di Marco Marchetti
M 51 (NGC 5194) : The
Whirlpool Galaxy
Prefazione
In astronomia (e non solo)
molto spesso si ha a che fare con numeri molto grandi.
Ad esempio la distanza Terra-Sole è 150.000.000 chilometri, la
massa della Terra è circa 6.000.000.000.000.000.000.000.000
chilogrammi e il numero di particelle presenti nelluniverso
è stimato in:
1.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.
È evidente che numeri
così grandi sono complessi da maneggiare e limitano la chiarezza
e la semplicità dellesposizione. Per questi motivi in
genere si utilizza una forma più compatta, detta notazione
esponenziale, che consiste nellesprimere questi numeri
in termini di potenze di dieci.
Prendiamo ad esempio il numero 1.000; in matematica esso può
essere espresso sotto la forma 10x10x10 cioè 103 dove
il numerello in alto a destra, detto esponente,
rappresenta il numero di zeri a destra dellunità. Usando
questa tecnica abbiamo che la distanza Terra-Sole è 1.5x108
chilometri, la massa della Terra è circa 6x1024
chilogrammi e il numero di particelle presenti nelluniverso
è stimato in 1078.
La notazione esponenziale può essere usata con successo anche
per esprimere numeri molto piccoli.
Ad esempio un millesimo è uguale a 1/1000 cioè a 1/(10x10x10)
oppure 1/103 che in matematica si esprime con 10-3.
Le usuali unità di misura
di lunghezza, metro e chilometro, così frequentemente usate in
ambito terrestre risultano troppo piccole per potere essere
utilizzate in maniera efficace anche in astronomia.
Ad esempio la distanza della stella più vicina al Sole è 40
mila miliardi di chilometri (4x1013 km); di
conseguenza gli astronomi hanno introdotto alcune unità di
misura molto più grandi che meglio si adattano alle enormi
distanze astronomiche.
La tabella che segue vuole essere una piccola guida per meglio
orientarsi fra le unità di misura di lunghezza più utilizzate
in astronomia.
Metro simbolo m. Distanza fra due tacche incise su un campione di platino-iridio gelosamente conservato a Sevres, presso Parigi, corrispondente alla quarantamilionesima parte del meridiano terrestre. Questa definizione ufficiale del metro è obsoleta dal 1960 ma è quella di più facile comprensione per i non addetti ai lavori.
Es. altezza dello scrivente: 1.86 m
MULTIPLI
Chilometro simbolo Km. Equivalente a 1.000 metri.
Es. distanza Ravenna-Rimini: 50 chilometri
Es. distanza media Terra-Luna 384.000 Km
Unità Astronomica simbolo ua. Distanza media Terra-Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri, molto utilizzata nell'ambito del sistema solare.
Es. distanza di Venere dal Sole: 0.7 ua
Anno Luce simbolo al. Distanza percorsa dalla luce in un anno viaggiando alla velocità di 299.792,458 km/s, pari a circa 9.4607 miliardi di chilometri. È l'unità di misura più famosa ed utilizzata nella divulgazione astronomica.
Es. distanza della stella più vicina al Sole: 4 al
Parsec simbolo pc. Distanza dalla quale lunità astronomica sottende un angolo pari a 1 secondo darco, equivalente a 3,2616 anni luce. È molto utilizzata, insieme ai suoi multipli, dagli addetti ai lavori per motivi tecnici.
Es. distanza della stella più vicina al Sole: 1.22 pc
KiloParsec simbolo Kpc. mille (103) parsec.
Es. distanza della stella Deneb: 0.5 Kpc
MegaParsec simbolo Mpc. 1 milione (106) di parsec.
Es. distanza della galasia di Andromeda: 0.7 Mpc
GigaParsec simbolo Gpc. 1 miliardo (109) di parsec.
Es. dimensioni delluniverso osservabile: 4.2 Gpc
.
.
.
Hic sunt leones (per ora).
Introduzione
Questo è un viaggio ai confini dello spazio e del tempo per cercare di conoscere l'universo in cui viviamo. Partiremo dal cielo stellato, che non ho mai esitato a definire lo spettacolo più bello del mondo, e con un balzo ci troveremo proiettati nell'affascinante mondo delle galassie, le strutture più grandi e maestose che popolano il cosmo. Il movimento di queste gigantesche isole cosmiche ci fornirà la chiave per comprendere come l'universo è nato, come si è evoluto fino ad oggi e quale potrà essere il suo destino futuro; in questo modo, oltre che nello spazio, il nostro viaggio avverrà anche nel tempo.
Questo stretto legame fra
spazio e tempo è una delle questioni più affascinanti ed
intriganti dell'astronomia: tutto ruota attorno al fatto che la
luce si propaga con una velocità finita, molto grande (circa 300
mila Km al secondo) ma pur sempre finita. La velocità della luce
può sembrare enorme quando la si paragona con le velocità con
cui abbiamo a che fare tutti i giorni sulla Terra ma quando
usciamo dal nostro piccolo e angusto mondo e ci avventuriamo fra
le stelle ci accorgiamo che la luce non sembra poi così veloce.
Infatti se da un lato la luce impiega frazioni infinitesime di
secondo per percorrere distanze tipiche terrestri (per esempio la
distanza Ravenna-Roma in un millesimo di secondo) dall'altro può
impiegare minuti, anni, milioni di anni o addirittura miliardi di
anni per percorrere distanze in ambito astronomico.
Vediamo così che la luce impiega 8 minuti e 17 secondi per
percorrere la distanza che ci separa dal Sole, 300 anni per
percorrere la distanza che ci separa dalla Stella Polare e 12
miliardi di anni per percorrere la distanza che ci separa dagli
oggetti più lontani che si conoscono. Questo vuol dire che
quando osserviamo il Sole noi lo vediamo non come è in questo
momento ma come era 8 minuti e 17 secondi fa poiché tale è il
tempo impiegato dalla luce per arrivare dal Sole fino a noi;
analogamente noi vediamo la Stella Polare come era 300 anni fa e
gli oggetti più lontani che si conoscono come erano 12 miliardi
di anni fa.
In altre parole più ci spingiamo avanti nello spazio e più torniamo indietro nel tempo e un viaggio nello spazio si trasforma necessariamente in un contemporaneo viaggio nel tempo.
La Galassia
L'elettricità è sicuramente una delle più grandi invenzioni di tutti i tempi; purtroppo un uso distorto e sconsiderato di questa preziosa fonte di energia ha portato ad una illuminazione diffusa e generalizzata di città, periferie, campagne e perfino montagne con la conseguente lenta e inesorabile scomparsa delle stelle. Il cielo stellato, che ha accompagnato l'uomo durante tutti i millenni della sua storia e tutti i milioni di anni della sua preistoria, è diventato per moltissime persone un lontano ricordo.
Ma noi non ci perderemo d'animo. Infatti un cielo abbastanza buono è ancora visibile dalle nostre colline ed è lì che idealmente ci dirigeremo per iniziare il nostro viaggio poiché il cielo stellato è il ponte naturale che collega la Terra, il nostro piccolo pianeta, con il resto dell'universo.
Il cielo che troviamo al nostro arrivo è solo una pallida copia dello spettacolo cui potremmo assistere in condizioni ideali; infatti in una notte limpida, senza Luna e soprattutto senza luci sono visibili ad occhio nudo circa 6.000 stelle (divise a metà fra emisfero boreale ed australe). Le stelle sono corpi analoghi al nostro Sole e se ci appaiono cosi piccole è perchè si trovano a distanze immensamente grandi. Basti pensare che la stella più vicina al Sole, la stella più luminosa della costellazione del Centauro, si trova ad una distanza di 4 anni luce, pari a circa 40 mila miliardi di chilometri (4x1013), percorribile in automobile a 100 Km/h in poco meno di 45 milioni di anni.
Tutte le stelle che noi
vediamo ad occhio nudo insieme a miliardi di altre che non
riusciamo a percepire poiché troppo lontane o troppo fioche, si
trovano all'interno di un gigantesco agglomerato che si chiama
Galassia. La Galassia ha una forma che ricorda vagamente quella
di una lente; se potessimo osservarla in pianta vedremmo una
specie di gigantesca ruota cosmica con un nucleo molto luminoso e
giganteschi bracci a spirale che partendo dal nucleo si snodano
verso la periferia. Le dimensioni sono impressionanti: un
diametro che si aggira intorno ai 100 mila anni luce e uno
spessore che, in corrispondenza del nucleo, raggiunge i 20 mila
anni luce; al suo interno, insieme a gigantesche nubi di polveri
e gas, trovano posto circa 100 miliardi di stelle.
Il Sole si trova in una zona periferica, in corrispondenza di un
braccio a spirale, situata a circa 30 mila anni luce dal centro.
Osservato da Terra il centro della Galassia si trova in direzione della costellazione del Sagittario; dal momento che la Galassia ha uno spessore piccolo rispetto al suo diametro (in altre parole è schiacciata), è chiaro che se noi osserviamo il cielo stellato in direzioni lontane dal centro galattico noi vedremo relativamente poche stelle. Ma quando osserviamo il cielo in direzione del Sagittario, cioè in direzione del centro della Galassia, noi vedremo la luce di miliardi e miliardi di stelle tutta concentrata in una fascia che attraversa il cielo: la Via Lattea. Purtroppo la Via Lattea, essendo composta da luce molto tenue, è stata la prima a fare i conti con l'inquinamento luminoso ed è praticamente sparita dai nostri cieli.
Isole cosmiche
Come è facile intuire, la
Galassia non è l'unica presente nel nostro universo.
Se potessimo osservare il cielo da una zona situata dall'altra
parte della Terra, per esempio dal Sud Africa oppure dalla Nuova
Zelanda, ci accorgeremmo della presenza di due chiazze luminose
che sembrano pezzi esterni di Via Lattea: sono le Nubi di
Magellano, così chiamate in onore del grande navigatore
portoghese Ferdinando Magellano che primo circumnavigò il globo
terrestre.
Le Nubi di Magellano sono due piccole galassie di forma
irregolare che accompagnano la nostra Galassia nel suo viaggio
nel cosmo; in altre parole sono due galassie satelliti allo
stesso modo in cui la Luna è satellite della Terra.
La Grande Nube di Magellano, più estesa della sua compagna, si trova a circa 170 mila anni luce dalla Terra mentre la Piccola Nube dista circa 200 mila anni luce.
La prima galassia esterna alla nostra la troviamo a più di due milioni di anni luce dalla Terra. Durante il periodo che va da ottobre a marzo è possibile ammirare alta nel cielo, in direzione Nord Est, la costellazione di Cassiopea, un gruppo di cinque luminosissime stelle che si trovano dalla parte dell'Orsa Maggiore rispetto alla Stella Polare. Nei pressi del confine con la vicina costellazione di Andromeda è possibile scorgere ad occhio nudo un curioso oggetto che assomiglia ad una debole macchia luminosa di forma allungata.
Osservata con
un piccolo telescopio amatoriale la nuvoletta si mostra in
maniera più nitida e marcata con la parte centrale, cioè il
nucleo, decisamente più brillante; le immagini ottenute con i
più grandi telescopi sono mozzafiato: la nuvoletta si trasforma
in uno spettacolare sistema a forma di disco, visto leggermente
di profilo, con un luminosissimo nucleo e giganteschi bracci a
spirale che pullulano di centinaia di miliardi di stelle.
In altre parole una bellissima galassia a spirale quasi del tutto
identica alla nostra: la galassia di Andromeda, uno degli oggetti
più noti ed amati dagli appassionati del cielo. La galassia di
Andromeda dista dalla Terra 2,3 milioni di anni luce, una
distanza veramente impressionante.
Al di là della galassia
di Andromeda troviamo galassie a perdita d'occhio. Avendo a
disposizione un telescopio sufficientemente potente, in qualunque
direzione lo si punti in cielo, esso ci mostrerà decine,
centinaia e in certi casi migliaia di galassie con una varietà
di forme, strutture e dimensioni veramente impressionante.
Una classificazione molto grossolana vede le galassie
distinguersi in: galassie a spirale (come la nostra e quella di
Andromeda), galassie ellittiche (come quella denominata M87 nella
costellazione della Vergine dal cui nucleo emerge un gigantesco
getto luminoso) e galassie di forma irregolare (come le Nubi di
Magellano).
Tipologia e
classificazione delle galassie
Le galassie sono i mattoni
fondamentali che costituiscono l'universo in cui viviamo; se ne
conoscono circa 100 miliardi e le troviamo fino a distanze di 12
miliardi di anni luce.
Allo stato attuale delle conoscenze, il nostro universo può
quindi essere immaginato come un insieme di circa 100 miliardi di
galassie, separate da immensi spazi vuoti (si pensi ai due
milioni abbondanti di anni luce che separano la nostra galassia
da quella di Andromeda), ognuna delle quali composta dalla luce
di centinaia di miliardi stelle.
È altresì impressionante la stima del numero totale di stelle
presente nel nostro universo; supponendo che il numero medio di
stelle per galassia sia 100 miliardi otteniamo che nel cosmo sono
presenti circa 1022 stelle (cioè 100 miliardi di
stelle per galassia per cento miliardi di galassie, un numero che
si esprime con un 1 seguito da 22 zeri).
Concludiamo questo
paragrafo osservando che questo insieme di conoscenze è molto
recente; solamente 100 anni fa non si sapeva nulla di tutto ciò.
Infatti gli astronomi erano a conoscenza dell'esistenza della
nostra galassia ma non erano note né la sua forma e neppure le
sue dimensioni; inoltre era convinzione diffusa che la nostra
galassia rappresentasse l'intero universo poiché la vera natura
di oggetti come le Nubi di Magellano o la galassia di Andromenda,
osservati fin dall'antichità, era totalmente sconosciuta.
Solo a partire dal 1924, con l'introduzione dei più grandi e
moderni telescopi, gli astronomi hanno cominciato ad esplorare e
conoscere il mondo delle galassie e a farsi un'idea abbastanza
precisa dell'universo in cui viviamo.
L'espansione dell'universo e il Big Bang
Nel 1929, in un epoca in cui gli astronomi avevano appena iniziato a sbirciare al di là della nostra galassia, il grande astronomo americano Edwin Powell Hubble (1889 - 1953) annunciò una entusiasmante scoperta.
Da uno studio sulle
cinquanta galassie più vicine alla Terra emerse che tutte quante
mostrano un movimento di allontanamento dalla Terra con velocità
proporzionali alla distanza; in altre parole maggiore è la
distanza della galassia in questione e maggiore è la sua
velocità di fuga. Studi successivi portarono alla scoperta di un
numero sempre crescente di nuove galassie e gli astronomi
scoprirono che tutte quante erano soggette a questo movimento di
recessione.
Ci troviamo quindi di fronte a qualcosa che assomiglia ad un
fuggi fuggi generale; che cos'ha di così particolare la nostra
galassia da spingere tutte le altre ad allontanarsene?
Niente paura. La nostra è
una comune galassia a spirale, come tante altre nell'universo, e
non ha nulla di strano.
Il fenomeno dell'allontanamento collettivo delle galassie venne
subito correttamente interpretato come la prova sperimentale che
noi viviamo in un universo in espansione; in altre parole non
sono le galassie a muoversi all'interno dello spazio ma è lo
spazio stesso che, dilatandosi a forte velocità, trascina con
sé le galassie.
Per capire bene questo
importantissimo fenomeno ricorriamo ad un esempio molto
istruttivo.
Supponiamo che il nostro universo sia paragonabile alla
superficie di un palloncino (come quelli trattenuti da un filo
legato alla mano dei bambini) sulla quale siano state disegnate
tante macchioline nere che corrispondono alle galassie;
supponiamo inoltre che ad un certo istante qualcuno cominci a
soffiare dentro al palloncino. Il palloncino si gonfia, cioè si
espande, ma la singola macchiolina scura non si accorge di tutto
ciò e vede tutte le altre che si allontanano da lei con
velocità proporzionali alla distanza. Analogamente la singola
galassia non si accorge che lo spazio gli si sta gonfiando sotto
i piedi; lo può solo dedurre osservando le altre galassie che si
allontanano con velocità crescenti con la distanza. L'espansione
dell'universo fa sì che ogni galassia veda tutte le altre
allontanarsi da essa con velocità crescenti con la distanza.
Quindi noi viviamo in un universo dinamico che si sta espandendo. Questa scoperta fu per certi versi abbastanza choccante poiché era convinzione diffusa, anche da parte di scienziati autorevoli come Albert Einstein (1879 - 1955), che il nostro universo fosse statico.
Se l'universo si sta
espandendo vuol dire che in passato doveva essere più piccolo
(si ricordi sempre l'esempio del palloncino); andando sempre più
indietro nel tempo noi troveremo un universo sempre più piccolo
fino a quando tutta la materia e tutta l'energia oggi presenti si
trovavano concentrate in un volume molto piccolo.Questi sono i
presupposti sui quali si basa la famosa teoria del Big Bang (il
Grande Scoppio); secondo questa teoria l'universo nacque a
partire da una specie di grande esplosione (il Big Bang) durante
la quale si formarono tutta la materia e l'energia presenti
attualmente.
L'espansione dell'universo è ciò che rimane di quell'antica
esplosione.
Conoscendo il tasso
attuale dell'espansione non dovrebbe essere difficile calcolare
quanto tempo fa avvenne il Big Bang. Però le cose non sono così
semplici; infatti è logico aspettarsi che l'espansione
dell'universo in passato dovesse essere più intensa rispetto ad
oggi poiché l'espansione viene continuamente rallentata dalla
gravità.
La gravità è una forza attrattiva; per rendersene conto basta
pensare al fatto che quando una mela si stacca dal ramo cade a
terra, cioè in direzione della supericie terrestre e non verso
lo spazio, perchè viene attratta dalla forza di gravità
esercitata dalla Terra. Quindi la gravità tende ad avvicinare la
galassie l'una all'altra mentre l'espansione tende ad
allontanarle.
L'intensità della gravità dipende da quanta materia è presente nell'universo; una prima grossolana stima si può effettuare contando il numero di galassie esistenti e moltiplicando questo numero per la quantità di materia mediamente contenuta in una galassia. Attenzione, però, che in questo modo noi calcoliamo solamente la quantità di materia visibile, cioè "illuminata"; ora gli astronomi sanno da molto tempo che l'universo è ricco di materia non visibile, cioè "non illuminata". Questa materia, che non riusciamo a vedere ma che sappiamo (in base a numerosi indizi) esistere, è stata chiamata materia oscura (dark matter in inglese) e la sua natura è ancora sconosciuta.
Le cose sono ulteriormente complicate da una recente (1998) ed importantissima scoperta che ha colto di sorpresa la maggioranza degli astronomi: l'espansione dell'universo, anziché rallentare, sta accelerando.
Questo vuol dire che nell'universo, oltre a materia visibile e materia oscura, è presente qualcos'altro: una forma di energia molto particolare che si comporta come una sorta di antigravità, cioè tende ad allontanare le galassie l'una dall'altra.
Questa energia è stata chiamata energia oscura (dark energy in inglese) e, come nel caso della materia oscura, la sua natura è del tutto ignota.
Secondo le ultime stime l'universo è composto dal 71,5% di energia oscura, dal 24% di materia oscura e un misero 4,5% di materia visibile (gas, stelle e pianeti). Lo studio dell'espansione dell'universo, tenuto conto dell'azione repulsiva dell'energia oscura e dell'azione attrattiva della gravità, ha portato alla conclusione che il Big Bang, cioè la nascita dell'universo, avvenne 13,7 miliardi. É molto sconsolante e frustrante osservare che la natura di più del 95% del contenuto dell'universo è completamente sconosciuta.
Il futuro dell'universo
Anche il destino futuro dell'universo dipende da questo tiro alla fune fra materia (oscura ed illuminata) ed energia oscura, cioè fra gravità ed espansione.
Se la gravità è sufficientemente intensa un giorno l'espansione si arresterà e invertirà il suo corso; la gravità prenderà il sopravvento e l'universo comincerà a contrarsi fino a ritornare di nuovo in uno stato analogo a quello del Big Bang. Questa situazione è stata chiamata Big Crunch (la Grande Implosione); il Big Crunch potrebbe essere il prologo di un nuovo Big Bang con relativa espansione e successivo Big Crunch: in questo caso si parla di universo ciclico.
Grafico del Big
Crunch
Al contrario, se la gravità è troppo debole l'espansione continuerà per sempre; le distanze fra le galassie aumenteranno continuamente fino a quando ogni galassia perderà di vista tutte le altre. Inoltre tutte le stelle si spegneranno e quando non ci sarà più materia per formare nuove stelle anche l'ultima stella si spegnerà lasciando l'universo freddo e buio. Inesorabile l'espansione continuerà all'infinito; questa situazione è stata chiamata Big Freeze (il Grande Raffreddamento). La scoperta dell'accelerazione dell'espansione ha portato un nuovo scenario: se l'accelerazione continuerà o, addirittura, si intensificherà, l'universo, in un futuro più o meno lontano, si lacererà e finirà letteralmente in pezzi (si ricordi ancora l'esempio del palloncino e si immagini che fine farebbe lo stesso palloncino se al suo interno venisse pompata aria con pressione sempre maggiore). Quest'ultimo scenario è stato chiamato Big Rip (il Grande Strappo).
Quale di questi scenari corrisponde alla realtà?
In altre parole, il nostro universo si espanderà per sempre oppure un giorno comincerà a contrarsi verso un catastrofico Big Crunch?
In altre parole ancora, la gravità è abbastanza intensa per essere in grado, in un futuro più o meno lontano, di arrestare l'espansione oppure no?
Non lo sappiamo. A prima vista, poichè l'espansione sta accelerando, verrebbe da pensare che il destino ultimo dell'universo sia il Big Rip. Non è detto che l'espansione continui ad accelerare anche in futuro. Infatti il comportamento dell'espansione dipende dalla natura dell'energia oscura che, come abbiamo visto, è ancora sconosciuta.
In principio
Può sembrare incredibile ma gli scienziati sono riusciti a ricostruire con precisione ciò che avvenne immediatamente dopo il Big Bang.
Dopo un secondo tutti gli
avvenimenti più importanti per quanto riguarda la creazione
dell'universo erano già avvenuti e il suo destino e la sua
evoluzione futura erano già stati scritti. Infatti in quel
brevissimo istante di tempo tutte le particelle che si sarebbero
poi aggregate in stelle e galassie avevano già fatto la loro
comparsa.
Però in quell'epoca l'universo era molto caldo e molto denso
poiché era ancora confinato in un volume ridottissimo; ma
l'espansione era già in atto e, man mano che il tempo passava,
l'universo diventava sempre più grande e freddo. Dopo 300 mila
anni a partire dal Big Bang l'universo era diventato abbastanza
freddo da permettere alla particelle di aggregarsi per formare i
primi atomi e dopo 300 milioni di anni l'aggregazione di questa
materia primordiale da parte della gravità portò alla
formazione delle prime stelle e delle prime galassie. Il resto è
storia nota.
Resta ancora da scoprire che cosa ha provocato il Big Bang e cosa c'era prima del Big Bang. Questo nessuno lo sa, almeno per ora. Infatti le leggi della fisica in nostro possesso sono molto potenti e ci consentono di indagare su quello che è successo in tempi molto vicini al Big Bang ma non sono ancora potenti a sufficienza per scoprire ciò che è successo durante le primissime infinitesime frazioni di secondo dopo il Big Bang.
Di conseguenza possiamo fare solo delle ipotesi.
L'ipotesi più logica e spontanea è quella di pensare che l'universo sia nato dal nulla (può sembrare strano ma è possibile!); in questo caso lo spazio e il tempo sarebbero stati creati con il Big Bang e non avrebbe alcun senso chiedersi che cosa c'era prima del Big Bang (sarebbe come chiedersi che cosa c'è a nord del Polo Nord).
D'altro canto il nostro universo potrebbe essere un universo di tipo ciclico in cui Big Bang e Big Crunch si alternano in una danza che potrebbe durare in eterno.
Negli ultimi anni ha però preso piede una teoria per certi versi molto affascinante. Il nostro universo non sarebbe l'unico esistente ma farebbe parte di una struttura molto più vasta, denominata multiverso, in cui continui Big Bang darebbero origine ad altrettanti universi. Il multiverso avrebbe un'estensione infinita ed una durata illimitata anche nel tempo. Dobbiamo comunque precisare che l'ipotesi del multiverso si basa più su considerazioni di tipo logico che su prove scientifiche.
Questi sono anni in cui le scoperte si susseguono con un ritmo incalzante e può darsi che il prossimo futuro possa riservarci qualche gradita sorpresa. Staremo a vedere.
Epilogo
Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio e ci sembra giusto dare al lettore che ha avuto la pazienza di seguirci fino a questo punto una piccola avvertenza.
Molte informazioni che abbiamo dato nel presente lavoro sono frutto di studi e di osservazioni realizzate negli ultimi dieci anni; è quindi possibile che in un futuro più o meno prossimo nuovi studi e nuove osservazioni, magari realizzate con strumenti più potenti ed evoluti di quelli attuali, possano fornirci un quadro della situazione completamente diverso.
L'inizio del nuovo millennio viene considerato da molti come l'epoca d'oro della cosmologia.
I telescopi sono sempre
più potenti e ci consentono di osservare zone dell'universo
sempre più lontane e quindi sempre più antiche; le galassie
più lontane che riusciamo ad osservare attualmente ci mostrano
l'universo com'era un miliardo di anni dopo il Big Bang.
Osservazioni sempre più sofisticate ci permetteranno di
verificare se la teoria del Big Bang è corretta o meno e i
fisici teorici di tutto il mondo sono al lavoro per cercare di
elaborare una teoria fisica abbastanza potente che ci consenta di
indagare su ciò che avvenne nei primissimi istanti che seguirono
il Big Bang che ancora mancano all'appello. Le sorprese
sicuramente non mancheranno.
- I quaderni di Oculus Enoc, 2010 -
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