di Annalisa Ronchi
Quattrocentomila anni fa:
un'altra giornata di un Homo Erectus si è conclusa
(da Piero Angela, La straordinaria storia della vita)
L'astronomia accompagna l'uomo fin dalle sue origini, sia perché l'osservazione del cielo si è rivelato essere uno strumento potente di sopravvivenza e di sviluppo per il raccoglitore ed il cacciatore così come per il contadino, il pastore ed il mercante, sia perché il cielo è stato sempre al centro dell'ansia spirituale e conoscitiva del genere umano.
Le costellazioni, i pianeti, la
Luna ed il Sole ci forniscono un legame molto reale con le
civiltà più antiche, una sorta di eredità che ci accomuna
tutti, ogni volta che guardiamo lassù.
I miti ricalcano il carattere del popolo che li ha elaborati per
spiegarsi fenomeni misteriosi o per raccontare la propria storia
o per tramandare i propri valori: ognuno proietta nella Luna la
propria sensibilità e la propria visione del mondo.
La Luna è l'astro più vicino a noi e, sicuramente, il più osservabile ad occhio nudo. Ha un raggio di 1.738 chilometri, un quarto circa di quello terrestre, con una massa solo 81 volte inferiore a quella del nostro pianeta ed una densità che é circa la metà di quella terrestre. Non essendo dotata di atmosfera, la Luna presenta ampie differenze di temperatura, dai 130°C nella parte illuminata ai -150°C in quella oscura. La gravità è circa sei volte minore di quella terrestre.
La Luna è stata al centro di ogni mitologia fin dagli albori del tempo e la sua importanza è legata soprattutto ai mutamenti periodici del suo aspetto.
Alexander Marshack ha studiato
certe incisioni dell'Uomo di Cro-Magnon sull'Osso di
Blanchard.
Siamo all'epoca dell'ultima glaciazione, più di 20.000 anni fa.
I segni incisi sono 69, disposti a spirale, e hanno la forma ora
di una falce, ora di un fagiolo, ora di una moneta, in graduale
progressione. Vi si riconoscono le fasi lunari di un paio di
mesi.
In un osso più recente, detto Osso di La Marche (periodo magdaleniano, circa 13.000 anni fa), sopra alcune incisioni stilizzate che rappresentano cavalli, Marshack ha individuato segni lunari ancora più elaborati che abbracciano un periodo di 7 mesi e mezzo.
Tracce del culto lunare si trovano nel Libro di Geremia (settimo secolo avanti Cristo), dove si depreca come pagana l'usanza ancora viva tra le donne ebraiche di offrire focacce alla regina del cielo.
Il periodico scomparire e ricomparire dell'astro viene spesso assimilato ad una vicenda di morte e rinascita: dal contrasto che si crea osservando che l'uomo una volta morto non rinasce, si attribuisce alla Luna l'origine della morte.
Secondo molti miti, soprattutto africani, le condizioni in cui versava l'umanità vennero radicalmente mutate da un messaggio mandato dalla Luna per mezzo di un animale (lepre, lucertola o altro) che avrebbe dovuto annunciare agli uomini che sarebbero morti e nati ciclicamente come la Luna appunto, ma che per errore annunciò il contrario: da quel momento gli uomini sono irrevocabilmente soggetti alla morte; di qui anche la credenza, diffusa tanto in Polinesia come nell'Antica Grecia (Plutarco), che la Luna sia la sede dei defunti.
Nella mitologia germanica appare all'inizio del Ragnarok, il crepuscolo degli dei, quando l'arrivo di un'era di vento, un'era di lupi sarà annunciata dal lupo Fenrir (generato da Loki e legato dagli dei per la sua malvagità) che ingoierà il Sole e morderà la Luna. Questo sarà l'inizio dell'annientamento generale.
Vi sono tre principali teorie riguardanti la formazione della Luna.
Una prima parla di un distacco di materia dalla Terra, forse per uno scontro meteorico, ma l'analisi del suolo ha dimostrato una certa discordanza fra i minerali e le forme cristalline esistenti sulla Luna e sul nostro pianeta; d'altra parte la densità dei due astri è sensibilmente diversa.
La seconda teoria propone la cattura da parte del campo gravitazionale della Terra di un corpo vagante nello spazio; ipotesi teoricamente valida ma ricorre ad un processo piuttosto inconsueto e difficile da ammettere da un punto di vista dinamico: la Luna è molto grande.
L'idea più consistente spiega la formazione del nostro satellite tramite un fenomeno di aggregazione di rocce che gravitavano intorno a noi.
Al di là delle scienze, l'origine della Luna è spesso legata ad un litigio, sovente terminato in maniera cruenta, con molti elementi portanti analoghi anche tra popolazioni distanti, tanto da far correre il pensiero all'inconscio collettivo di Jung o all'Akaschi degli Indù.
Wele (colui che sta in alto), la divinità suprema del cielo degli Abaluyia del Kenia, un gruppo settentrionale del popolo Bantu, creò dapprima il cielo e lo sostenne con dei pilastri. Quindi fece due fratelli, il Sole e la Luna, che dovevano aiutarlo nella creazione del resto dell'universo. Ma quasi subito quei due corpi celesti si misero a lottare tra loro. Prima la Luna espulse il Sole dal cielo, in risposta il Sole lanciò la luna nel fango così da ridurne la luminosità. Per mettere fine all'aspra battaglia, Wele decise che i due fratelli non sarebbero mai più apparsi insieme nel cielo: da allora il Sole splende di giorno e la Luna di notte.
Nareau, divinità creatrice degli
abitanti delle Isole Gilbert, nel Pacifico settentrionale,
all'inizio del tempo era da solo. Così, impastando sabbia e
acqua, creò due esseri primordiali, maschio e femmina. Nareau
chiese loro di aggiungere al Creato l'umanità poi se ne andò in
cielo. Sfortunatamente sorse una lite tra i due, che si concluse
con l'uccisione e lo smembramento del componente maschile della
coppia.
Il suo occhio destro venne gettato nel cielo d'oriente e divenne
il Sole; l'occhio sinistro fu lanciato nel cielo d'occidente e
divenne la Luna; il cervello andò a formare le stelle, la carne
e le ossa divennero isole e alberi.
Gli indiani Piedi Neri narrano di
un povero indiano che viveva di caccia e di bacche insieme alla
moglie ed ai due figli. L'uomo sospettava che, mentre egli si
assentava alla ricerca del cibo, la donna andasse ad incontrare
un amante. Deciso a scoprire chi fosse, si rese conto che era un
serpente a sonagli.
Bruciò la tana dell'animale e corse a casa.
La donna, furiosa, lo inseguì minacciando di ucciderlo. Il
marito le tranciò il capo con un'ascia ma il corpo continuò a
braccarlo.
Il destino dell'indiano, il Sole, era di essere inseguito per
sempre dalla moglie decapitata, la Luna, decisa a vendicarsi.
La dea serpente (la dea della
terra) atzeca Coatlicue fu minacciata di morte dai suoi figli,
allorché rimase incinta, temendo che, dopo la nascita del
bambino, li avrebbe misconosciuti.
Huitzilopochtli, il bambino, futuro dio della guerra, balzò
fuori dal ventre della madre per difenderla. Dopo aver ucciso i
suoi fratelli, il dio tornò dalla madre che gli disse di essere
addolorata a causa di tanta violenza.
Per consolarla, il dio tagliò la testa della sorella
Coyolxauhqui e la lanciò in alto nel cielo perché diventasse la
Luna.
Nella mitologia scintoista
giapponese, Izanagi e Izanam, rappresentano gli antenati
originali, la prima coppia. Dopo la morte della moglie,
l'inconsolabile Izanagi partì per la terra delle
tenebre (Yomotsukuni) nella speranza di riportarla
indietro. Non vi riuscì e sentendosi macchiato da quel
ravvicinato incontro con la morte, andò a lavarsi al mare.
Quando Izanagi si lavò il viso, dall'occhio sinistro emerse la
dea del Sole, Amaterasu, e dall'occhio destro il dio della Luna,
Tsuki-yomi.
Tra gli esquimesi si narra una vicenda più gioiosa (finalmente!): due giovani, fratello e sorella, si rincorrono per gioco in cerchio, sempre più velocemente finché salgono verso il cielo e diventano rispettivamente il Sole e la Luna.
Quando il Sole tramonta, la Luna richiama l'attenzione con il suo candore e le sue macchie.
La Luna riflette verso di noi la luce del Sole, ma la riflette in misura diversa a seconda che la regione colpita sia montagnosa o piatta. Si potrebbe pensare che le zone piatte riflettano più intensamente, quasi fossero degli specchi, ma non è così: le zone piatte appaiono simili a macchie, sono i mari di Galileo, e sono costituiti da rocce laviche scure, che assorbono la maggior parte della luce solare, riflettendone soltanto una minima porzione (il 7%). Le regioni montagnose, invece, hanno una composizione petrografica diversa, più chiara, due o tre volte più riflettente.
La luce tenue della Luna ha avuto fantasiose spiegazioni.
Nella mitologia polinesiana, la responsabilità del pallore della Luna è attribuita a Tangaroa, il dio del mare; sembra che avesse trattenuto a lungo l'astro in mare, lontano dal cielo, tanto che questa cominciò a decomporsi.
Tra i popoli aborigeni
dell'Australia centrale si narra di due spiriti ancestrali
(Kuzukadi, iguana bianca, e Mumba, iguana
nera, ma chiamati collettivamente Wati-kutjara) vissuti nel
remoto periodo noto come tempo del sogno, durante il
quale crearono le piante, gli animali e gli elementi sacri del
paesaggio.
Kulu, l'uomo della Luna, splendente come il Sole, si imbatté in
alcune giovani donne che cominciò a perseguitare.
Le loro grida risvegliarono Wati-kutjara, che corsero in loro
aiuto e uccisero Kulu con i loro boomerang magici. Kulu cadde in
una pozza d'acqua: ecco spiegato il pallore della Luna.
I miti papua spiegano la debolezza
della Luna con la sua nascita prematura.
Narra il mito che un uomo, zappando l'orto, trovò un dischetto
scintillante e lo raccolse, ma per lo stupore se lo lasciò
sfuggire di mano ed esso salì in cielo.
Ciò significa che quella scoperta prematura impedì alla Luna di
crescere adeguatamente e acquisire più forza.
Uno dei fenomeni più evidenti che riguarda la Luna sono le fasi lunari, le quali sono dovute alle varie posizioni che il nostro satellite assume, nel corso della sua rivoluzione, rispetto alla Terra e rispetto al Sole.
Le fasi lunari si succedono ogni mese via via che la Luna orbita intorno alla Terra;
vediamo così differenti percentuali del suo lato illuminato
Siccome il corpo era evidentemente sempre lo stesso, alcuni popoli spiegarono i vari mutamenti (Luna piena, falce di Luna, Luna oscura) con volti diversi della stessa divinità.
Tra i sumeri il dio della Luna era chiamato Sin, nome connesso alla Luna crescente, Nanna quando era rappresentato dalla Luna piena e Asimbabbar, ai primi bagliori di luce all'inizio di ogni ciclo lunare.
Nell'antica Grecia era Ecate la dea della Luna. Era rappresentata con tre teste, una di leone, una di cavallo ed infine una di cane.
Tra i boscimani il Sole scaccia via la Luna col suo coltello, e per questo essa cala, ma poi essa torna ad arrotondarsi come una pancia, simbolo di fecondità.
Molte culture stabiliscono connessioni tra la Luna ed il mondo animale e vegetale, in particolare tra il ciclo lunare ed il ciclo mestruale e successivamente una stretta relazione con la sfera sessuale. A volte la Luna è un essere maschile che presiede le mestruazioni (Sud America, Australia, Polinesia, Indonesia), altre volte è un essere femminile ed altre ancora bisessuale (Nord America, Africa, testi orfici).
Nella cultura europea, ma anche nelle culture primitive, si trova una valenza vegetale alla Luna, messa in relazione alla crescita delle piante; le credenze popolari sugli influssi della Luna nelle attività agricole hanno radici antichissime, che accomunano sotto la giurisdizione lunare il controllo delle piogge, la fecondazione del bestiame, le semine, le mestruazioni, l'esito della gestazione.
In Rhodesia si combatteva la siccità seppellendo una vergine ai piedi di un albero, sacrificio che avrebbe indotto la Luna a promuovere piogge abbondanti.
Idee simili si trovano in Australia, in Sudafrica ed in Europa: per esempio in Serbia si propiziava la pioggia facendo correre ragazze nude nelle sere di Luna piena.
In Italia il taglio degli alberi e la potatura generalmente si fanno con la Luna calante nella convinzione che allora la linfa affluisca di meno all'interno delle piante. La semina è spesso associata al novilunio. Il travasamento e l'imbottigliamento del vino alla Luna calante.
L'azione della Luna sul mondo animale è dimostrata soprattutto nel caso di alcune specie di animali marini la cui maturità sessuale risulta collegata alle maree e alla luce lunare.
Nel Ceratocephale osawai, un nereide comune nei mari del Giappone, la fecondazione avviene di solito durante il plenilunio ed il novilunio (sigizie). Le uova di un anellide, l'Amphitrite ornata, maturano durante le sigizie di giugno, luglio e agosto. La Convoluta roscoffensis si feconda durante le maree sigiziali di primavera. La Nereis limbata compie i suoi riti nuziali soltanto in assenza di Luna tra giugno e settembre.
Molto spesso alcune divinità, nelle culture più progredite, sono simultaneamente in relazione con la Luna da una parte e con la vegetazione e la fecondità dall'altra (Cerere a Roma, Demetra in Grecia, Cibele in Frigia, Iside in Egitto).
L'orbita lunare e l'orbita terrestre giacciono su due piani leggermente inclinati che si intersecano in due punti (i nodi) congiunti dalla cosiddetta linea dei nodi. Solo lungo questa linea si può avere il perfetto allineamento tra Sole, Terra e Luna e la casualità che i dischi del Sole e della Luna appaiano della stessa grandezza apparente (è un gioco di prospettiva) dà le eclissi, di Luna o di Sole.
Nella eclissi di Sole, distinguiamo le eclissi totali (se la luna è in perielio) ed eclissi anulari (se la luna è in afelio).
In molti paesi del mondo, l'eclisse è spiegata con un animale o un essere mitico che tenta di divorare l'astro (Eschimesi, Nord e centro America, Africa) e in genere si reagisce provocando rumori per spaventarlo e quindi allontanarlo.
Tra gli aborigeni australiani, una eclisse di Sole era interpretata come l'unione tra la Luna-uomo e il Sole-donna.
Un importante collegamento viene
poi istituito tra la Luna ed il calendario, dovuto principalmente
alla evidente periodicità. La regolare celebrazione di novilunio
e plenilunio rappresentò per molti popoli un riferimento cardine
per il computo del tempo.
Esistono ancora oggi calendari lunari (maomettano), e lunisolari,
che cercano di far coincidere i mesi con le lunazioni e le
stagioni solari (ebraico).
Il nome
Nella cultura occidentale ciò che ci porta più indietro nel tempo alla scoperta della Luna è quasi certamente il nome stesso che diamo al nostro satellite.
La parola Luna deriva dall'antichissima radice indoeuropea leuk, che significa splendere ed è passata nel greco leucos, lucente, chiaro, bianco (pensiamo ai leucociti, i globuli bianchi), e poi nel latino lux, luceo, lumen. Luna sta quindi per la luminosa.
A noi però la parola giunge attraverso la mediazione della mitologia.
A Efeso il satellite, divinizzato come dea della fecondità dotata di cento mammelle, veniva adorata con il nome di Diana o di Lucina. Dalla sincope di Lucina è derivato il nostro Luna.
Analoga l'origine del nome greco della Luna: Selene. Deriva da selas, che significa splendore, fiamma.
Anche il tedesco Mond e l'inglese Moon vengono dal nome di una divinità, la barbarica Men, identificata con la Luna in Frigia (Asia Minore), donde anche la nostra parola mese.
Gli etnologi, passando in rassegna
civiltà di tutti i tempi e di tutte le latitudini, sono riusciti
a contare ben 1008 appellativi della Luna.
Un'ultima curiosità: la Licantropia
Licantropo è un termine greco che significa uomo lupo.
Infatti è proprio in Grecia, in
Arcadia per l'esattezza, che ebbe origine la leggenda. Il re
d'Arcadia, Licaone fu trasformato in lupo da Giove per aver
sacrificato un bimbo sull'altare.
Lo storico greco Pausania ci riferisce che ai suoi tempi gli
abitanti dell'Arcadia adoravano il dio lupo e che in tutta la
regione circolavano tremende storie di licantropi.
Anche a Roma (dove si venerava la lupa di Romolo e Remo) esisteva la credenza del lupo mannaro; nel Satyricon di Petronio si legge l'episodio di un soldato che si trasforma. La parola latina per lupo mannaro è versipellis (cambiapelle) in quanto si riteneva che all'interno del corpo dell'uomo lupo crescesse il folto pelo della belva, e che perciò gli bastasse rivoltarsi come un guanto per ottenere la metamorfosi. Si narra anche che, nel periodo durante il quale Romolo e Remo vivevano insieme al branco di lupi, essi si siano più volte uniti alle femmine del gruppo dando origine a esseri in parte umani ed in parte lupi, caratteristica tramandata nelle generazioni successive.
La licantropia è in realtà una forma di follia per cui il malato si vede trasformato in lupo e ne imita la abitudini, ululati compresi.
Bibliografia
Bianucci P., La Luna, Firenze, Giunti, 1999.
Cotterell A., The Illustrated Encyclopedia of Myths and Legends, Marshall, 1989.
Scossiroli R.E., Elementi di ecologia, Bologna, Zanichelli, 1984.
Il Sole sta scendendo a ovest,
risplende la stella della sera,
gli uccelli sono zitti nei loro nidi,
la Luna, come un fiore
nell'alto pergolato del cielo,
con silenziosa gioia
siede e sorride alla notte
William Blake
Monografia n.53-2000/12
Torna alla Home Page di Testi & Trattati