di Annalisa Ronchi
Pitture murali
Stiamo camminando attraverso un enorme quadro monocromatico, le abitazioni umane si confondono con le sterpaglie della savana ed i villaggi sembrano grandi camaleonti che si nascondono all'occhio dello straniero. Solo le piogge estive, quando il cielo è generoso, pennellano qua e là di verde questa terra, le rocce bagnate si fanno più scure, alberi e arbusti segnano l'orizzonte e, dall'alto della scarpate, cascate d'acqua precipitano sulla pianura, riempiendo i torrenti stagionali.
Ancora oggi l'Africa a sud del Sahara è per gli occidentali un territorio lontano, misterioso e un po' sconcertante ma per gli europei dell'ottocento era una terra incognita, un mondo ostile e pericoloso, pieno di selvaggi antropofagi e di animali feroci. L'Africa era il continente tenebroso, non illuminato dalla conoscenza o dalla ragione.
I primi europei qui giunti, principalmente militari portoghesi, non avevano alcuna idea del fatto che le culture nere dell'Africa Occidentale avevano sviluppato società, sistemi di governo e tradizioni artistiche complesse e raffinate, pari a quelle degli egizi e dei sumeri. Benché limitate dalle considerevoli barriere climatiche e geografiche proprie di questo continente, queste culture avevano dimostrato considerevoli capacità tecniche e organizzative. L'agricoltura, la ceramica, la metallurgia e particolarmente la tessitura, avevano raggiunto livelli di sviluppo molto alti. Eppure, solo in pochi decenni, l'incessante e spietato sfruttamento da parte dei coloni europei aveva ridotto le culture africane esistenti, quasi ai livelli di barbarie presupposti dai conquistatori.
Ancora nel 1977 si affermava che «prima dell'arrivo dei primi europei c'era ben poco della vera astronomia».
Certamente, esistono spiegazioni fantasiose dei fenomeni naturali da parte di alcuni gruppi tribali, come d'altronde in ogni parte della Terra, ma c'è stata una tendenza a riunire tutti i popoli neri dell'Africa in un singolo stampo culturale, mentre in realtà le differenze razziali, etniche e tribali dell'Africa sono molte e grandi.
Vediamo ora alcuni bizzarri miti tipici.
Per i pigmei della foresta pluviale, Khonuum era il dio supremo del cielo e ogni notte, quando il Sole moriva, ne raccoglieva in un sacco i frammenti disseminati (le stelle) e li ricombinava pazientemente a formare il Sole, cosicché esso potesse ricomparire la mattina seguente.
I Boscimani ritengono che la notte non sia freddo solo per loro, ma anche per il Sole, descritto come un vecchio dormiglione che vive solitario in una capanna isolata. Così, per proteggersi dal freddo, si tira addosso la sua coperta per stare caldo, ma la coperta è vecchia quanto lui ed è piena di buchi. È per questo che l'oscurità della notte è rotta dalla luce che filtra attraverso i buchi della coperta, le stelle.
Per una popolazione dello Zambesi, la Luna aveva aspettato che il Sole apparisse dall'altra parte della terra e poi gli aveva rubato una parte del suo fuoco. Adirato da questo furto, il Sole aveva gettato fango sul volto della Luna, cosicché questa era rimasta coperta di macchie scure (i nostri "mari"). Colma d'odio e del desiderio di vendetta, la Luna attende che si presenti qualche opportunità per cogliere il Sole di sorpresa. Quando ciò accade, la Luna schizza di fango il Sole, che in conseguenza di ciò smette di risplendere per varie ore (ed abbiamo la notte) o per pochi minuti (durante le eclissi).
Tali concezioni del cielo non rivelano alcuna conoscenza astronomica. D'altra parte esistono prove del fatto che varie società avevano sviluppato cosmologie più complesse, persino nel loro folklore.
Una tribù sudafricana percepì che la Terra è in moto attorno al Sole, un concetto che ben di rado si trova in comunità antiche o preletterate.
In un canto si trova:
«... Ti venererò e girerò attorno a te, come la Terra fa con il Sole...».
Un semplice granaio Bambara (popolo del Mali), una struttura in terra cruda sormontata da un tettuccio conico di paglia, è anche uno gnomone per il computo delle stagioni. Il fine per cui è costruito è esplicito nel nome: wati dyati dygynie cioè granaio per il calcolo del tempo. Quando i Bambara costruiscono questo granaio, osservano la massima precisione nello stabilire l'altezza e le altre dimensioni. La lunghezza dell'ombra proiettata dalla punta conica del tetto viene misurata con il piede del proprietario e in base alla misurazione si può stabilire la data di equinozi e solstizi.
Sulla riva occidentale del lago Turkana, in Kenia, è presente un sito, chiamato Namoratunga II, eretto nel 300 a.C. dalla tribù dei Borana, dove 19 colonne in pietra sono allineate con gli azimut della levata di alcune stelle o gruppi di stelle: Aldebaran, Bellatrix, Saiph (k Orionis), Sirio, Pleiadi, Cintura di Orione, Triangolo. Nel corso di metà dell'anno i mesi sono identificati con la levata di tali stelle in congiunzione con il novilunio; le stelle o gruppi di stelle appaiono successivamente in questo ordine: Triangolo, Pleiadi, Aldebaran, Bellatrix, Cintura di Orione, Saiph, Sirio. Nella seconda metà dell'anno si usa solo il Triangolo, a cominciare da quando sorge in congiunzione con la Luna al plenilunio. I mesi seguenti sono identificati attraverso la relazione del Triangolo con le fasi della Luna calante. Il calendario che ne deriva, divide un anno di 354 giorni in 12 mesi.
I Boscimani sono una popolazione, un tempo molto numerosa e oggi ridotta a poche migliaia di individui suddivisi in esili gruppi, che si trovano soprattutto nel deserto del Kalahari fino al fiume Okavango. Essi chiamano se stessi Qhai-xkhwe e la loro lingua è unica al mondo, la lingua /xam, ricca di suoni schioccanti che vengono comunemente trascritti con questi simboli:
"!" alveolare-palatale,
"#" alveolare,
"/" laterale,
"Þ" labiale.
La x, inoltre ha un suono gutturale.
I colonizzatori europei sbarcati sulle coste dell'Africa meridionale 350 anni fa li chiamarono semplicemente Bushmen, cioè uomini del bush, della boscaglia. Ritenendoli non addomesticabili e una minaccia per il bestiame, li sterminarono come topi. I primi antropologi li consideravano fossili viventi, non del tutto umani, l'anello mancante nell'evoluzione dell'uomo e le straordinarie lingue boscimane, con i loro schiocchi tonali, più che linguaggi umani erano suoni animali, come il chiocciare delle galline o lo schiamazzare dei tacchini. Il modo di vivere, basato sulla caccia, sulla pesca e la raccolta di piante, e l'organizzazione sociale dei Boscimani vengono considerati molto simili a quelli delle genti del tardo paleolitico, fino a 10.000 anni or sono comune a tutti gli uomini, fino a quando cioè la sopravvivenza umana era ancora direttamente legata alla natura.
Il Sole, la Luna e le stelle occupano un posto prominente nella cosmogonia dei Boscimani, come d'altronde avviene normalmente in tutte le culture primitive. Questi astri non sono per il Boscimano entità astratte ed esterne al contesto in cui vive, ma sono creature reali, che in un'altra epoca (chiamata epoca della prima stirpe) erano loro stesse uomini e cacciatori come lui e vagavano sulla terra in cerca di selvaggina e avevano la facoltà di parlare. Nonostante ora risiedano nel cielo, non vengono da lui percepite come distanti e separati, ma piuttosto come parte integrante della sua stessa famiglia, e come tali vengono trattate con gentilezza e benevolenza: il Boscimano chiama le stelle più brillanti del cielo africano, Sirio in Canis Major e Canopo in Carina, Nonna Sirio e Nonna Canopo.
Canis major contiene molte stelle brillanti che lo rendono una delle costellazioni più facilmente visibili: la sua stella più brillante, Sirio, dal greco sfavillante, una stella bianca distante 8,7 anni luce è la più luminosa dell'intero cielo. Gli antichi Egizi basavano il loro calendario sul suo moto annuale intorno al cielo. Nel Cane maggiore si trova anche M 41, un grande ammasso stellare di circa 50 stelle distanti 2.500 anni luce e che, in condizioni favorevoli, è visibile anche ad occhio nudo, tanto che era già noto ai greci.
Carina, la carena, è un gruppo di stelle che originariamente faceva parte di una costellazione ben più grande, la Nave Argo, associata con la leggenda di Giasone e degli Argonauti. Canopo è la seconda stella più brillante del cielo, visibile solo dall'emisfero australe, ed è una supergigante giallo-bianca distante 1.200 anni luce. Prende il nome dal pilota della flotta del re Menelao e, abbastanza appropriatamente, questa stella è ora usata come guida per la navigazione spaziale. In questa zona del cielo sono presenti ricchi ammassi stellari.
Le stelle hanno un influsso dinamico e creativo sulla vita del Boscimano e in tal senso vengono invocate, perché influenzino favorevolmente le sue attività fondamentali: la caccia e la raccolta del cibo.
Esiste una corrispondenza, una identità tra il corpo delle stelle ed il corpo del Boscimano. Il cuore (e lo stomaco) della stella è il cuore (e lo stomaco) stesso dell'uomo, questo spiega perché il cacciatore rivolge a Canopo (Nonna Canopo) la preghiera di dargli il suo stomaco che è pieno e trabocca così che anche lui non debba soffrire la fame.
PREGHIERA DEL CACCIATORE A NONNA CANOPO
Dammi il tuo cuore che hai in abbondanza
e tu prendi il mio che è terribilmente vuoto,
che anch'io possa essere colmo come te.Perché ho fame, ma tu sembri essere pienamente soddisfatta,
tu che sei tanto piccola.Perché ho fame, dammi il tuo stomaco che è sazio
e prendi il mio, che possa anche tu
provare la fame.Dammi il tuo braccio, che il mio sbaglia mira,
e colpisci per me la preda.
Il dono della stella, tuttavia, non è solo quello del cibo che lo sfama, ma anche della luce che illumina l'oscurità della notte e che parla agli uomini: ogni stella, e lo stesso Sole, ha la sua voce e parla al Boscimano. Una stella cadente, ad esempio, annuncia ai suoi cari la sua dipartita da mondo dei vivi.
La Luna è l'astro più vicino a noi e, sicuramente, il più osservabile ad occhio nudo. Ha un raggio di 1.738 chilometri, un quarto circa di quello terrestre, con una massa solo 81 volte inferiore a quella del nostro pianeta ed una densità che è circa la metà di quella terrestre. Non essendo dotata di atmosfera, la Luna presenta ampie differenze di temperatura, dai 130 °C nella parte illuminata ai -150 °C in quella oscura. La gravità è circa sei volte minore di quella terrestre.
La Luna (!Kbbi-a), come in ogni parte del mondo, è una figura centrale carica di significati.
Per i Boscimani è una divinità maschile creata da /Kaggen (nome che significa Mantide), la figura centrale della loro mitologia, che combina in un unico personaggio un uomo, un mago ed un semidio. Una notte, per poter vedere al buio, lanciò in cielo un suo sandalo e questo divenne la Luna.
Anche il vecchio padre Luna
creatura del buio e del freddo,
percorre l'oscurità, freddo nel suo gelo.Una scarpa di pelle è fredda e lui è una scarpa di pelle.
Lui è la scarpa del buio lanciata nel cielo,
una scarpa piegata, gelida, che illumina il buio,
la scarpa di /Kaggen, la Luna è fredda.
Kaggen è anche il creatore dell'eland, una grossa antilope africana, molto pregiata come selvaggina ma anche considerata dotata di poteri magici e sovente presente nelle pitture e nelle incisioni su roccia.
Secondo i Boscimani, la Luna piena è così perché le è cresciuto un grosso stomaco. Allora illumina la terra, mentre la gente dorme. Quando però il Sole esce all'alba, è così pieno di invidia che la colpisce con i suoi raggi, che sono coltelli affilati. Così ogni mattina taglia via piccoli pezzi dal suo corpo, finché non ne rimane una sottilissima striscia, la spina dorsale. Da quel piccolo osso la Luna comincia di nuovo a riacquistare la sua vecchia forma: prima è una Luna crescente e poi una mezza Luna e comincia a diffondere una bella luce finché ritornata alla sua pienezza originaria la sua luminosità sconfigge la notte. Allora il Sole, geloso, l'aggredisce di nuovo e ricomincia il ciclo.
Quando la Luna è nuova e crescente, dicono ancora i Boscimani, porta nell'incavo tra i due corni gli spiriti dei morti. Le nubi che a volte la coprono sono in effetti i capelli dei trapassati. Le fasi lunari, sono in realtà dovute alle varie posizioni che il nostro satellite assume, nel corso della sua rivoluzione, rispetto alla Terra e rispetto al Sole.
Nel suo continuo ciclo il Boscimano scorge il potente simbolo della morte e della rinascita. Quella della Luna è in effetti una promessa di vita perenne, che non viene mantenuta a causa della stoltezza di un piccolo animale. Si narra che la Luna mandò un messaggio agli uomini per mezzo di un animale (lepre, lucertola o altro) che avrebbe dovuto annunciare agli uomini che sarebbero morti e nati ciclicamente come la Luna appunto, ma invece per errore annunciò il contrario: da quel momento gli uomini sono irrevocabilmente soggetti alla morte. Anche l'oggetto fondamentale per una società incentrata sulla caccia, l'arco, ha origine, secondo i miti Boscimani, dalla Luna nuova. L'associazione immaginativa tra Luna ed arco diventa simbolo dell'atto stesso della creazione. La freccia incoccata nell'arco, è il corrispettivo dell'unione tra uomo e donna nell'atto della procreazione. Come arco e freccia, i due esseri uniti scoccano una nuova vita nel cielo dell'esistenza.
Un altro aspetto affascinante del cielo, la Via Lattea, ha sempre origine dal periodo della prima stirpe. Una ragazza se ne stava sdraiata nella piccola capanna che sua madre aveva costruito per lei, secondo il rito a cui erano sottoposte le giovani donne nei giorni del menarca. Stanca, sola e annoiata, la giovane prese una manciata di cenere dal fuoco che si era spento e gentilmente la gettò nel cielo. Da allora quando nel buio della notte le altre stelle brillano di mille colori, la bianca luce della Via Lattea ne illumina il corso e indica dolcemente la strada al viandante solitario che cammina nell'oscurità, perché possa tornare a casa guidato dal suo chiarore.
La Via Lattea è in realtà la nostra Galassia, essa ci appare come una larga banda chiara nell'oscurità del cielo notturno, è costituita da miliardi di stelle la cui unione costituisce un disco schiacciato (del diametro di circa 100.000 anni luce) con un rigonfiamento centrale, detto Bulge (del diametro di circa 10.000 anni luce), dal quale partono due bracci principali (il braccio del Perseo, che si trova a 8.000 anni luce da noi verso l'esterno, e il braccio del Sagittario a circa 6.000 anni luce da noi verso il centro) nonché bracci minori (come il braccio di Orione, nella cui parte più interna si trova la nostra stella) che si snodano a spirale lungo il disco.
Molte pitture rupestri nelle caverne di antiche culture africane presentano quelle che appaiono come raffigurazioni dei cinque pianeti visibili a occhio nudo che orbitano attorno al Sole: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.
Il pianeta Giove è il più grande pianeta del Sistema Solare con un diametro di quasi 143.000 chilometri, cioè circa 11 volte più grande della Terra, con una gravità 2,64 volte la nostra. L'atmosfera è formata da ammoniaca, metano, idrogeno, vapore acqueo più vari altri gas, al centro dei quali si pensa vi sia un nucleo roccioso due volte più grande della Terra. Giove ruota intorno al Sole con un periodo orbitale di 11,9 anni a una distanza media di 778 milioni di chilometri ed ha un periodo di rotazione di appena 9 ore 50 minuti e 30 secondi.
Il disco visibile è attraversato da zone chiare parallele all'equatore, causate probabilmente da gas ascendente, alternate a fasce più scure, dove il gas discende, mosse da venti veloci più di 450 chilometri all'ora che creano vortici turbolenti. Si ritiene che la famosa Grande Macchia Rossa (e grande lo è davvero, visto che misura 14.000 chilometri di larghezza e 40.000 chilometri di lunghezza, abbastanza da inghiottire tre Terre) sia un ciclone e che il suo colore variabile dal rosso la rosa al grigio sia dovuto alla presenza di fosforo rosso o di zolfo.
Giove, dalla luce rossa e brillante, all'epoca della prima stirpe era Cuore d'Alba, un valoroso cacciatore che viveva con Lince, la sua splendida moglie chiamata !K--g!nuin-tra in lingua /xam, e la figlioletta.
In seguito ad un incantesimo operato dall'invidiosa Iena, Lince divenne l'animale di cui porta il nome e la figlioletta venne allevata da sua sorella /Xe-ddé/'o'. Scoperto l'inganno, gli occhi di Cuore d'Alba rimasero grandi e brillanti dall'ira, tanto da sembrare braci. E anche dopo che divenne una stella, continuò a brillare più di ogni altro astro del cielo. La figlioletta divenne Regolo, della costellazione del Leone.
In questa canzone, in cui si comprende che anche i pianeti sono considerati stelle e che i Boscimani sanno che le stelle non svaniscono di giorno, ma continuano la loro esistenza anche se non le vediamo, Cuore d'Alba (Giove) parla a sua figlia (Regolo):
Siamo stelle,
dobbiamo correre nel cielo, noi stelle, creature del cielo.Ma Lince, tua madre,
creatura della terra,
deve correre sulla terra
e dormire sul suolo nudo.Noi, che siamo stelle, non possiamo dormire,
dobbiamo correre per il cielo, insonni.Noi che siamo stelle
e corriamo per il cielo
dobbiamo seguire il nostro corso
per sempre, insonni,
creature del cielo. Stelle.Celesti creature.
Regolo è una stella bianco-azzurra distante 85 anni luce. Leo è una delle poche costellazioni che somigliano alla figura che si suppone rappresentino (in questo caso un leone accovacciato, visto di profilo). È una costellazione vasta e brillante che contiene molte galassie interessanti, come M 65 ed M 66, una coppia di galassie spirale distanti 20 milioni di anni luce e M 95 con M 96, una coppia di galassie spirale distanti 22 milioni di anni luce.
I simboli usati dalle tribù di tutta l'Africa per rappresentare oggetti celesti comprendono un cerchio con una croce per il Sole, un cerchio con un punto per la Luna piena e la svastica, uno fra i simboli più universali, per la luce.
In diverse tradizioni popolari appaiono anche molti fra i gruppi di stelle familiari alle culture europee ed americane. La Cintura di Orione è nota come i tre guaritori, le Pleiadi sono le Stelle dell'aratura (facendo pensare a un uso calendariale che segnava il tempo della semina), la Via Lattea è il fiume stellato e la Croce del Sud è l'albero della vita.
La costellazione di Orione è una delle più grandi e splendenti costellazioni del cielo, la cui parte ben visibile è costituita da un grande quadrilatero che comprende due stelle di prima grandezza, Betelgeuse (una supergigante rossa con un diametro che varia tra le 300 e le 400 volte il diametro del Sole ed una distanza da noi di 310 anni luce) e Rigel (una supergigante bianco-azzurra distante da noi 910 anni luce e con una luminosità pari a 57.000 volte quella del Sole), e da tre stelle allineate, da sinistra, Alnitak, Alnilam e Mintaka, rispettivamente z (zeta), e (epsilon), d (delta) Orionis.
M 45, meglio noto come Pleiades (le Pleiadi), è l'ammasso stellare più brillante e famoso di tutto il cielo, citato in ogni tempo, da Omero a D'Annunzio. Il nome è di origine greca e deriva da plein, cioè navigare, oppure da pleios cioè molti. Ad occhio nudo si possono vedere circa sette stelle, le quali sono Alcyone, h (eta), la più brillante, quindi troviamo Celaeno, Electra, Taygeta, Maia, Asterope, Merope, Atlas, Pleione, una stella con inviluppo esteso che emette anelli di gas a intervalli regolari, la cui luminosità fluttua imprevedibilmente. In realtà, dell'ammasso distante da noi 415 anni luce, fanno parte circa 250 stelle, comprese molte giganti blu, immerse in una debole luminosità, residuo della nube da cui si sono formate soltanto 50 milioni di anni fa.
NGC 1432 o M 45: ammasso delle Pleiadi
nel Toro
La Croce del Sud è una piccola costellazione del cielo, ma anche una delle più celebri ed appariscenti. Essa era visibile anticamente anche dall'area mediterranea, sicché le sue stelle erano note agli astronomi greci; in seguito, la precessione degli equinozi l'ha resa invisibile da tali latitudini. In questa area è presente NGC 4755, un ammasso definito "il Portagioie" formato da almeno 50 stelle di vari colori, per lo più blu e rosse, distanti più di 7.000 anni luce da noi.
NGC 4755 - ammassso aperto Portagioie
nella Croce del Sud
Nella visione cosmogonica boscimana non c'è separazione tra uomo e natura. Dall'intima unione con tutto ciò che lo circonda, nasce quella conoscenza profonda delle leggi che governano il cosmo nelle sue manifestazioni sensibili che ancora oggi ci affascina e avvince, perché è stata in gran parte perduta nella nostra civiltà.
Un grave problema
I Bantu prima e gli europei dopo, hanno proceduto a un sistematico sterminio dei Boscimani considerati pericolosi animali. La maggior parte dei gruppi originali sono scomparsi o ridotti a poche decine di individui: attualmente i Boscimani sono nel complesso circa 85000 individui, sull'orlo dell'estinzione culturale. A tutt'oggi anche i nuovi governi africani non hanno fatto nulla per salvaguardare la sopravvivenza di questo popolo, anzi! il loro territorio è diventato luogo di ricerca di risorse naturali, effettuate senza tener conto delle conseguenze che ciò potrà avere su tale minoranza: costretti ad abbandonare la terra e a trasferirsi nelle città, che considerano luoghi di morte i Boscimani sono spesso vittime di malnutrizione e malattie mortali oltre che di droghe e alcol.
Il vero viaggio di scoperta
non consiste nel cercare nuove terre
ma nell'avere nuovi occhi.
Marcel Proust
Monografia n.61-2001/4
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