di Marco Garoni
INTRODUZIONE
La storia che andiamo a cominciare racconta di quei mondi diversi e in parte sconosciuti che ci accompagnano nel nostro cammino attorno al Sole. Questo viaggio immaginario, ci porterà dai remoti confini del sistema solare fino a sfiorare la nostra stella.
INIZIA L’AVVENTURA
La nostra avventura inizia migliaia di anni fa, in un punto dello spazio dal quale il Sole, per noi così grande e luminoso, sembra un piccolo puntino esattamente come tutte le altre stelle che sono nel cielo. Il buio ed il freddo perenne nascondono gli oggetti più antichi del sistema solare. Queste remote regioni sono popolate da miliardi di strane rocce composte perlopiù da ghiaccio e ricoperte da un grosso strato di polveri scurissime che li rendono invisibili anche ai più potenti telescopi.
Tra tutti questi massi ne scegliamo uno qualunque. Se vogliamo dargli un nome potremmo chiamarlo per esempio "Halley" come uno dei più grandi astronomi della storia, vissuto tra il ‘600 ed il ‘700. Iniziamo a vedere come questo nostro grosso masso passa le sue giornate. Dovremo metterci molto comodi perché per milioni di anni non succederà proprio nulla! Il nostro sasso rimarrà solo e ghiacciato circondato in lontananza da altri suoi simili più o meno grandi.
All’improvviso però qualcosa cambia.
Un’onda invisibile, una debole energia disturba la millenaria tranquillità di Halley.
Pochi istanti e passa tutto, come un brivido di freddo o uno starnuto. Sul momento sembra che non sia successo niente. Certo il nostro masso è un po’ agitato ma è comprensibile, forse è lo spavento per una cosa così strana o forse si sta guardando attorno per capire quello che è successo. È come se ad un tratto Halley si fosse svegliato grazie a quella debolissima onda invisibile.
Poi contando e ricontando le stelle si ricorda che migliaia di anni prima, vicino a Vega aveva visto una stellina nuova, luminosa solo per qualche settimana e poi scomparsa nel nulla. Una stella che forse era esplosa diventando luminosissima ed esplodendo aveva liberato una quantità enorme di energia.
Poi, mentre ancora pensa all’origine di quell’onda, guardandosi attorno vede che i suoi vicini, o meglio, i suoi "lontani" si sono allontanati.
Lentamente quell’onda misteriosa venuta da lontano aveva spinto il nostro gigantesco masso lontano ed ora non era più possibile tornare indietro.
Voltandosi verso il Sole vide che era un po’ più luminoso e proprio da quella stellina lontana sembrava provenire una forza irresistibile che lo attirava. Halley si sentiva come legato da una lunghissima corda impossibile da spezzare e pareva che in fondo, all’altro capo della fune, qualcuno stesse tirando sempre più forte.
Noi sulla Terra conosciamo questa forza, è la stessa che ci tiene attaccati al suolo, è la stessa che fa cadere le cose e che tiene legata a noi la nostra Luna, è la stessa che tiene legata la Terra al Sole. È la Forza di Gravità, una forza che riempie e muove tutto l’universo.
Per molti anni il viaggio prosegue lento e noioso. I suoi vecchi compagni sono scomparsi e attorno a se solo stelle lontane, le uniche cose familiari che ancora lo legano alla sua vecchia casa. Le stelle che vede sono sempre quelle.
In realtà una stella diversa c’era. Il Sole così freddo e lontano prima, ora quasi abbagliava a guardarlo.
Tante domande gli frullavano per la testa ma nessuna risposta e ancora non aveva incontrato nessuno che potesse aiutarlo.
Il Sole si era ingrandito abbastanza da non sembrare più un puntino ma piuttosto un minuscolo cerchietto. La temperatura, seppur di poco, era aumentata, anche se a 230° sotto zero non si può certo dire che faccia caldo.
Quando ormai si era rassegnato alla solitudine ecco che in lontananza scorge un gigantesco masso tondo e scuro come non ne aveva mai visti prima.
Man mano che Halley si avvicinava quella palla gelata appariva sempre più grande. Dopo tanto tempo e miliardi di chilometri percorsi in solitudine, il nostro masso ghiacciato aveva incontrato un pianeta, il più lontano da casa nostra: Plutone.
Anche ai più potenti telescopi Plutone appare come un debole puntino senza grossi particolari.
Sappiamo che è lontano dalla Terra circa 6 miliardi di chilometri, che percorre la sua orbita in circa 250 anni ed anche che è il pianeta più piccolo del sistema solare, più piccolo addirittura della nostra Luna.
Tutto questo Halley non lo sapeva, per lui rimaneva la cosa più grande mai vista prima.
Nessuna risposta arrivava dal gigante ormai nascosto nel buoi dello spazio.
Halley viaggia sempre più veloce attirato da un Sole ancora lontano. Mentre ancora ripensa a quello che ha appena visto scorge un puntino colorato che diventa sempre più grande.
Dopo aver percorso un altro miliardo e mezzo di chilometri (siamo a circa 4,5 miliardi di chilometri dal Sole) si trova di fronte ad un’enorme distesa azzurra, liscia, increspata soltanto piccoli batuffoli bianchi che sembrano di cotone, simili alle nuvole che solcano il nostro cielo.
Ogni tanto appaiono vortici giganteschi, uragani che potrebbero tranquillamente inghiottire il nostro amico se solo dovesse capitarci vicino.
Questo mare blu, migliaia di volte più vasto di Plutone è il primo (o l’ultimo se lo osserviamo da Terra) dei giganti, il pianeta Nettuno, una enorme palla di gas che gira attorno al Sole in circa 165 anni.
Non una parola, un pensiero o un sospiro, soltanto ammirazione per una tale meraviglia. Lo stesso stupore che abbiamo provato noi terrestri quando, nel 1989, una piccola sonda lanciata nell’agosto del 1977 dalla NASA, si avvicinò a Nettuno tanto da regalarci meravigliose fotografie. La Voyager 2 ancora oggi vaga nello spazio ed è certamente uno degli oggetti più lontani costruiti dall’uomo.
Neanche il tempo di distrarsi e dopo un altro miliardo e mezzo di chilometri ancora un altro gigante gassoso. Sembra il gemello di Nettuno. Grande come Nettuno, liscio come Nettuno …
No, non sta tornando indietro, ha appena incontrato Urano, un altro pianeta che conosciamo bene sempre grazie alla sonda Voyager 2.
Urano è anche circondato da un sottilissimo anello composto da massi ghiacciati, simili ad Halley, ma molto più piccoli, del diametro di una decina di metri.
Anche Urano rimane presto alle spalle.
Ora dal Sole sembra provenire una calda brezza che riscalda la superficie scura e compatta del nostro amico.
Il calore inizia a penetrare al suo interno ed il ghiaccio presto si trasforma in un gas che spinge cercando una via d’uscita senza però trovarla.
Lentamente lo strato di polveri che ricopre Halley si spacca e tutto attorno comincia a formarsi una sorta di nebbia composta da una miriade di particelle delle dimensioni di granelli di sabbia.
Questo alone viene chiamato Chioma.
La chioma polverosa inizia ad essere molto estesa.
La temperatura raggiunge i 150° sotto zero. Distratto da questa sua nuova forma Halley non si accorge che, a grandi passi, si sta avvicinando ad una terza gigantesca palla di gas, un altro pianeta, enormemente più grande di Nettuno e di Urano.
Il colore è di una giallo scuro e ricorda un immenso campo di grano maturo.
Tutto attorno un maestoso anello dello stesso colore.
Nulla a che vedere con il sottile anellino di Urano.
Da lontano sembra quasi di poterci camminare sopra.
A 1,5 miliardi di chilometri dal Sole e dopo averne percorsi più di 100 miliardi, Halley sta arrivando vicino a Saturno.
Man mano che Halley si avvicina comincia a vedere le mille sfumature di Saturno. L’anello, prima così compatto, ora inizia a mostrare la sua vera natura.
Anche l’anello di Saturno è fatto dello stesso materiale.
Da vicino l’imponenza e la maestosità si perdono.
Migliaia di sottilissimi anelli uno accanto all’altro.
Le rocce sono tanto distanti che neanche il miglior saltatore in lungo del mondo sarebbe in grado di saltare da un masso all’altro.
La brezza che viene dal Sole è ormai un forte vento e le polveri che circondano Halley vengono in parte spazzate via.
All’altezza di Giove quello che era un grosso masso ghiacciato, scuro e polveroso, si è trasformato in una piccola cometa, con una chioma ed una coda di polveri che si ingrandiscono sempre di più.
Halley ormai si sentiva sempre più un minuscolo granello di polvere, ed effettivamente lo era, se lo paragoniamo a tutti i pianteti che abbiamo incontrato fino ad ora e che ancora incontreremo.
Gli scossoni che aveva sentito vicino a Saturno si fanno sempre più intensi, come se ci fosse una lotta tra l’attrazione del Sole, lontano ancora 700 milioni di chilometri, e quella di Giove, il re di tutti i pianeti.
Giove, anche lui gassoso, è enorme. Potrebbe contenere 1.400 volte la nostra Terra ed è più pesante di tutti gli altri pianeti messi insieme.
Giove è un gigante che non vuole essere disturbato.
Se gli passi lontano non fa niente, ti spinge soltanto via, forse per allontanarti velocemente.
Se però gli passi troppo vicino ti prende e non ti lascia più scappare, ti stritola fino a sbriciolarti e ad inghiottirti magari facendoti cadere dentro a quell’enorme vortice che da sempre funesta la sua atmosfera e che gli astronomi chiamano la "Grande Macchia Rossa".
Halley ormai non ha più paura, ne ha passate tante di avventure ed ora, scampato il pericolo, vede in lontananza tre o quatto pianetini, tutti vicini uno all’altro, separati da pochi milioni di chilometri.
Il Sole è enorme invece. Anche da quella distanza si capisce subito che non esiste in zona nulla di più immenso, più grande di Saturno e di Giove.
Tutti i pianeti messi insieme non sono neanche un centesimo del Sole.
A migliaia di chilometri all’ora Halley supera Marte, il primo dei pianeti "terrestri", "rocciosi".
Il pianeta rosso è sì piccolino ma molto interessante. Gli scienziati credono che milioni di anni fa sulla sua superficie scorresse l’acqua.
C’erano mari, laghi e fiumi che poi sono scomparsi. Forse un miliardo di anni fa Marte e la Terra erano molto simili.
Ormai fa caldo, circa 70° sotto zero e la coda è diventata lunghissima.
Dopo la piccola perla rossa se ne scorge una blu, lucida e bellissima.
La Terra dallo spazio, a cavallo di una cometa, deve essere meravigliosa.
Le nuvole, che si muovono a coprire i mari ed i continenti, si possono vedere i fiumi più grandi e le montagne coperte di neve.
Neanche il tempo di fermarsi a guardare e Halley, sempre più veloce, fa rotta verso quel Sole incandescente che lo attira.
La coda della nostra cometa lascia indietro mucchi di polvere che rimangono sospesi nello spazio "sporcando" l’orbita terrestre.
Quando la Terra incontrerà questi avanzi di cometa, in cielo potremo osservare le stelle cadenti o meglio, le Meteore, minuscoli granelli di polvere che si incendiano scontrandosi con la nostra atmosfera.
Halley si trova già vicino a Venere, un pianeta grande come la Terra e perennemente ricoperto da uno spesso strato di nuvole tanto che la luce solare non riesce ad arrivare sulla sua superficie.
Se abitassimo su questo pianeta avremmo un buio perenne e, a causa dell’effetto serra, temperature che raggiungono i 400°.
Insomma, per quanto sia bello osservarlo alla sera dopo il tramonto, Venere è altrettanto terribile come posto in cui andare in vacanza.
Vicinissimo al Sole si scorge infine il piccolo Mercurio, poco più grande di Plutone, solo un migliaio di chilometri più grande della Luna e, proprio come il nostro satellite, ricoperto da una miriade di crateri.
Halley ormai è diventato una splendida cometa.
Quello che era un piccolo sasso ghiacciato, partito mille anni prima per colpa di un’onda invisibile la cui origine rimarrà sconosciuta ancora per molto tempo, ora offusca con la sua bellezza ogni altra cosa.
Anche Giove, Saturno e tutti gli altri guardano la cometa Halley ammirando la sua coda lunga milioni di chilometri e i suoi colori.
Halley stava sì tornando indietro, ma non verso casa.
Ormai è stato catturato dal Sole dal quale non può più staccarsi.
Quella corda che per tutto il viaggio lo ha tenuto legato non si può più rompere e ogni circa 76 anni la cometa ripassa vicino alla nostra Terra, osservando quello che succede e quello che noi combiniamo in questa perla azzurra che vaga nello spazio.
Si dice che circa 2.000 anni fa Halley abbia indicato ai Re Magi la strada per Betlemme.
Chissà se è vero?
Chissà quante altre cose ha visto ad ogni suo passaggio?
CONCLUSIONE
Per millenni le comete sono state considerate portatrici di sventura, causa di guerre e carestie ma queste sono solo le superstizioni di noi piccoli uomini che abitiamo questo splendido pianeta.
Le comete sono in realtà un meraviglioso spettacolo della natura e la storia che ho appena raccontata è quella di tutte le comete che da sempre compaiono in cielo, oggetti antichissimi che forse, milioni da anni fa, hanno portato l’acqua e la vita sulla Terra.
Monografia n.102-2005/2
Torna alla Home Page di Testi & Trattati