di Franco Gàbici
Io sono Gagarin.
Per primo ho volato,
e voi volaste dopo di me.
Sono stato donato
per sempre al cielo, dalla terra,
come il figlio dell'umanità.
Con questi versi
Evgenij Aleksandrovic Evtuenko ricordò limpresa di
Yuri Alekseevic Gagarin, il primo cosmonauta della storia del
quale ricorrono questanno i cinquantanni della morte,
avvenuta tragicamente il 27 marzo del 1968.
Dopo i grandi successi degli Sputnik del 1957, lallora
Unione Sovietica dette una ulteriore dimostrazione della potenza
della sua tecnologia spaziale con limpresa di Yuri Gagarin
che il 12 aprile del 1961 effettuò a bordo di una
Vostok, chiamata Palla di cannone, il
primo volo orbitale attorno alla terra. Novanta minuti durò quel
volo, il tempo di una partita di calcio, e il nome di Gagarin
entrò di diritto nella storia dei grandi eroi del nostro tempo.
Gagarin, giovane maggiore dellaviazione che da poco aveva compiuto 27 anni, era stato selezionato per quella straordinaria impresa insieme ad altri piloti, ma nessuno era al corrente dei tempi della missione e nessuno sapeva chi di loro sarebbe salito a bordo della Palla di cannone. E infatti Gagarin scoprì che sarebbe stato lanciato nello spazio solamente alle prime ore di quel 12 aprile quando alle 5.30 venne scortato verso la rampa di lancio dove il razzo vettore A-1(V), un gigante di 38 metri, era pronto per lanciare la Vostok.
Erano le 9.07 (ora di Mosca) quando Gagarin, dopo aver pronunciato il famoso Andiamo!, venne sottoposto a una accelerazione cinque volte superiore alla accelerazione di gravità (9.8 m/sec2) che lo portò su unorbita i cui parametri variavano da un perigeo di 181 chilometri a un apogeo di 327 chilometri. [ Le comunicazioni con il centro di controllo furono regolari ] Alla velocità record di quasi 28 mila Km/h percorse lorbita in 89,1 minuti e atterrò alle 10.55 presso un villaggio della regione di Saratov in un campo che ancora recava i segni del crudo inverno sovietico.
La Tass, senza enfatizzare la notizia, annunciò il volo di Gagarin con un laconico comunicato con il quale si diceva che un uomo stava orbitando attorno alla terra e che il primo cosmonauta della storia era un cittadino dellUnione Sovietica. E a riprova della notizia comunicava anche la frequenza sulla quale i radioamatori di tutto il mondo avrebbero potuto sintonizzarsi per ascoltare in diretta il dialogo fra Gagarin e la base.
Gagarin, che indossava una tuta color arancione, era in posizione supina di fronte a un grande oblò dal quale vide la nostra terra galleggiare come se fosse sospesa nello spazio. È bellissima la terra, scrisse Gagarin, La vedevo circondata da unaureola azzurra, e facendo scorrere lo sguardo fino al cielo passavo dallazzurro al blu, al turchese, violetto e alla notte fonda.
Due giorni dopo un milione di persone accorse nella Piazza Rossa di Mosca lo avrebbe accolto come un eroe.
Pochi anni prima del fantastico volo di Gagarin, al festival di Sanremo il nostro Domenico Modugno aveva lanciato la sua Volare, quasi una canzone manifesto che sembrava annunciare i grandi ottimismi degli anni del boom e volare nel blu dipinto di blu diventò per incanto una splendida realtà.
Ma per uno strano gioco del destino anche il mito dellIcaro moderno trovò inaspettatamente le sue ali di cera.
E proprio alla vigilia
dello sbarco di Neil Armstrong sulla Luna, Yuri Gagarin durante
un normalissimo volo di esercitazione su un MiG-15 precipitò a
causa di un guasto meccanico.
Accanto a lui era Vladimir Sergheievic Sereghin, direttore
delladdestramento dei cosmonauti.
I due piloti, per evitare che laereo piombasse su un
villaggio, restarono a bordo fino allultimo e non fecero in
tempo a mettersi in salvo.
Era il 27 marzo del 1968. Yuri Gagarin, luomo che aveva vinto la gravità, moriva fra i rottami di un vecchio aereo.
Scrive ancora Evtuenko:
Sulla terra mi
sono schiantato,
quella che per primo ho visto tanto piccola,
e la terra non me l'ha perdonata.
Ma io perdono la terra,
sono figlio suo, in spirito e carne,
e per i secoli prometto
di continuare il mio volo.
La fine di Gagarin potrebbe indurre semplicistiche letture emblematiche dietro le quali, però, è possibile cogliere una riflessione sulla grandezza e fragilità delluomo.
- dall' Almanacco del Planetario 2018 -
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