LA NASCITA DELLE COSTELLAZIONI ANTICHE
di Agostino Galegati

L’Astronomia può essere definita la Madre delle Scienze per la sua antichità; infatti, le prime attività scientifiche che la razza umana ha intrapreso di cui abbiamo conoscenza riguardano appunto l’osservazione del cielo e le prime osservazioni celesti possono essere fatte risalire a molti millenni prima della nascita di Cristo; questa datazione così antica è possibile sia grazie alla scoperta di manufatti a tema astronomico sia per le tradizioni orali ereditate col passare del tempo.

La parte ovest della Scozia, ad esempio, è particolarmente ricca di siti megaliti così come l'Inghilterra (ad esempio Stonehenge e Woodhenge)  in cui è stato possibile individuare particolari orientazioni di tipo astronomico ed a questo periodo (molte migliaia d’anni prima di Cristo), forse, possono essere fatti risalire i primi sforzi da parte dell’uomo di raggruppare le stelle in costellazioni.

Le stelle di una costellazione non hanno in genere una connessione l’una con l’altra se non ovviamente il fatto di essere all’apparenza alla stessa distanza e direzione da noi e questi gruppi sono molto differenti secondo le varie tradizioni che prendiamo in considerazione: greco-latina, Sumero-Babilonese, cinese e sono diverse le domande che necessitano una risposta riguardo ai primi disegni di costellazioni: dove sono nati, quando sono nati e perché sono nati.

Le costellazioni che conosciamo noi ci sono state tramandate dalla tradizione greca classica ma si pensa in realtà che esse siano molto più antiche e provenienti originariamente dalla Mesopotamia e quindi dalla tradizione sumero-babilonese.

Pur essendo incompleti e spesso difficili da tradurre con sicurezza i testi scoperti sembrano in ogni modo essere sufficienti a mostrarci un quadro generale su come sumeri e babilonesi vedevano il cielo.

In Mesopotamia convivevano due tipi di tradizioni di costellazioni che si svilupparono contemporaneamente ma avevano differenti propositi.

  1. La tradizione “divina” identificava animali nobili e figure divine nelle costellazioni, e quindi per motivi religiosi, specialmente nello zodiaco; queste erano le figure rappresentate come pittografie nell’arte mesopotamica.
  2. La tradizione del calendario agreste identificava contadini e animali nel cielo per fornire un calendario annuale ai contadini.

Molte costellazioni appartengono ad entrambe le tradizioni, ma solo le costellazioni zodiacali e quelle ad esse collegate provenienti dalla tradizione divina sono state esportate in Occidente.

Lo sviluppo storico può essere suddiviso in sei fasi:

  1. Fase dell’antica pittografia (3200-2100 a.C.)
  2. Fase della pittografia delle pietre di confine (1350-1000 a.C.)
  3. La fase “Tre stelle ognuna” (³ 1100 a.C.)
  4. La fase MULAPIN 1100-700 a.C. Queste ultime due fasi forniscono i “libri di testo” delle costellazioni perché sono le prime testimonianze scritte che includono la tradizione del calendario agreste. Le liste MULAPIN sono le più complete ed accurate e forniscono anche le associazioni che erano condivise tra le due tradizioni e questo fatto ci permette anche di interpretare l’iconografia della tradizione divina.
  5. La fase dei diari astrometrici (750 – 60 a.C.). Astronomia ed astrologia procedono assieme; le prime registrazioni regolari del moto dei pianeti erano usate per gli oroscopi. A questo periodo risalgono le prime figure delle costellazioni mesopotamiche: lo zodiaco Seleucido e di Dendera.
  6. La trasmissione ai greci delle costellazioni zodiacali ed agli arabi di quelle agresti.

I due zodiaci sopraccitati contengono le illustrazioni delle costellazioni zodiacali più i quattro animali parazodiacali (Corvo, Serpente, Aquila, Pesce Australe)

Lo zodiaco Seleucido era composto di una serie di 12 tavolette d’argilla rappresentanti i 12 segni zodiacali per l’astrologia.

Lo zodiaco di Dendera è l’unica mappa completa del cielo antico che abbiamo e risale ai primi secoli a.C. in Egitto. Esso mostra lo zodiaco classico circondato dalle altre costellazioni egizie, ma le figure non sono ancora quelle tipiche della tradizione greco-latina; bensì questi due zodiaci sono uguali tra loro e sono identici alle pittografie delle pietre di confine risalenti a circa 2000 anni a.C.; quindi lo zodiaco di Dendera può essere considerato la una copia completa dello zodiaco mesopotamico.

Tra le grandi civiltà mesopotamiche dobbiamo ricordare i sumeri che già intorno al 3200 a.C. cominciarono a produrre una ricca tradizione artistica.

Sono soprattutto i sigilli l’aspetto più interessante di questo periodo perché mostravano scene mitologiche riprodotte anche nel loro cielo come ad esempio il combattimento del leone col toro che rappresentava il cambiamento di stagione. Leoni e tori insieme con lo scorpione sono i soggetti più rappresentati in questo periodo e spesso erano raffigurati circondati da stelle e quindi questi sigilli volevano rappresentare il Leone, il Toro e lo Scorpione come costellazioni. Queste tre costellazioni tra il 4400 ed il 2200 a.C. contenevano tre dei quattro punti cardinali celesti, il quarto segno per i sumeri era l’Ibex che era formato da stelle dei nostri Acquario, Capricorno e dalla testa di Pegaso.

Queste costellazioni contengono tutte stelle di prima magnitudine (Aldebaran, Regolo, Antares, Fomalhaut), molto vicine alla posizione dei punti cardinali, che furono poi chiamate stelle Reali in Persia anche se Fomalhaut era invisibile perché troppo a sud in quel periodo a quelle latitudini e probabilmente Altair era usata al suo posto e questa potrebbe essere l’origine dell’Aquila come altra costellazione Reale.

Per i Sumeri il Toro era il “Toro del Cielo” ed indicava l’equinozio di primavera e l’inizio del nuovo anno, la sua testa erano le Iadi compresa Aldebaran. La nostra costellazione del Toro mostra solamente la parte anteriore dell’animale, in Mesopotamia la posizione era diversa, con le Pleiadi a formare il corno superiore e la catena di stelle di pi Ori il corno inferiore.

Il Leone indicava il solstizio estivo, Regolo era chiamata Sharru (il re) dai Babilonesi.

Lo Scorpione indicava l’equinozio d’autunno. All’inizio era più grande nel cielo; infatti, le stelle della Bilancia formavano le chele dell’animale. Questa separazione risale a circa 2000 anni a.C. ed è rimasta anche ai giorni nostri.

Queste costellazioni sono tra le poche ad essere rimaste invariate anche nei cataloghi successivi.

Al 2500 a.C. sono fatti risalire altri sigilli scoperti in Iran molto interessanti contenenti figure astronomiche come ad esempio un dio cacciatore in piedi su cani armato di arco e frecce (prototipo del Sagittario?), una figura che tiene in mano due fiumi (l’Acquario?), una figura che tiene in mano due serpenti (Ofiuco? Idra?). Questi forse sono i primi esempi di iconografia dello zodiaco e provengono da Elam che è la città rivale di Sumer.

I primi cataloghi “Tre stelle ognuna” catalogano le Pleiadi, il Leone, lo Scorpione e l’Acquario come “Stelle di Elam” mentre le Stelle di Akkad e di Amurru contengono poche altre costellazioni zodiacali (Gemelli, Bilancia e Cancro) che possono essere esempi di costellazioni della tradizione “agreste”; quindi è possibile che lo zodiaco sia nato ad Elam piuttosto che a Sumer.

Il sigillo di Adda invece contiene il maggior numero di rappresentazioni divine che sono rappresentate anche nel cielo:

Ea dio buono della Terra e della vita rappresentato con due fiumi che gli escono dalle braccia, divenne l’Acquario ed i suoi simboli formarono altre costellazioni: capricorno (la capra marina di Ea), il Campo (il nostro Pegaso), il Pesce Australe e forse i Pesci e l’Ariete (dalla forma del bastone di Ea).

Ishtar regina degli dei e dea dell’amore, della fertilità e della guerra e era rappresentata armata ed accompagnata da leoni, più tardi il suo simbolo astrale rimane il solo Venere ma potrebbe essere anche l’origine del Leone, della Vergine e della Freccia (il nostro Cane Minore).

Un dio cacciatore non identificato armato di arco che potrebbe essere il Sagittario.

Il Dio-Sole Shamash rappresentato come un uomo barbuto con raggi uscenti dalle spalle armato di coltello con cui si apre la via dall’orizzonte est.

Attorno al 1350 a.C. a Babilonia per far rispettare i confini delle varie proprietà cominciarono ad essere usate delle pietre chiamate Kudurrus su cui erano incise maledizioni che avrebbero colpito chi non rispettava questi confini ma erano decorate con simboli divini che corrispondevano a pianeti (Marduk-Giove, Nabu-Mercurio, Nergal-Marte e Ninurta-Saturno) e costellazioni (Toro, Leone, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, probabilmente Ariete e Vergine e precursori dei Pesci e dei Gemelli). Gli originali di questi kudurrus venivano conservati nei templi come una sorta di ex-voto per avere la benedizione dei vari dei e quindi un buon raccolto.

Il cielo per i Babilonesi era suddiviso in tre parti:

  1. La parte settentrionale era la Strada di Enlil, dio dell’aria e delle forze della natura.
  2. La fascia zodiacale era la Strada di Anu, padre di tutti gli dei.
  3. La parte meridionale era la Strada di Ea.

Importanti iconografie da queste pietre sono anche l’uccello che cammina (Papsukal) identificato con la nostra costellazione di Orione, Shala dea della fertilità (la Vergine), Dumuzi, dio della fertilità (Ariete).

Il primo catalogo stellare babilonese è il cosiddetto “Tre stelle ognuno” o sistema a 36 stelle. È stato scritto su tavolette circolari risalenti circa al 1100 a.C. Questo catalogo contiene molte costellazioni agresti ed il loro levare eliaco molto utile a Babilonia perché il loro anno era determinato dai mesi lunari. Il nuovo anno iniziava con la prima luna nuova vicina all’equinozio di primavera; in questo modo l’anno babilonese era suddiviso in 12 o 13 mesi. Attorno al 3000 a.C. in Mesopotamia l’inizio delll’aratura dei campi in febbraio coincideva con il levare eliaco di mul-APIN (il nostro Triangolo) ed il tramonto eliaco di mul-Mul (le Pleiadi).

Il catalogo considera tre stelle per ogni mese suddivise per ogni Strada sopraccitata ma queste suddivisioni sono spesso errate. Quasi tutte le stelle sono state identificate, alcune appartenenti a costellazioni, altre sono stelle singole, altre pianeti. Sono annotate anche le loro posizioni relative, il levare ed il tramonto ed il loro significato per l’agricoltura e la mitologia. Questi dati sono precisi in molti casi ma ci sono anche molti errori forse prodotti da errate trascrizioni da parte dei copisti o perché i dati erano riportati per scopi non astronomici. A questo periodo risale probabilmente la nascita del Cancro (lo scarabeo per gli Egizi) e la Bilancia dopo l’amputazione delle chele dello Scorpione.

Il secondo compendio dell’Astronomia babilonese è la coppia di tavolette chiamate MULAPIN, dal nome della prima costellazione dell’anno, risalenti al 700 a.C. circa. Questo catalogo contiene le stesse stelle del precedente “Tre stelle ogni mese” con gli stessi scopi, ed alcune delle stesse descrizioni, ma sulla base di accurate osservazioni ed è astronomicamente più completo e sistematico. Le costellazioni circumpolari sono catalogate per la prima volta, e sono presenti più rappresentazioni sia delle costellazioni divine sia delle costellazioni agresti.

La prima tavoletta contiene 71 tra costellazioni, stelle e pianeti suddivisi nelle tre Strade, ognuna con il proprio nome preceduto da mul- seguito dal nome del dio associato e con alcune indicazioni della posizione della stella rispetto ad altre, le date del loro levare eliaco, la posizione ed il cammino della Luna e dei pianeti e le date del loro passaggio nelle vicinanze delle varie costellazioni.

La seconda tavoletta contiene il calendario solare e le date di quando il Sole è nei vari punti cardinali, i pianeti e la durata delle loro congiunzioni col Sole ed anche le credenze che riguardano la comparsa dei pianeti, delle stelle e delle comete.

Alcune delle costellazioni nate in questo periodo sono il Bracciante agricolo (in seguito Ariete), il Solco (Vergine), il Pastore (Orione), Aratro (Triangolo), il giogo (Boote), i due carri (le orse), i Gemelli che compaiono per la prima volta come due coppie di uomini barbuti ed armati, il Leone era suddiviso in quattro costellazioni più piccole, la Capra (la Lira), Pabilsag (Sagittario).

A parte quelle zodiacali pochissime sono le costellazioni che sono rimaste nel nostro cielo. Tre di queste (Orione, Perseo ed Andromeda) sono antropomorfe ma potrebbero essere state disegnate indipendentemente.

Dal 750 a.C. i Babilonesi cominciarono a tenere precise cronache sia degli avvenimenti storici sia astronomici soprattutto misure precise delle posizioni planetarie relative alle costellazioni zodiacali ed alle 31 stelle attorno allo zodiaco non appartenenti alle costellazioni suddette. La divisione in 12 “segni” uguali risale a questo periodo. Questi segni furono concepiti in maniera tale da contenere al loro interno i punti cardinali. Dopo la conquista di Babilonia da parte di Alessandro Magno questa astrometria continuò a svilupparsi di pari passo con l’astrologia e sotto gli Arabi sopravvissero le costellazioni “divine”. Le costellazioni rurali che fine fanno? I beduini arabi avevano sviluppato una ricca cultura astronomica ed una grande varietà di costellazioni alcune delle quali sicuramente eredità della tradizione rurale babilonese che furono rappresentate nei manoscritti arabi di questo periodo come ad esempio questo planisfero.

Per aiutare l'osservazione astronomica gli arabi introdussero l'uso dei cosiddetti astrolabi che permettevano di misurare l'altezza sull'orizzonte delle varie stelle.

La prima classe di costellazioni raffigurate sono quelle classiche “espanse”; ne sono esempi il Leone (con un’ampiezza che andava da Spica a Castore), Orione (fino ai Gemelli), il Sagittario  ed una gigantesca coppia di braccia dalle Pleiadi fino a Cassiopea.

Un’altra classe comprende non figure che si ottengono “unendo i puntini” come le nostre, bensì mandrie di animali, uno per ogni stella: capre in Auriga, cammelli in Drago, Lepre ed Iadi, gazzelle in Orsa Maggiore, aquile o avvoltoi al posto di Vega ed Altair, un ovile attorno al Polo Nord, custodito da un pastore con i suoi cani, ma anche in Ercole ed Ofiuco struzzi attorno all’orizzonte sud, e poi statue o icone, i due carri circumpolari diventano due bare, il quadrilatero del Pegaso un gigantesco secchio.
 
 

Attorno al 500 a.C. la cultura babilonese entra in contatto con la cultura greca e le costellazioni dello zodiaco e quelle parazodiacali (Corvo, Serpente, Pesce Australe ed Aquila) mesopotamiche sono esportate ed una volta mescolati con la tradizione greca danno origine alle mappe del cielo  che noi abbiamo ereditato.

L’altra tradizione astronomica che i greci avevano adottato era molto antica, con un’origine stimata attorno al 2800 a.C., e le costellazioni che nacquero avevano lo scopo di aiutare i naviganti in mare. Sicuramente questa tradizione si era sviluppata presso qualche popolo nel Mediterraneo ma non è facile stabilire esattamente dove, alcuni storici ipotizzano presso la cultura minoica.

Le 48 costellazioni che conosciamo noi furono descritte per la prima volta da Eudosso ed Arato alcuni secoli prima di Cristo ma la lista definitiva è opera di Tolomeo in Egitto al tempo occupato dai Romani.

Le prime descrizioni del loro levare e del loro tramonto da parte di Eudosso ed Arato erano errati a meno che non si riferissero ad un’epoca molto precedente (attorno al 2000 a.C.) . Questo fatto fu notato da Ipparco ed in seguito da altri autori. Le forme attuali delle costellazioni portano a stimare la loro origine attorno al 2800 a.C. (± 300 anni) tenendo in considerazione naturalmente gli effetti della precessione: mentre l’eclittica è fissa rispetto alle stelle, il polo celeste e l’equatore lentamente si spostano. Il Polo Nord quindi si sposta, nel 2800 a.C. la stella polare era Thuban (alpha Dra) invece della stella Polare e si spostano anche il Polo Sud e la cosiddetta “zona proibita”, cioè dove le stelle meridionali sono invisibili dall’emisfero nord; ad esempio le stelle del Centauro e di Argo erano più visibili allora, le stelle di Eridano e del Pesce Australe oggi. Si sposta lo zodiaco cosicché i punti cardinali si spostano da una costellazione all’altra ogni 2160 anni e quindi si sposta anche il levare eliaco delle costellazioni relativo alle stagioni e quindi col passare del tempo l’uso per la navigazione non resta valido.

Alcuni autori avevano ipotizzato che le costellazioni nacquero tutte contemporaneamente ma questo è errato; infatti alcune delle costellazioni che usiamo noi erano sconosciute in Mesopotamia e per questo motivo sarebbe più corretto affermare che le nostre costellazioni sono mutuate da varie tradizioni non collegate tra di loro:

  1. Alcune costellazioni sono comuni a tutte le culture: l’Orsa (l’Aratro), Orione, le Pleiadi, le Iadi, Sirio.
  2. Le costellazioni che indicano con maggiore precisione le coordinate celesti attorno al 2800 a.C.: enormi serpenti, orse e giganti. Queste costellazioni erano sconosciute ai Babilonesi con la sola eccezione dell’Idr ggio in Egitto, poi riscritto in versi circa 100 anni dopo da Arato che divenne uno dei testi scientifici più importanti dal mondo classico fino al medioevo. Esso descrive la forma delle costellazioni e la posizione delle stelle raccontando anche alcuni miti collegati ma soprattutto spiegando l’importanza che avevano per i naviganti.

Abbiamo successive edizioni dovute ad Eratostene (Katasterismoi, 200-100 a.C.) ed Igino (primi secoli d.C.) ma l’astronomo più importante dell’antica Grecia è forse Ipparco di Nicea che scrisse un commentario sull’opera di Eudosso-Arato che è sopravvissuto completo in cui critica gli errori apparentemente contenuti. Dopo aver prodotto un catalogo stellare completo basato sulle sue osservazioni riuscì a scoprire il fenomeno della precessione che spiegava gli errori presenti in Phaenomena le cui osservazioni risalivano ad almeno 1000 anni prima (alcuni studiosi le fanno risalire addirittura al 2600 a.C.). Come mai Eudosso ha usato un catalogo risalente a 2000 anni prima?

Forse la risposta è che i sacerdoti egizi da cui aveva imparato buona parte delle sue conoscenze gli avevano fornito appunto un catalogo molto antico e lui era caduto in errore!

Molti astronomi greci usarono queste osservazioni per almeno due millenni senza accorgersi che esse non erano più valide appunto per il fenomeno della precessione.

Tra il 130 ed il 160 d.C. l’astronomia classica raggiunse la sua vetta più alta con l’Almagesto di Tolomeo. Questa grande opera contiene un ricchissimo catalogo stellare, le istruzioni per costruire un globo celeste e la definizione finale delle 48 costellazioni.

Alcune delle costellazioni introdotte dai greci furono:

  1. Ara: l’altare è una costellazione costituita da stelle di bassa luminosità ma indica il punto sull’orizzonte in cui la Via Lattea estiva si alza nel cielo come una colonna di fumo.
  2. Ercole: molto probabilmente ha origine dal mesopotamico Engonasin (l’uomo inginocchiato) è il più grande dei giganti ed al giorno d’oggi si presenta a testa in giù ma nel 2800 a.C. doveva trovarsi nella posizione corretta appena sopra la stella polare.
  3. Ofiuco il portatore di serpenti, il cui piede occupa una parte della zona occupata dallo Scorpione ma non è mai stato inserito tra le costellazioni zodiacali; questa sembra essere una miscela di tradizioni in quanto questo piede non necessario non è mai stato eliminato.
  4. Auriga, il cocchiere che porta una capra e due bambini come se fosse un pastore, questo sarebbe in accordo con la costellazione babilonese Gam (la spada curva ma anche il bastone da pastore) e forse la capra ha forse una derivazione beduina; infatti in questa costellazione gli arabi vedevano una mandria di questi animali.
  5. La parte meridionale del cielo fu occupato da un folto gruppo di costellazioni marine per questo fu chiamato il mare meridionale o “l’Acqua” da Arato. Alcuni autori identificarono questa zona con le piogge invernali perché il Sole si trovava li’ in inverno. In questa zona abbiamo Pegaso, il mostro marino (Cetus) ed il fiume Eridano che non hanno un riscontro babilonese anche se i babilonesi qui avevano Acquario, Capricorno, Pesce Australe ed il Campo, tutte riferite al dio Ea che abbiamo ricordato precedentemente.
  6. Centauro ed Argo: risalgono sicuramente al 2800 a.C. su disegno dei Navigatori. Queste costellazioni a causa della precessione non sono più interamente visibili e per questo motivo suddiviso dagli astronomi moderni in parti. Il Centauro ed il Sagittario sono spesso identificati con Chirone, il saggio centauro precettore anche di Achille, immortale ma ferito involontariamente da una freccia avvelenata da Ercole e per rendere meno dolorosa la sua esistenza Giove lo collocò nel cielo. Al Centauro appartenevano anche le stelle che formano la Croce del Sud.
  7. Argo è la nave degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, era la più grande delle costellazioni antiche ma adesso è suddivisa in quattro parti: la Carena, la Poppa, il Compasso e la Vela.
  8. Un altro gruppo molto importante è quello formato da Andromeda, Perseo, Pegaso, Cefeo e Cassiopea. Cefeo e Cassiopea erano la Pantera-Grifone ed il Cervo, Perseo era il Vecchio, precursore della nazione persiana, il quadrilatero del Pegaso era il Campo.
  9. L’ultimo gruppo di costellazioni, alcune delle quali molto antiche è formato da animali (Pesce Australe, Aquila, Cigno, Cane Maggiore e Minore, Lepre, Delfino, Cavallino, Corvo) ed oggetti: Corona Boreale ed Australe, Freccia e Triangolo.

Questo è una breve cronologia della nascita delle costellazioni in Mesopotamia migliaia di anni fa ed il loro successivo passaggio circa 2.500 anni fa nella tradizione greca.

 

Monografia n.62-2001/5


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