NOVE PIANETI E UN SOLE
mitologia classica e sistema solare
di Annalisa Ronchi

I misteri del cielo hanno messo le ali alla mente dell’uomo di ogni tempo, che quasi sempre ha riportato nel firmamento le storie e le leggende della propria cultura. Gli astri sono serviti anche come guide e come criterio per distinguere i vari periodi dell’anno. Ogni popolo aveva intitolato con diversi nomi i diversi astri, ma oggi la scienza ha messo un po’ di ordine tra i vari nomi fornendo così aiuto anche alla letteratura, all’arte e... a noi.

 

Il nostro Sistema Solare consiste essenzialmente in una stella, il Sole, e nove pianeti attorno ai quali orbitano oltre 60 satelliti. In quasi ogni nome è riconoscibile lo zampino della mitologia classica.

 

Grandezze comparate del sistema solare
Grandezze comparate del sistema solare

 

Sol - Elio - Sole

Splendente, eternamente giovane, dallo sguardo ardente, così era descritto Elio, il dio del Sole, che entrava ogni mattina da oriente con la sua chioma d’oro brillante.

Figlio del titano Iperione (l’antico dio del Sole) e di Teia (la Lucente), fratello di Selene (la Luna) e di Eos (l’Alba), lasciava ogni mattino il suo palazzo a oriente per attraversare il cielo su un carro d’oro tirato da quattro destrieri frementi, nello stesso momento durante il quale le stelle scomparivano in mare. Quanto più viaggiava alto nel cielo, tanto più terre e oceani erano colpiti dai raggi ardenti. Il dio del Sole donava alla Terra luce, calore e la possibilità della vita, quindi alla sera guardava soddisfatto i frutti del suo lavoro prima di andare a riposarsi nel suo palazzo d’occidente. Da qui la sua consorte nonché sorella Selene, la dea della Luna, aspettava di sorgere. Selene era rappresentata come una donna bellissima con grandi ali e un diadema dorato che effondeva una luce soffusa. Essa guidava un carro tirato da due cavalli bianchi. Durante la notte, Elio ritornava a oriente attraverso il fiume Oceano.

Il suo culto principale era a Rodi, dove gli fu consacrato il Colosso, l’isola che gli era stata data da Zeus per compensarlo di essere stato dimenticato all’atto della spartizione dell’universo.

Elio svolse un ruolo determinante nella guerra tra gli dei e i giganti. Obbedendo all’ordine di Zeus di tenersi lontano dal cielo, impedì alla dea della Terra Gaia (Gea) di far crescere un’erba che avrebbe reso immortali i giganti.

Fu in seguito sostituito nell’immaginario collettivo dal dio Apollo.

L’autorità del Sole è condiviso, per via della sua lucentezza, da molto tempo con il metallo immutabile, l’oro.

Tra i 300 e più miliardi di stelle che costituiscono la Via Lattea, la nostra galassia, il Sole è una delle più comuni. Infatti, tenendo presente che la caratteristica principale che definisce le proprietà fisiche di una stella è la massa, il Sole si trova a mezza via fra le stelle di massa maggiore, anche 30 volte la massa solare, poche e molto luminose, e quelle di massa minore, fino a un ventesimo della massa solare, numerosissime e molto deboli. È composto da varie parti: all’interno il Nocciolo centrale, dove hanno luogo le reazioni nucleari, fonte dell’energia che il Sole irradia da almeno 5 miliardi di anni; quindi la Fotosfera, la superficie osservabile entro la quale si manifestano intensi movimenti “convettivi” (materia che scende o sale secondo grandi tragitti ciclici) e che presenta le “macchie solari”, piccole aree scure, ben visibili presso l’equatore e variabili secondo cicli di 11 anni e le protuberanze, archi di gas a temperatura relativamente bassa; e infine la sua atmosfera, costituita dalla Cromosfera e dalla Corona, più rarefatta e visibile solo durante le eclissi.

Il Sole, come tutte le stelle, è un globo completamente gassoso, la cui temperatura decresce dal centro, dove raggiunge i 15 milioni di gradi, alla fotosfera, dove la temperatura è di circa 6.000 gradi. La pressione al centro è pari a circa 200 miliardi di atmosfere, per ridursi alla superficie a un decimo di atmosfera. Non essendo solido, ma una sfera fluida formata da idrogeno ed elio, la velocità di rotazione del Sole intorno al proprio asse è diseguale alle varie latitudini, così che normalmente si considera la velocità all’equatore, la quale si approssima ai 25 giorni. Il diametro è di circa 1,4 milioni di chilometri, la massa è 330.000 volte quella della Terra con una densità che è 1/4 di quella terrestre ed una forza di gravità 28 volte superiore a quella sulla Terra.

Il Sole si è formato dalla contrazione di una nube di polveri e gas interstellari. Via via che la nube si contraeva sotto l’azione della propria gravità, si faceva più densa e meno trasparente al calore, che cominciava ad essere trattenuto al suo interno. Perciò la sua temperatura cominciava a salire, fino a raggiungere, al centro, qualche milione di gradi. A questo punto erano presenti le condizioni affinché si innescassero le reazioni nucleari. Nel frattempo, attorno al Sole si era formato un disco di materia solida e relativamente fredda, da cui si suppone abbiano avuto origine i pianeti. Dischi di questo tipo sono stati osservati intorno a stelle giovani. Fra altri 5 miliardi di anni, al centro del Sole non sarà rimasto più idrogeno, ma solo elio: avrà allora inizio la “terza età” del Sole, quando l’elio si trasformerà in carbonio. Subirà un processo di espansione che porterà il suo raggio a una misura cento volte superiore a quella attuale, diventando una gigante rossa la cui fotosfera giungerà a lambire Venere, e forse anche la Terra. Superata questa fase, il Sole non sarà più in grado di liberare energia e diventerà una nana bianca, di piccole dimensioni ma molto calda. Passeranno ancora decine di miliardi di anni prima che il Sole si raffreddi del tutto, trasformandosi in una nana bruna o nera, un sole non più visibile.

 

Hermes - Mercurio - il messaggero degli dei

Mercurio era il più indaffarato degli Dei, sempre pronto a correre su e giù dall’Olimpo alla Terra, per portare agli uomini i severi ordini di Giove. Aveva, perciò, le ali ai piedi e sul cappello, che si chiamava “Petaso”. Con la destra reggeva poi il caduceo, una verga sottile e diritta con due serpenti attorcigliati. Vi erano rimasti avvinghiati un giorno in cui il dio li aveva visti lottare furiosamente fra loro, finché, percossi con quella, vi erano restati avvinti in pacifica coesistenza.

Egli era infatti il dio della persuasione e della benevola composizione delle liti, per questo era venerato come dio degli oratori, degli avvocati, dei commercianti, compresi quelli disonesti. Anzi, Mercurio era anche il dio dei ladri!

La sua irrequietezza truffaldina, la prontezza del suo saper fare, la sua abilità nel calmare la suscettibilità dei truffati, risultarono evidenti fin dai suoi primi giorni di vita, quando rubò 50 capi di bestiame al fratello Apollo. Li condusse infatti in una lontana grotta, dopo aver loro staccato e riattaccato gli zoccoli in senso inverso, camminando egli stesso all’indietro con i piedi avvolti da arbusti e fronde di tamarisco perché le orme ingannassero chiunque avesse voluto mettersi sulle sue tracce.

Scoperto da Apollo nonostante tali accorgimenti, lo calmò lì per lì donandogli il frutto della sua prima invenzione, la cetra, ottenuta col guscio di una tartaruga alla quale aveva applicato alcune corde ben tirate che davano dolcissimi suoni al lieve tocco delle dita.

Egli aveva inoltre il compito di condurre le anime dei defunti al cospetto di Caronte, e forse per questo era invocato anche come protettore dei viaggi. Nei bivi e nei trivi delle strade sorgevano infatti pilastri con la sua testa ripetuta due, tre, quattro volte.

Mercurio è il pianeta più vicino al Sole, la sua distanza media è infatti di circa 58 milioni di chilometri, e sulla sua superficie giunge una quantità di radiazione solare 6,67 volte maggiore di quella della Terra. Il suo raggio è 2.439 chilometri, è quindi più grande solo di Plutone. Mercurio compie un’intera rivoluzione in 87,969 giorni, ed un’intera rotazione in 58,65 giorni. È praticamente privo di atmosfera. La capacità di un pianeta di trattenere le sostanze gassose volatili che ne costituiscono l’atmosfera dipende dalla sua massa e dalla temperatura superficiale. Più elevata è la temperatura, maggiore è la velocità con cui si agitano e si disperdono le particelle dei gas e se tale velocità è prossima o superiore alla velocità di fuga, l’atmosfera evaporerà nello spazio interplanetario. La piccola massa e l’elevata temperatura (440 °C sulla superficie illuminata e -185 °C su quella oscura)) hanno fatto in modo che su Mercurio siano rimaste solo flebili tracce (la pressione atmosferica è di 1 milionesimo di miliardesimo di atmosfera) di una atmosfera composta di idrogeno, elio, ossigeno, sodio, potassio e argo.

La composizione interna vede un grosso nucleo (si suppone sette decimi del raggio) di ferro e nichel ricoperto da silicati. La superficie è butterata di crateri e forse contiene ghiaccio. La sorprendente e inaspettata scoperta, avvenuta grazie a osservazioni radar, afferma che all’interno di grandi crateri da impatto, le cui pareti schermerebbero la luce solare, esisterebbe una regione ghiacciata estesa per qualche centinaio di chilometri al Polo Nord e un’analoga regione, meno estesa, al Polo Sud. Arriverà nel 2008 sul “pianeta degli eccessi” la missione Messenger: la sonda NASA il cui lancio è previsto per la primavera-estate 2004. Mercurio è definito “il pianeta degli eccessi” così perché è il più piccolo, il più denso, mostra la superficie più antica, ha la più alta escursione termica. Questa missione si occuperà di accertare se è reale la presenza del ghiaccio nelle regioni polari. La missione costerà 286 milioni di dollari e consentirà di completare le nostre conoscenze delle epoche primordiali del nostro sistema planetario.

 

Afrodite - Venere - la dea dell’amore e della bellezza

Secondo Esiodo, Crono recise i genitali al padre, Urano, e li gettò in mare presso l’isola di Cipro dove, galleggiando fra la bianca spuma, diedero origine alla bellissima Afrodite, che nacque in un bel mattino pieno di sole e di colori, già adulta.

Quel giorno l’Olimpo fu in festa per l’apparire di tanta bellezza, anche se Giunone e Minerva fin dal primo momento sentirono il tormento della gelosia: compresero istintivamente che la loro supremazia sarebbe stata messa in forse da quella pericolosa rivale, come quando indusse Paride a scegliere lei invece di Hera (Giunone) o di Atena (Minerva), cosa che sarebbe stata la causa della guerra di Troia. Nessuno, infatti, riusciva a resistere al suo potere: mortali e immortali, animali e piante, tutti obbedivano al suo dolce richiamo.

Lei stessa restava spesso e volentieri vittima dei suoi dolci inganni, le sono stati attribuiti almeno 11 figli e numerose passioni per dei e uomini. Il primo che ella amò fu Adone, bellissimo cacciatore che ebbe il malaugurato destino di essere assalito da un feroce cinghiale e di rimanerne ferito a morte: Venere dovette per questo spartire l’oggetto del suo amore con Persefone, sovrana del regno dei morti. Zeus ordinò che Adone trascorresse un terzo dell’anno da solo, un terzo con Persefone e un terzo con Afrodite. Per ricordarlo quando non era presente, Afrodite creò l’anemone, il fiore dall’intenso colore porporino.

Sposa infedele del fabbro celeste Efesto (Vulcano), Afrodite ebbe almeno 5 figli da Ares, il dio della guerra, tra i quali Deimos (paura) e Phobos (panico) attendenti del padre.

Zeus le infuse poi il desiderio di giacere tra braccia mortali in modo che ella potesse far pratica nell’arte di “unire dee innamorate di mortali”. Fu sposa quindi di Anchise, principe troiano con il quale concepì Enea, l’eroe che avrebbe condotto i superstiti della distruzione di Troia nella nuova sede assegnata dagli dei, il Lazio, dove i suoi discendenti avrebbero fondato Roma.

Ma anche Afrodite, come le altre dee, era inesorabile nelle sue vendette e puniva inflessibilmente chiunque osasse ribellarsi alle sue leggi. Sulle rive del fiume Cefiso viveva una bellissima ninfa, Eco, perdutamente innamorata di un giovane di nome Narciso, il quale, fatuo e superbo, non amava altri che se stesso. Più volte respinta, Eco incominciò a vagare per i luoghi più solitari piangendo e implorando, finché si consunse tutta nel dolore e alla fine non ne restò che la voce. Da allora, se qualcuno grida tra le gole dei monti, sente rispondere una voce: è la povera Eco, che crede di aver ascoltato Narciso, finalmente pentito e innamorato di lei. Il giovane pagò cara la sua durezza, infatti accostatosi ad una fonte, vide nell’acqua una bellissima immagine e se ne innamorò. Era il suo volto, ma Venere aveva fatto sì che non se ne accorgesse ed ora fu lui a vagare disperato, travolto da una assurda passione fino alla propria morte, quando Venere lo trasformò nel bellissimo fiore che ancora oggi porta il suo nome.

Venere è l’astro più brillante del cielo all’alba o al tramonto. Il suo splendore, oltre che per la sua vicinanza alla Terra, è dovuto alla sua albedo, cioè alla sua capacità di riflettere la luce solare, riflette infatti il 76% della luce ricevuta. Venere ha massa, raggio e densità media solo leggermente inferiori a quelli della Terra.

L’orbita di Venere è quella che si approssima più delle altre ad una circonferenza, con una eccentricità minore all’1%. (e=0,007) e il suo asse di rotazione è inclinato di soli 3° sulla normale al piano orbitale.

In conseguenza di ciò, le stagioni, che sul pianeta non esistono a causa della densa e spessa atmosfera, non produrrebbero effetti notevoli anche in mancanza di essa. Un’inclinazione di 3° e un’orbita in buona approssimazione circolare, non possono dar vita a dei cambiamenti stagionali come sulla Terra. Il periodo di rotazione è di 243 giorni e il senso di rotazione è retrogrado (va cioè da est a ovest) valore prossimo al periodo di rivoluzione che è di 224,7 giorni) quindi un giorno è più lungo di un anno!

Il periodo di rotazione e la sua orbita sono sincronizzati tanto che presenta sempre la stessa faccia verso la Terra quando i due pianeti sono al loro massimo avvicinamento.

Essendo un pianeta interno (cioè un pianeta la cui orbita è compresa tra l’orbita della Terra ed il Sole), mostra fasi simili a quelle della Luna se osservato con un telescopio, fasi dovute alle diverse condizioni di illuminazione di Venere da parte del Sole che cambiano considerevolmente proprio perché Venere ruota intorno al Sole in un’orbita interna a quella della Terra.

La composizione chimica dell’atmosfera differisce completamente da quella terrestre. L’anidride carbonica ne rappresenta il 96,5%, l’azoto il 3,5% ed esistono tracce di anidride solforosa, argo, monossido di carbonio e ossigeno.

Le sonde che sono scese sulla superficie di Venere, attraversando le dense nubi citeree, formate da acido solforico, hanno rivelato che al diminuire dell’altezza, il calore e la pressione aumentano rapidamente, fino alla temperatura di 450°C, misurata a quota zero.

Un livello così alto di temperatura è imputabile sia alla pressione di 90 atmosfere, esercitata dall’enorme massa di nubi di biossido di carbonio che, insieme a quelle di acido solforico, ricoprono il pianeta, sia all’effetto serra.

Fotografie all’ultravioletto in sequenza, hanno mostrato che venti impetuosi trasportano nubi d’alta quota intorno a Venere, in senso orario vicino all’emisfero settentrionale, ad una velocità di 360 km/h. A queste velocità, lo strato superiore di nubi, largo quanto il pianeta, ruota intorno all’equatore una volta ogni quattro giorni terrestri.

Navicelle sovietiche e americane in orbita intorno al pianeta hanno cartografato la superficie con radar-altimetri scoprendo imponenti sistemi montuosi e ripide vallate, così come ampi crateri d’impatto accanto ad altri di probabile origine vulcanica. Sopra il livello medio si alzano quattro regioni, che ricordano i continenti terrestri, e che sono state denominate: Isthar Terra, Aphrodite Terra, Alpha Regio e Beta Regio.

La presenza di molte strutture vulcaniche su Venere suggeriscono ovviamente la presenza di sorgenti magmatiche in profondità, come sul nostro pianeta.

Le varie caratteristiche tettoniche riportate dalla sonda Magellano ricordano fratture, graben (termine geologico per “fossa tettonica”) e forse canali, tutti aspetti che ricordano il nostro pianeta. Oltre a ciò, nel 1977 le sonde Venera 9 e 10, riuscite a toccare il suolo e a restare in funzione solo pochi secondi a causa delle condizioni estreme, hanno inviato un paio di immagini che mostrano una superficie rocciosa e scura, di natura vulcanica (basalto e granito) e metamorfica.

 

La Terra - Gaia - Gea - Madre Terra

Fu la prima dei figli generati dal Caos (una delle divinità infernali).

Instancabile nella propria fertilità, Gaia donò vita e bellezza. Ha partorito Urano (il cielo), le montagne e Ponto (il mare). Urano rifornì la Terra di rinfrescante pioggia e di aria fresca e pulita. All’inizio tutto era brullo ma a poco a poco spuntarono le prime piante, poi tutto divenne verde e fiorì. Le montagne si ergevano maestose su tranquilli paesaggi, il mare blu scuro ondeggiante emanava un vivace profumo di sale. In questa armonia si svilupparono la natura, gli animali e l’uomo. Anche Elio e Selene aiutarono Gaia a creare il giorno e la notte e le donarono calore e luce. Sembra a prima vista tutto pacifico, ma...

Dalla unione di Gaia con Urano ebbe origine la prima generazione di dei, i Titani, tra i quali vi furono Crono e Rea, genitori di Zeus. Gaia partorì anche i Giganti e i Ciclopi. Un giorno Crono mutilò Urano con una falce datagli dalla stessa Gaia, furente per la sfrenata tirannia del compagno. Con quell’atto, Crono separò per l’eternità il cielo dalla Terra. Dal seme e dal sangue sparso di Urano, Gaia concepì le Erinni (le Furie), le Ninfe e altri Giganti. Quando Crono, rivelatosi tirannico quanto il padre, seppe da un oracolo che sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli, prese ad ingoiare tutti i suoi figli non appena vennero alla luce. Gaia aiutò Rea a nascondere il figlio Zeus sull’isola di Creta, e quando Crono ordinò di dargli il bambino, Rea gli diede un fagotto contenente una pietra, prontamente ingoiata. In seguito, appena fu forte abbastanza, Zeus obbligò Crono a rigurgitare i fratelli e le sorelle quindi lo imprigionò nel Tartaro insieme agli altri Titani.

Ora il mondo era governato dalla seconda generazione di dei, quelli olimpici. Tuttavia Gaia non era soddisfatta della situazione e poco mancò che rovesciasse il nuovo ordine dando alla luce il mostro Tifone. Solo dopo un’aspra battaglia Zeus riportò la vittoria.

Il nostro pianeta costituisce, insieme al suo satellite (la Luna), un pianeta doppio ed è necessario giungere ai confini del Sistema Solare per ritrovare un altro sistema planetario doppio, con Plutone e Caronte. Tuttavia, la caratteristica che fa della Terra un pianeta unico è la presenza di un’atmosfera (che raggiunge i 2.000 - 2.500 chilometri di spessore) composta in prevalenza di azoto (78%) con un’alta percentuale di ossigeno (21%) e la presenza sulla sua superficie di una grande quantità di acqua in ogni sua forma: gassosa, liquida e solida. Inoltre ha una temperatura relativamente stabile, le variazioni fra il giorno e la notte sono infatti molto contenute. Tutte caratteristiche che paiono necessarie alla vita, almeno per come la conosciamo.

Quando si parla di Terra si pensa ad un corpo celeste di forma sferica, ma in realtà è leggermente schiacciata ai poli per effetto del moto di rotazione e la differenza tra raggio equatoriale e raggio polare è di 21 chilometri. L’inclinazione dell’asse rispetto all’orbita è di 23°27’. Il periodo di rivoluzione dura 365,26 giorni e quello di rotazione 23 ore 56 minuti e 4 secondi.

La conoscenza diretta della struttura della Terra si limita solo alla sua pelle. Dei suoi 6.370 chilometri di raggio, l’uomo si è avventurato solo fino a una profondità inferiore ai 4 chilometri, quella delle miniere più profonde, e le trivellazioni hanno raggiunto al massimo la profondità di 11 chilometri, ma esiste un sistema indiretto per ricostruire la successione dei vari strati: le onde sismiche. Internamente esisterebbe un nucleo solido ferroso con un raggio di 1.600 chilometri, un nucleo esterno liquido spesso 1.820 chilometri, un mantello inferiore spesso 2.290 chilometri, un mantello superiore spesso 630 chilometri in cui si trova l’astenosfera e la parte inferiore della litosfera, dove si forma la crosta con le zolle tettoniche. La crosta (costituita soprattutto da silicati) è a sua volta formata da tre strati: lo strato superiore è costituito da sedimenti poco consolidati e il suo spessore non supera in molti fondali qualche centinaio di metri; lo strato intermedio è di roccia prevalentemente basaltica e ha uno spessore di 1,5 chilometri; infine lo strato più profondo, spesso 5 chilometri, probabilmente composto di basalto o gabbro.

 

Ares - Marte - il dio della guerra

Fu concepito da Hera senza il contributo di un compagno. Seccata perché Zeus aveva dato vita ad Atena direttamente dalla propria testa senza il suo aiuto, Hera si rivolse a Flora, la dea delle piante in fiore. Questa la toccò con una pianta magica facendo così in modo che potesse dare alla luce Ares.

Era il dio della guerra condotta con brutalità e ferocia, provava un’ebrezza travolgente quando si trovava di fronte alla zuffa, alla furia selvaggia, cieca, spietata, che si accende nel momento in cui la battaglia si fa più serrata e, ottenebrando la mente dei guerrieri, toglie dal loro cuore ogni sentimento di umanità. A lui era infatti indifferente combattere da una parte o dall’altra, favorire questo o quello schieramento, la sua unica gioia era quella di azzuffarsi e di vedere gli uomini morire: per questo era poco gradito alle altre divinità e allo stesso Zeus.

Era un dio poco popolare fra i greci (tranne che per gli spartani che gli offrivano sacrifici di cani) poiché temevano il suo piacere sfrenato per ogni sorta di crudeltà: chi poteva confidare in quella divinità insensibile?

Era invece molto amato dai romani, che lo consideravano loro antenato, padre del loro fondatore Romolo.

Ares non aveva moglie, sebbene fosse costantemente soggiogato dal fascino di Afrodite che gli diede alcuni figli fuori del matrimonio, finché Zeus mise termine allo scandalo della loro relazione. Una figlia di Ares e di una mortale fu violata sulle pendici dell’Acropoli di Atene da Alirrozio, figlio del dio del mare Poseidone. Ares, avendolo colto sul fatto lo uccise. Poseidone, per vendicarsi lo deferì all’assemblea degli dei. Ma Ares fu assolto, e gli ateniesi designarono il tribunale in cui si giudicavano i crimini con il nome di Areopago (colle di Ares).

Il pianeta Marte è ben visibile grazie al suo splendore e al suo colore rosso. L’osservazione al telescopio permette di distinguere alcuni dettagli, come le calotte polari, estese durante l’inverno marziano e quasi assenti durante l’estate e la presenza di un’atmosfera, di trasparenza variabile in relazione alle condizioni meteorologiche. Per tutti questi aspetti, Marte è ritenuto più simile alla Terra di quanto effettivamente non sia. Una caratteristica che esalta questa somiglianza è la durata del giorno marziano quasi uguale a quello terrestre: 24 ore 37 minuti 22 secondi, nonché l’alternarsi delle stagioni in modo singolarmente analogo a quanto avviene sul nostro pianeta. Infatti, l’equatore di Marte, come quello terrestre, è inclinato sul piano dell’orbita di un angolo di 25°, quasi uguale all’angolo terrestre di 23,27°. L’anno marziano è di 687 giorni e ogni stagione dura circa 6 mesi terrestri. All’equatore il diametro misura 6.794 chilometri, una via di mezzo tra Terra e Luna. Marte possiede una tenue atmosfera, con una pressione al suolo di circa un centesimo di quella terrestre, e una superficie disseminata di crateri, di vulcani, di pianure, di profondi canyon e di numerosi letti di fiume, a testimonianza di un lontano passato ricco di acqua allo stato liquido. Molto recentemente, usando gli strumenti di bordo della sonda americana Mars Odissey, alcuni astronomi hanno trovato un’enorme quantità di acqua su Marte, nascosto sotto forma di ghiaccio nel sottosuolo del Polo Sud del pianeta. I ricercatori hanno usato uno spettrometro gamma per rivelare la presenza di idrogeno, in particolare nel primo metro di suolo di una grande area che circonda il Polo. Lo strato più superficiale, a circa 60 centimetri. di profondità, contiene circa il 50% in volume di ghiaccio d’acqua. La composizione dell’atmosfera è di anidride carbonica per il 95%, azoto per il 2,7%, argo per l’1,6% e percentuali ancora minori di ossigeno, monossido di carbonio e vapore acqueo. La variazione giornaliera della temperatura è molto più marcata che non sulla Terra: su Marte la densità dell’atmosfera al suolo è paragonabile a quella terrestre a un’altitudine di 30 chilometri, quindi non riesce efficacemente ad attutire gli sbalzi eccessivi. In un mezzogiorno estivo la temperatura può raggiungere valori anche di 20°C sopra lo zero, per poi scendere a circa -70°C durante la notte. La rarefatta atmosfera di Marte non è in grado di diffondere le radiazioni solari blu e violette, che determinano l’azzurro del nostro cielo, mentre le polveri in sospensione contribuiscono a creare un cielo rosa.

Altra caratteristica di Marte è il Monte Olympus, un “vulcano a scudo” quasi perfettamente circolare, con un diametro di 600 chilometri e un’altezza di 27 chilometri rispetto al terreno adiacente, quindi circa tre volte il monte Everest. La caldera sulla sua vetta ha un diametro di 90 chilometri.

Marte è seguito da due piccoli satelliti dalla forma molto irregolare, Deimos e Phobos.

Sulla Terra sono giunti da Marte diversi meteoriti, ritrovati soprattutto sui ghiacci dei poli e nei deserti (gli ultimi provengono dall’Antartide e dall’Oman) e, ad oggi, il loro numero è di 24. Sono di diversa grandezza, il più grande si aggira intorno ai 15 chilogrammi. I ricercatori sono piuttosto sicuri che tali meteoriti provengano da Marte per via della loro giovane età, solo 1,5 miliardi di anni, e per la loro composizione chimica, molto diversa da quella di rocce terrestri o lunari.

 

Zeus - Giove - il re degli dei

Originariamente il suo nome indicava la luminosità del cielo.

Re degli uomini e degli dei, signore del cielo, che poteva rasserenare d’incanto o addensare di nubi e scuotere con i tuoni per far cadere sulla terra piogge, tempeste e grandine, Zeus era il dio giusto e potente al quale tutti dovevano obbedire, e da solo riuniva una potenza mille volte superiore a quella di tutti gli altri dei messi assieme.

Figlio di Crono e di Rea, fu allevato dalle ninfe Adrastea e Ida. Fu nutrito con miele e latte della capra Amalthea e per coprirne i vagiti, affinché non giungessero alle orecchie di Crono, i Cureti (popolo di Creta) sbattevano i loro scudi. Diventato grande, Zeus si recò a fare visita alla titanessa Meti, che divenne la sua prima moglie, la quale gli diede una pozione che costrinse Crono a vomitare Estia, Demetra, Hera, Ade e Poseidone, insieme al sasso che fu in seguito deposto a Delfi come Omphalos (ombelico) o centro della Terra. Dopo la vittoria nella guerra contro i Titani, Zeus, Ade e Poseidone estrassero a sorte la parte dell’universo sulla quale avrebbe dominato. A Zeus toccò il cielo, ad Ade l’oltretomba e a Poseidone il mare. La Terra e l’Olimpo sarebbero rimasti di proprietà comune ma Zeus ne fu posto a capo.

Sposo di Hera, Zeus era piuttosto capriccioso, tanto da invaghirsi di ogni dea, di ogni ninfa e di ogni bella mortale che vedeva. Per raggiungerle ed eludere la gelosia della sospettosa e collerica moglie, usava spesso abili stratagemmi, avvalendosi della facoltà propria degli dei di trasformarsi in mille modi.

Così, per raggiungere Danae, si presentò a lei sotto forma di pioggia d’oro; per rapire Europa si trasformò in docile torello, tanto docile che la fanciulla non esitò a salirgli in groppa, e fu così condotta in una veloce corsa attraverso il mare nella lontana isola di Creta, dove diede alla luce Minosse e Radamanto; per raggiungere la bellissima Leda si trasformò in candido cigno.

Il pianeta che porta il nome di Giove è il più grande del Sistema Solare.

L’ampiezza dell’orbita percorsa lo colloca ad una distanza dal Sole 5,2 volte maggiore di quella della Terra, vale a dire a 778 milioni di chilometri. Il tempo richiesto dal pianeta per percorrere la sua orbita è di 11,87 anni a una velocità di 13 chilometri al secondo (quasi 50.000 chilometri all’ora). Il diametro di Giove è di 143.000 chilometri, undici volte maggiore di quello terrestre, la sua massa è 318 volte superiore a quella della Terra e anche la forza di gravità risulta 2,34 volte maggiore.

Galilei nel 1611 ne scorse per primo il disco che rappresentò nel Sidereus Nuncius come una O depressa ai poli, segno che era riuscito ad apprezzarne lo schiacciamento polare: l’elevata velocità di rotazione, insieme alla scarsa densità, determina un certo appiattimento del pianeta a livello dei poli, tanto che la differenza tra diametro equatoriale e diametro polo-polo è di circa 8.600 chilometri.

I primi studi approfonditi furono effettuati da Gian Domenico Cassini. Egli scoprì nel 1665 la Grande Macchia Rossa, inoltre si accorse che il tempo di rotazione, sempre comunque inferiore alle 10 ore, era differente alle diverse latitudini, indice di una superficie non solida. La superficie di Giove, o meglio, la sua atmosfera, dato che possiamo osservare solo quella, è caratterizzata dalla presenza di nubi colorate e disposte secondo bande parallele all’equatore. Quelle più chiare, le “zone”, sono formate da gas caldi ascendenti, quelle più scure e rossastre, le “fasce”, da gas freddi discendenti.

La rapida variabilità dei dettagli portò a pensare ad una analogia con il sistema di nubi dell’atmosfera terrestre. Venti veloci fino a 400 chilometri all’ora frustano gli orli delle zone e delle fasce creando vortici turbolenti, conferendo loro un aspetto merlettato. L’atmosfera di Giove si calcola costituita per l’88% di idrogeno molecolare, per l’11% di elio e per il resto di metano, ammoniaca, acqua, anidride carbonica e altre sostanze, come lo zolfo. Sono proprio le sostanze presenti in misura minore che, combinandosi con gli atomi di idrogeno, tingono le nubi di colori che cangiano dal rosso all’arancione, al marrone, al giallo, al verde, al blu.

Si suppone che al di sotto delle nubi di ammoniaca ghiacciata di alta quota vi siano nubi di vapore d’acqua. È verosimile ipotizzare, a circa 1.000 chilometri, la presenza di uno sconfinato oceano di idrogeno e altri elementi, di consistenza melmosa e distribuito sull’intero pianeta e profondo circa 25.000 chilometri, finché all’enorme pressione, che supera ormai i 3 milioni di atmosfere, l’idrogeno liquido si trasforma in idrogeno metallico: una mistura di protoni ed elettroni liberi di circolare nella massa. Scendendo ancora più in profondità si giungerebbe ad un nucleo roccioso con un raggio di circa 12.000 chilometri, probabilmente composto da silicati di ferro.

Giove è circondato da tre anelli, da almeno 16 satelliti (tra i quali i quattro galileiani: Io, Europa, Ganimede e Callisto) e forse da una famiglia di comete. L’analisi delle immagini inviate a Terra dalle sonde Voyager 1 e 2 e dalla sonda Galileo, ha rivelato diverse cose sulla natura dei satelliti galileiani: la presenza di vulcani attivi su Io (raggio 1.815 chilometri), che lo rendono senza dubbio il più spettacolare tra i satelliti del Sistema Solare, con pennacchi che salgono fino a 280 chilometri di altezza, i quali disperdono nello spazio un centinaio di chili di materiale sulfureo al secondo; una superficie ghiacciata su Europa (raggio 1.569 chilometri), superficie costituita da una crosta di ghiaccio del cui spessore si discute da molto tempo, solcata da linee larghe da 20 a 40 chilometri; una superficie ghiacciata molto varia nel colore e nella forma, con corrugamenti su Ganimede (raggio 2.631 chilometri), il più grande satellite di Giove; e una superficie molto craterizzata su Callisto (raggio 2.400 chilometri), sul quale la struttura più vistosa è un bacino d’impatto, il cratere Valhalla, di 600 chilometri di diametro, notevole per un corpo che non raggiunge i 5.000 chilometri di diametro.

 

Crono - Saturno - dio del tempo e padre di Zeus

Crono, il figlio minore di Gaia (la Terra) e di Urano (il cielo) era il più intelligente fra tutti i fratelli e la sua ribellione contro il padre lo portò a diventare il re. Ben presto, il regno di Crono divenne dispotico come quello di Urano, fino a quando Zeus lo depose dal trono e lo precipitò nell’abisso del Tartaro (l’abisso dell’oltretomba in cui i più malvagi erano puniti con eterni tormenti) dove giganti con cento braccia, gli Ecantonchiri, furono incaricati di fargli la guardia. In un’altra versione del mito, fu esiliato in un’isola presso la Britannia, dove dormiva con i suoi seguaci.

Crono era un Titano, la stirpe di esseri primordiali giganteschi che per prima governò l’universo. Il loro numero si aggira intorno alla ventina ma varia a seconda delle fonti. I Titani intrapresero una furiosa guerra contro gli dei dell’Olimpo che durò 10 anni. Tale guerra portò al loro definitivo allontanamento e al definitivo insediamento d Zeus sul massimo trono.

Il pianeta Saturno ruota intorno al Sole con un periodo orbitale di 29,5 anni, a una distanza media di 1.430 milioni di chilometri. Il periodo di rotazione media è di 10,25 ore e come visto per Giove, l’alta velocità di rotazione porta ad un notevole schiacciamento del pianeta, tanto che la differenza tra il diametro equatoriale e il diametro polo-polo è di circa 12.000 chilometri.

La densità del pianeta è inferiore a quella dell’acqua, e dato un oceano sufficientemente grande vi galleggerebbe tranquillamente.

Quando Galilei puntò il suo telescopio verso Saturno, osservò uno strano rigonfiamento ai lati del pianeta che non riuscì a spiegare. Nel 1610, quando rese pubbliche le osservazioni, pensò che si trattasse di corpi separati ai lati di Saturno. Tuttavia, nel 1612, queste protuberanze, che egli battezzò “orecchie”, sembrarono scomparire. La natura del fenomeno rimase incompresa fino al 1659, quando Huygens vide che le protuberanze erano parte di un anello che circondava il pianeta ma che non lo toccava. La ragione delle sparizioni sta nel fatto che l’asse del pianeta è inclinato di 29° rispetto alla verticale e gli anelli sono tanto sottili che quando la Terra si trova direttamente nel piano degli anelli (quindi ogni circa 15 anni), questi sono visti di taglio e, quindi, sembrano scomparire.

L’atmosfera è composta di idrogeno molecolare per il 96,3%, di elio per il 3,3% e di metano per il 0,4%, e come Giove, anche Saturno presenta una serie di bande o fasce parallele all’equatore di colori leggermente diversi e molto più sfumati. Sebbene il contrasto cromatico su Saturno sia molto minore che su Giove, si riescono a scorgere numerose macchie ovali che, come la Grande Macchia Rossa di Giove, possono rimanere visibili per anni e anche per secoli.

Le sonde americane Voyager hanno permesso di misurare le velocità dei venti che muovono l’atmosfera e sono giunti a incredibili risultati: la velocità massima è all’equatore con venti diretti verso est che spirano a circa 500 metri al secondo, quindi a circa 1.800 chilometri all’ora!

La struttura interna di Saturno è molto simile a quella di Giove. Le dimensioni del nucleo roccioso sono paragonabili a quelle della Terra. Al di sopra si trova idrogeno metallico e più in alto un oceano di idrogeno liquido e di elio e infine l’atmosfera con le sue complicate evoluzioni.

L’aspetto però più interessante di Saturno sono certamente gli anelli. Essi sono in realtà formati da migliaia di sottili anelli e di altrettante sottili divisioni che danno all’insieme l’aspetto di un disco di grammofono.

Intorno a Saturno orbita un numeroso corteo di satelliti: 18 indicati con nomi veri e propri e almeno altri 12, recentemente scoperti, ancora senza nome.

 

Urano - Caelus - Il primo signore degli dei

Figlio del Caos, fu il dio primordiale del cielo. Figlio e marito di Gaia, la Terra, con lei generò i Titani, i Ciclopi e gli Ecantonchiri. Urano non permise a nessuno dei suoi figli di vedere la luce del Sole e li relegò nel luogo più oscuro del Tartaro. Gaia, quindi, convinse i Titani a ribellarsi al padre. Guidati da Crono, il più giovane, sorpresero Urano mentre dormiva e lo castrarono con una falce di pietra data loro da Gaia. Dal sangue che si riversò sulla terra, nacquero le Erinni, le Furie e le ninfe Meliadi. Alcune fonti dicono che Afrodite nacque dalla spuma marina che si formò quando i genitali di Urano caddero in mare.

Wilhelm Herschel era un musicista tedesco emigrato in Inghilterra, ma era anche un astronomo dilettante che amava costruire da sé i propri strumenti. La notte del 13 marzo 1781 stava scrutando il cielo alla ricerca di stelle doppie quando la sua attenzione fu attratta da un astro la cui immagine non gli appariva così netta come quella delle altre stelle. Egli credette che si trattasse di una cometa, poi grazie ai calcoli di Lexell e dell’italiano Oriani, si rese conto che si trattava di un pianeta.

Dall’epoca della sua scoperta al 1986, quando fu avvicinato a Voyager 2, si sapeva molto poco della struttura fisica e della composizione chimica del pianeta.

Urano presenta una caratteristica non riscontrabile in nessun altro pianeta: il suo asse di rotazione giace quasi sul piano dell’orbita (invece che essere più o meno verticale rispetto a tale piano, come succede per gli altri pianeti) per cui il pianeta sembra rotolare lungo la sua orbita; di conseguenza ai solstizi, a causa dell’inclinazione che si aggira intorno agli 98° (il polo nord in realtà giace sotto l’eclittica), rivolge ora uno ora l’altro polo al Sole. Poiché il periodo orbitale di Urano è di 84 anni, i due poli vengono osservati alternativamente dalla Terra ogni 42 anni. In questo periodo rivolge al Sole il suo polo nord.

Nessuno sa perché Urano sia coricato su un fianco, probabilmente molto tempo fa ha subito una collisione con un altro grande corpo celeste.

Il suo periodo di rotazione è di 17 ore e 12 minuti, ha un diametro di 52.000 chilometri, quattro volte maggiore di quello della Terra e viaggia ad una distanza media dal Sole di 2.900 milioni di chilometri.

Il colore di Urano appare verdazzurro e il suo disco è solcato da sporadiche nubi bianche. Questa colorazione è dovuta alla presenza di idrogeno e metano nell’atmosfera, i quali assorbono la luce solare soprattutto nel rosso e nell’infrarosso, lasciando passare il verde e l’azzurro. L’ammoniaca, a causa della bassissima temperatura (che varia dai -208°C al polo che punta verso il Sole ai -215°C all’equatore) è in proporzione minore allo stato gassoso, ed è invece in gran parte condensata in cristalli. Negli strati più alti dell’atmosfera al di sopra delle zone circumpolari si sono formate estese formazioni di brina (forse dovute a reazioni fotochimiche negli idrocarburi) mentre nelle zone verso l’equatore si sono osservati sistemi di nubi in veloce movimento attorno al pianeta. I venti soffiano nella direzione dei paralleli alla velocità di circa 650 chilometri all’ora.

Si ritiene che il pianeta sia formato da un solido nucleo roccioso avvolto da un oceano di idrogeno molecolare, elio, metano e ammoniaca allo stato liquido e, infine, da uno strato superficiale di idrogeno e di elio che sfuma gradatamente nell’atmosfera, con uno spessore di circa 7.600 chilometri.

Gli anelli sono stati scoperti nel 1977 grazie alle osservazioni di occultazioni stellari da parte di Urano effettuate dal Kuiper Airborne Observatory, un aeroplano d’alta quota attrezzato per osservazioni astronomiche. Nel corso delle occultazioni si osservò che, sia prima, sia dopo l’occultazione la stella occultata subiva cinque oscuramenti parziali della propria luce che si ripetevano, simmetricamente, in senso inverso. Era evidente che la stella transitava, oltre che dietro al pianeta, anche dietro a cinque oggetti parzialmente assorbenti e disposti simmetricamente rispetto al diametro del pianeta. Voyager 2 ha fotografato gli anelli nove anni più tardi, fra il 30 dicembre 1985 e il 24 gennaio 1986.

Urano è circondato anche da almeno 15 satelliti, che orbitano intorno all’equatore fortemente inclinato del pianeta, come gli anelli.

Diversamente dagli altri corpi del sistema solare che hanno nomi derivati dalla mitologia classica, le lune di Urano prendono i loro nomi dagli scritti di Shakespeare (come “La tempesta” o “Sogno di una notte di mezza estate”): ad esempio Miranda, Ariel, Umbriel, Titania e Oberon.

 

Poseidone - Nettuno - il dio del mare

Fratello di Zeus, aveva il dominio su tutte le acque che scorrono sulla Terra, nonché dei laghi e dei mari, nelle cui profondità viveva con la moglie Anfitrite in un meraviglioso palazzo tutto d’oro. Per averla in sposa, ritrosa come era e forse atterrita dall’aspetto del dio (aveva barba e capelli azzurri e la mano sempre armata di un terribile tridente), dovette corteggiarla a lungo. Diventata sposa di Poseidone, Anfitrite visse felice finché seppe che il marito (in fondo era fratello di Zeus!) si era invaghito di Scilla, la bella figlia di Forco. Offesa nel suo amor proprio, ricorse all’aiuto della maga Circe che le diede certe erbe magiche da gettare nelle acque della costa calabra dove Scilla spesso si bagnava.

La povera Scilla fu d’incanto trasformata in un mostro orribile, con piedi di cane, sei teste spaventose e sei bocche armate di tre file di acutissimi denti. Con un urlo terribile il nuovo mostro si installò in una grotta sporgente sul mare, da dove protendeva i lunghissimi colli per afferrare e divorare gli imprudenti marinai che si avventuravano in quelle acque. Di fronte a lei, sulla costa della Sicilia, si trovava Cariddi una ragazza che a causa della sua voracità era stata trasformata in un vortice che tre volte al giorno ingoiava le acque del mare con tutto quel che conteneva.

Molti altri erano i mostri che popolavano il regno di Poseidone o le sue rive, personificazione dei mille pericoli della navigazione, e tra questi molti suoi figli: Polifemo, il gigante con un occhio solo; Sini, che imprigionava e smembrava i viandanti;

Nauplio, che accendeva falsi fari lungo le coste per godersi lo spettacolo del naufragio.

Poseidone poteva scatenare terribili tempeste di mare e con la stessa facilità poteva anche calmarle: saliva sul suo veloce cocchio e il mare si placava al suo passaggio.

A differenza della scoperta accidentale di Urano, l’esistenza di Nettuno fu prevista prima della sua scoperta. Gli astronomi si accorsero che Urano non seguiva esattamente l’orbita prevista, e una possibile causa di tale irregolarità era che esso fosse attratto dalla gravità di un pianeta non ancora scoperto. Due astronomi accettarono la sfida di calcolare matematicamente la posizione di questo corpo sconosciuto: John Adams a Cambridge e Urbain Le Verrier a Parigi.

Alla sera del 23 settembre 1846, la stessa in cui si iniziò a Berlino la ricerca, Johann Galle notò la presenza di un astro relativamente brillante là dove le carte del cielo non riportavano nulla. Il nuovo pianeta, a cui fu dato il nome di Nettuno, orbita intorno al Sole in 165 anni ad una distanza media di 4.500 milioni di chilometri, tanto che la quantità di luce e calore ricevuti dal Sole è circa 900 volte inferiore a quella ricevuta dalla Terra e la temperatura media alla sommità dell’atmosfera è di -215°C. È leggermente più piccolo di Urano ed ha un periodo di rotazione di 16,1 ore.

Nettuno è molto più bello di Urano. Il suo colore azzurro mare, è dovuto soprattutto al metano presente nell’atmosfera che assorbe le radiazioni di lunghezza d’onda maggiore (corrispondente ai colori rosso, arancio e giallo) e lascia passare quelle di lunghezza d’onda minore, di colore azzurro e violetto. Per questo la luce solare riflessa dalle nubi di Nettuno è privata della componente rosso-arancio ed appare azzurra. Inoltre, il disco di Nettuno è solcato da nubi bianche, brillanti e variabili, che ruotano più lentamente del pianeta o con moto retrogrado. L’atmosfera è composta per l’80% di vapore acqueo, di elio per il 19%, metano, acqua e anidride carbonica che si condensano a formare nubi e pioggia.

La sonda Voyager 2 ha misurato venti a velocità di quasi 600 metri al secondo, pari a 2.160 chilometri all’ora diretti verso ovest, cioè in senso opposto a quello di rotazione del pianeta.

Gli anelli sono molto tenui e caratterizzati da singolari interruzioni che hanno reso enigmatici i risultati dei tentativi compiuti per individuarli con lo stesso sistema usato per Urano, quello delle occultazioni. Voyager 2 ha rivelato il numero (5) e la struttura degli anelli. Se osservati da Terra si presentano come deboli archi ai lati del pianeta. La loro osservazione è stata sempre ostacolata dall’intensa luminosità del pianeta, ma non appena questa venga mascherata, le sottili strutture diventano visibili.

Nettuno è accompagnato da 8 lune, tra le quali le più grandi sono Tritone, Proteus e Nereide.

 

Ade - Plutone - il dio dell’oltretomba

Ade era il dio del regno dei morti (detto Averno o Erebo), che si credeva situato in vaste zone sotterranee comunicanti con l’esterno con tutti quei luoghi della superficie terrestre che emanano vapori sulfurei, o ribollono di nascosto fuoco, o si spalancano in tetre e pestifere voragini. Dagli antichi, l’ingresso dell’Averno era spesso collocato o presso Capo Tenaro nel Peloponneso o presso Cuma, nelle vicinanze del lago d’Averno in Campania.

Il suo regno, inaccessibile ai vivi, era circondato da un ampio fiume, l’Acheronte, il fiume del dolore, ed era attraversato da altri tre fiumi: il Lete, fiume dell’oblio; il Cocito, fiume dei lamenti; il Flegetonte, fiume del fuoco. Infine una squallida palude cingeva nove volte i luoghi delle pene eterne, lo Stige, considerata esse stessa terribile divinità, sul cui nome anche gli dei temevano di giurare il falso. Aiutanti di Ade erano Caronte, il traghettatore, un vecchio di orribile squallore dagli occhi fiammeggianti e dalle membra ancora piene di vigore, Cerbero, il cane a tre teste che vegliava rabbioso contro i vivi che tentavano di entrare e contro i morti che cercavano di uscire, Eaco, Minosse e Radamanto, i giudici che assegnavano a ogni morto la sua sede a seconda della vita condotta sulla terra: Campi Elisi o Tartaro.

Moglie di Poseidone era Persefone (Proserpina), la bella figlia di Demetra (Cerere), la dea delle messi. Per farla sua sposa il dio era sbucato all’improvviso dalle viscere della terra su un carro tirato da quattro cavalli neri, nei pressi della fonte Aretusa, in Sicilia, e l’aveva rapita trasportandola nel suo fosco regno sotterraneo. La madre Demetra invano l’aveva cercata in ogni luogo mentre, nel suo immenso dolore non si curava più delle messi, né delle erbe e dei fiori e dei frutti. Allora Zeus, per evitare la fine della vita sulla Terra, stabilì che Persefone restasse solo quattro mesi con Ade e trascorresse gli altri con la madre. Questa è la ragione per cui a primavera la Terra si ricopre di fiori: Demetra vuole festeggiare il ritorno della figlia. Mentre in autunno, quando Persefone ritorna dal marito, la natura si spoglia di ogni colore e si riveste di uno squallido manto.

Plutone e il suo satellite Caronte, che dista dal pianeta solo 19.640 chilometri, compiono una rivoluzione attorno al Sole su un’orbita marcatamente ellittica, ad una distanza media di 5.900 milioni di chilometri. Con un raggio di 1.142 chilometri, Plutone è il più piccolo dei pianeti, ma anche più piccolo di molti satelliti, tra cui la Luna. Il suo unico satellite Caronte, pare avere un raggio di 595 chilometri, quindi circa la metà di quello di Plutone ed è per questo che è più giustificato parlare di “pianeta doppio” che non di un pianeta con il suo satellite. Alcuni discutono ancora se si debba considerare Plutone l’ultimo pianeta del Sistema Solare o il primo degli oggetti della fascia di Kuiper, nella quale sono stati recentemente identificati due corpi molto grandi, come KX76 che potrebbe avere un diametro di 1.270 chilometri, e Varuna, il cui diametro dovrebbe essere di circa 900 chilometri. Un anno plutoniano dura 248,77 anni terrestri ed un giorno equivale a poco più di 6 giorni terrestri. Scoperto nel 1930 da Tombaugh, non si sa molto di questo pianeta, in quanto nessuna sonda è ancora giunta ad avvicinarlo, e anche l’Hubble Space Telescope mostra solo immagini prive di dettagli. Si ipotizza una missione, New Horizons, con partenza per gennaio 2006 per raggiungere il pianeta nell’estate 2015 e che dovrebbe studiare la composizione dell’atmosfera e la struttura della superficie con fotografie, con una risoluzione di circa un chilometro, dovendo la sonda avvicinarsi a circa 15.000 chilometri dal pianeta.

 

Nel febbraio 2000 è stata scoperta una cometa gigante, battezzata con la sigla 2000CR105, che ha un diametro di 400 chilometri, enorme per questo tipo di oggetti. La sua particolarità è l’orbita fortemente eccentrica, il perielio si trova a 6,6 miliardi di chilometri dal Sole e l’afelio a 58,2 miliardi di chilometri.

Secondo i calcoli, non possono essere stati i pianeti giganti a spedirla su quell’orbita, almeno non dalle loro attuali posizioni. L’ipotesi più affascinante è quella che il responsabile sia un oggetto di medie dimensioni che si trova a circa 10 miliardi di chilometri dal Sole, in attesa di essere scoperto. In qualche modo questo confermerebbe le visioni di Clyde Tombaugh, lo scopritore di Plutone, che passò 30 anni cercando inutilmente un pianeta più lontano, da lui battezzato Pianeta X.

I corpi che ruotano intorno al Sole sono i più vicini astri alla Terra, ma anche i più affascinanti: nati dalla stessa nube di detriti ma così diversi l’uno dall’altro... ma anche così inospitali... cerchiamo di non distruggere l’astronave sulla quale ci troviamo.

 

Perché avere paura della notte?
Perché non amarla se è lei
che ci porta le stelle?
E chi non sa che è nelle notti più oscure
che le stelle brillano
del loro massimo splendore?
HELDER CAMARA

 

Monografia n.81-2002/8


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