemente osservavano il cielo attratte dalla
bellezza dei fenomeni naturali e, in particolare, di quelli
celesti. Nonostante ciò le soddisfazioni provate
nellosservare uno spettacolare Saturno attraverso
loculare di un telescopio interamente autocostruito, a
volte con materiali di recupero, oppure nellindividuare un
corpo celeste nella stessa posizione precedentemente calcolata
con riga, squadra e compasso erano semplicemente immense. Infatti
queste persone avevano dalla loro parte qualcosa che aiuta a
superare qualsiasi difficoltà: un entusiasmo galattico.
Si parla di fatti avvenuti oltre trentanni fa; di conseguenza i ricordi a volte sono vividi, a volte sono un pò appannati: nonostante ciò il quadro complessivo delle attività svolte dal gruppo dovrebbe risultare abbastanza ben delineato.
Gli Amici delle Stelle
Venni a conoscenza dellesistenza di un gruppo astrofili a Marina di Ravenna, la località dove ho vissuto fino a circa il 2004, durante linverno fra il 1974 e il 1975; il gruppo si doveva trovare sulla sommità del Palazzone Rosso per osservare la Luna, Saturno e la congiunzione serale fra Venere e Giove.
Date le premesse non dovrebbe essere difficile risalire alla data precisa; sulla base dei miei ricordi direi che doveva essere febbraio 1975. Il Palazzone Rosso, come lo si chiamava fra noi, è un condominio di colore rossastro, ancora presente a Marina di Ravenna, circondato su tre lati da Viale delle Nazioni, Via Spalato e via IV Novembre.
A quei tempi ero un ragazzino, pieno di entusiasmo per lastronomia, che frequentava il terzo anno del liceo scientifico Alfredo Oriani di Ravenna. È bene ricordare che allora non esistevano Personal Computers, Internet era appena agli albori, non esistevano riviste di astronomia in lingua italiana, i libri seri sullargomento si contavano sulle dita di una mano ed erano appena uscite le prime calcolatrici tascabili. Fino ad allora ero stato un autodidatta; appassionato di astronomia fin dalla più tenera infanzia mi muovevo leggendo tutto quello che mi capitava per le mani sullargomento, principalmente libri di scuola e enciclopedie per ragazzi.
Per me la svolta epocale avvenne nel marzo
del 1974 quando venni in possesso, per la modica cifra di 450
lire, di un libro che aveva forgiato intere generazioni di
astrofili; si tratta di Astronomia Pratica di Wolfang
Schroeder, unopera ormai leggendaria pensata e studiata per
lastronomo dilettante. Tutti gli astrofili che conobbi in
seguito ne possedevano una copia.
Il consiglio per lacquisto arrivò da un carissimo amico
coetaneo, Alberto Albertini, il quale era lunico altro
appassionato di Marina di Ravenna di cui ero a conoscenza.
Alberto era ed è tuttora una persona squisita; oggi è un
professore di musica ed ha abbandonato da molto tempo
lastrofilia.
Fu proprio Alberto che mi
informò dellesistenza degli Amici delle Stelle e mi
invitò a partecipare sul tetto del Palazzone Rosso a quella che
sarebbe stata la mia prima osservazione telescopica di gruppo.
Giunti sul tetto del palazzo feci la conoscenza dei principali
esponenti del gruppo:
Il professor Umberto Randi, docente di lettere in pensione.
Il geometra Bruno Bresciani, che assieme alla moglie si occupava
di progettazione e compravendita immobiliare.
Mario Giatti, un perito industriale
formidabile autocostruttore di telescopi; è lunica persona
che io conosca che si cimentò con successo
nellautocostruzione manuale di un specchio per riflettori
con la tecnica dei due dischi di vetro sovrapposti.
Dario Bonazza, allora un ragazzo di quindici anni anni con una
buona conoscenza teorica fondata sulla lettura di libri e riviste
(era tra i pochi abbonati a Sky & Telescope) e che in seguito
divenne anche un grande appassionato di fotografia.
Dario, di due anni più giovane di me, lo conoscevo molto bene
poiché eravamo stati vicini di casa dal 1964 al 1968 ma non
sapevo che fosse appassionato di astronomia e fu una sorpresa
trovarlo lì.
Sicuramente erano presenti anche altre persone ma non ricordo
quali.
Ero ansioso di dare il mio contributo e mi vennero quasi le lacrime agli occhi quando si avvicinò un signore un po anziano (che poi seppi essere Bresciani) il quale mi chiese di indicargli dovera Saturno poiché lui era nuovo del mestiere. Credo che fu la prima volta che indicai a qualcuno la posizione di un oggetto celeste.
I telescopi a disposizione
erano una coppia di piccoli rifrattori con obbiettivi di quaranta
millimetri di diametro autocostruiti da Mario. Può sembrare
unattrezzatura misera ma bisogna considerare che ai quei
tempi i telescopi erano molto costosi e il loro acquisto non era
alla portata di tutti i portafogli; di conseguenza quasi tutti
gli astrofili si autocostruivano i propri strumenti.
Venere e Giove erano immersi nella foschia del tramonto e non mi
risulta che furono oggetto di osservazione telescopica; in
compenso mi ricordo un Saturno ed una Luna da favola.
Nonostante il modesto diametro i due obbiettivi erano di ottima
qualità e le immagini mostravano una taglienza ed un contrasto
fuori dal comune.
Seppi in seguito che la coppia di obbiettivi proveniva
dallarsenale di Padre Lambertini; un terzo analogo
obbiettivo era finito nelle mani di Alberto che si era
autocostruito un piccolo rifrattore. Per quanto mi riguarda era
la prima volta che accostavo gli occhi alloculare di un
telescopio degno di tale nome e quelle immagini dei crateri
lunari e degli anelli di Saturno mi sono rimaste impresse nella
mente.
Il gruppo astrofili di Marina di Ravenna non era
unassociazione con tanto di statuto ma semplicemente un
gruppo di persone che condividevano la passione per
lastronomia.
Il creatore del gruppo era il professor Randi che gestiva un
piccolo negozio di libri in Viale delle Nazioni a Marina di
Ravenna. Non credo guadagnasse molto con quella attività;
immagino che fosse una maniera per rimanere impegnato anche dopo
la conclusione dellattività lavorativa. Non fu mai un
esperto di astronomia ma ne era fortemente attratto ed
incuriosito.
Ci incontravamo una volta alla settimana in
un locale della Parrocchia gentilmente offertoci dallallora
parroco Natale Fabbri.
La stanza era arredata con un tavolo, alcune sedie e una lavagna
con gessetti colorati; a volte cera qualcuno che
relazionava su qualche argomento, a volte si studiava su libri e
atlanti portati da Randi, a volte si discuteva liberamente.
Oltre alle persone già menzionate durante i nostri primi
incontri erano presenti altri quattro o cinque ragazzini che
però perdemmo di vista abbastanza presto.
Con mio grande rammarico, di lì a poco anche Alberto lasciò il
gruppo.
La disponibilità della sala parrocchiale non durò molto; per ragioni di cui non ricordo la natura il parroco non poté più ospitarci e gli incontri proseguirono nel negozio di Randi e, in seguito, nello studio di Bresciani. Con il passare del tempo ognuno di noi si costruì il proprio strumento.
Mario era già in possesso
di un riflettore newtoniano con specchio di 150 millimetri; lo
strumento fu venduto per far posto ad un newtoniano con specchio
di 200 millimetri. Anche questultimo strumento venne quasi
subito venduto poiché il vulcanico Mario aveva già in mente
lautocostruzione di un newtoniano con specchio di 250
millimetri di diametro da installarsi in postazione fissa presso
laeroporto ravennate La Spreta che allora era un ottimo
sito osservativo.
A causa di problemi tecnici questo osservatorio vedrà la luce
solo nel 1985 ed era posizionato a fianco dellallora
telescopio sociale dellARAR.
Mi ricordo ancora gli
occhi entusiasti di Mario quando, durante uno dei nostri incontri
nella primavera del 1981, si presentò con lo specchio (ottica
Zen) appena consegnatogli.
Dario si autocostruì un riflettore da 200 millimetri di diametro
(ottica Pecchioli) con montatura equatoriale su struttura
interamente in legno; con identica ottica, uno strumento analogo
fu autocostruito da Bresciani.
Per quanto riguarda il sottoscritto, mi autocostuii un rifrattore
da 60 millimetri di diametro con ottiche provenienti
dallinesauribile laboratorio/magazzino di Padre Lambertini.
Randi acquistò un cassegrain da 200 millimetri di diametro. Non
credo che lo sapesse usare molto bene; più che un acquisto per
sé ho sempre pensato che fu un regalo per tutti noi, per tutti
gli Amici delle Stelle.
Grazie a questi strumenti i nostri incontri si trasformarono in piacevoli osservazioni. Allora il cielo di Marina di Ravenna era ancora molto buio; sembra incredibile ma una volta riuscimmo a scorgere dieci Pleiadi ad occhio nudo.
l'ammasso aperto
delle Pleiadi
Purtroppo oggi le cose
sono un po diverse. A volte facevamo le nostre osservazioni
sul Viale delle Nazioni attirando così lattenzione dei
passanti i quali si fermavano incuriositi a chiedere che diavolo
stavamo facendo.
Ovviamente i curiosi venivano invitati ad osservare e fioccavano
domande e richieste di spiegazioni. Credo che fummo i precursori
di quella che oggi si chiama Sidewalk Astronomy.
Mi è rimasta impressa
unosservazione tenuta durante la primavera del 1980.
Una volta ogni quindici anni gli anelli di Saturno sono
invisibili da Terra; ciò accade poiché il piano su cui
giacciono oscilla periodicamente rispetto alla nostra visuale.
Quando gli anelli, in virtù di questo movimento, si dispongono
di profilo, siccome sono molto sottili, risultano invisibili per
più di un anno e la più grande attrazione del sistema solare
viene meno.
Il 1980 fu uno di questi periodi sfortunati; ma noi, non ricordo
come, avevamo saputo dellesistenza di una finestra
temporale di circa 10 giorni durante la quale gli anelli
sarebbero stati temporaneamente visibili. Con il cassegrain di
Randi, forzando adeguatamente lingrandimento, riuscimmo a
osservare Saturno come un grosso disco giallastro attraversato da
un capo allaltro da una sottilissima e luminosissima linea
simile ad una affilatissima lama: gli anelli visti di taglio.
Unosservazione indimenticabile.
Saturno con gli
anelli allineati ripreso dal telescopio Hubble
Lattività divulgativa culminò nel luglio 1979 con lallestimento di una mostra di carattere astronomico sotto al porticato del Palazzone Rosso; la mostra comprendeva una serie di pannelli, un telescopio attraverso il quale si poteva osservare la Luna e lingresso in una stanzetta buia (presa in affitto) allinterno della quale erano stati affissi alle pareti alcuni dipinti fosforescenti di Padre Lambertini raffiguranti pianeti e costellazioni.
Purtroppo nel maggio del 1980 venne a mancare prematuramente il professor Randi. Le figure di riferimento divennero allora Bresciani e la moglie. Gli incontri continuarono nel loro studio.
Dopo il 1981, a causa dei miei impegni con gli studi universitari, i miei contatti con il gruppo si diradarono sempre di più fino a cessare del tutto.
Fui nuovamente contattato da Dario oppure da Mario nel 1984; seppi che il gruppo si era praticamente sciolto ma che cera la volontà di ricostruirlo; ero ormai prossimo alla laurea e accettai volentieri di ritornare a occuparmi attivamente di astronomia.
Lavventura
ricominciò da dove era iniziata: la saletta parrocchiale che il
parroco era di nuovo disposto a prestarci.
Ci ritrovammo in quattro: Dario, Mario, il sottoscritto e un
nuovo adepto Sergio Strada, un simpatico astrofilo ravennate
prematuramente scomparso circa dieci anni dopo. In seguito si
unirono Bresciani e la moglie.
Questa nuova fase durò molto poco.
Nel novembre 1984 fummo
contattati dallARAR; non che fossimo ignari
dellesistenza dellARAR, tuttaltro.
I contatti erano stati frequenti ma gli Amici delle Stelle
avevano sempre mantenuto una certa indipendenza.
In quel periodo lARAR attraversava un periodo di decadenza;
lassociazione che fino a qualche anno prima annoverava fra
le sue file decine e decine di iscritti contava solo sette soci.
I rappresentanti dellARAR vennero a trovarci in Parrocchia
per dirci che a Ravenna stava bollendo in pentola qualcosa di
grosso; era infatti iniziata la costruzione del Planetario,
allora il secondo in Italia dopo quello di Milano, e in ballo
cera la collaborazione con il Comune per la sua gestione.
Le forze dellARAR erano troppo esigue per far fronte ad un
impegno del genere e ci venne ufficialmente chiesto di unire le
forze per cercare di cogliere al meglio questa ghiotta
opportunità.
Accettammo e gli Amici delle Stelle confluirono nellARAR, non senza qualche rimpianto per laffievolirsi dellattività sul campo a favore di quella divulgativa richiesta dal Planetario.
Così nel 1985 lentusiasmo di Sergio sarebbe stato determinante per coinvolgere Dario nella messa in funzione del telescopio Newton/Cassegrain dal 250 millimetri di Mario, realizzando un osservatorio a fianco dellallora telescopio sociale dellARAR presso laeroporto La Spreta.
Osservatorio presso La
Spreta
Telescopio di
Dario Bonazza
Pur senza interrompere i
contati con gli altri amici, Mario, Sergio e Dario costituirono
il gruppo GSB (Giatti-Strada-Bonazza) allo scopo dichiarato di
dedicarsi in modo continuativo allastrofilia pratica.
I tre amici svolsero intense campagne osservative a fotografiche
per alcuni anni, prima che il deteriorasi del seeing del sito e
le vicissitudini personali mettessero fine a questaltra
avventura.
Epilogo
Qui finisce la storia del gruppo astrofili di Marina di Ravenna e inizia la seconda giovinezza dellARAR che dura tuttora.
Nel giugno del 1985 fu inaugurato il Planetario di Ravenna e lARAR iniziò la sua lunga collaborazione che dura tuttora. Dei facenti parte del gruppo astrofili di Marina di Ravenna, allinterno dellARAR è rimasto solo il sottoscritto.
Mario Giatti uscì dallARAR verso la fine del 1985 e si dedicò completamente al suo osservatorio. Dopo qualche anno abbandonò anche questa attività per dedicarsi completamente alla famiglia; attualmente si occupa di microscopia.
Dario Bonazza rimase allinterno dellARAR ancora per qualche anno ma in seguito ne uscì per impegni di lavoro e di famiglia. Oggi svolge unintensa attività indipendente di traduttore, copywriter e supporto tecnico nel settore della fotografia, collaborando regolarmente con note aziende del settore e con la rivista PC Photo. Negli ultimi anni fotografa soprattutto nelle più impegnative condizioni di luce (teatro, concerti, spettacoli notturni) e i suoi lavori fotografici sono pubblicati su libri, riviste e siti web.
Sergio Strada scomparve prematuramente verso la metà degli anni 90.
Bruno Bresciani scomparve in avanzata età qualche anno fa.
Oggi i tempi sono cambiati: abbiamo telescopi con puntamento automatico verso decine di migliaia di oggetti a prezzi accessibilissimi, ci sono quattro riviste mensili di astronomia, esistono moderne camere CCD che consentono a semplici astrofili ricerche che fino a dieci anni fa erano riservate ad astronomi professionisti altamente attrezzati e potenti software scaricabili gratuitamente in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.
In questepoca altamente tecnologica mi capita a volte di pensare a quegli anni così poveri dal punto di vista strumentale ma così densi di emozioni e di soddisfazioni.
Furono anni veramente fantastici e sono contento di aver contribuito a renderli tali.
- Monografia del 2009 -
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