M104 - Galassia Sombrero

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Un osservatorio astronomico rappresenta una vera finestra sull’universo, letteralmente parlando.
Chi si affaccia a questa finestra ha letteralmente un numero infinito di oggetti da investigare e su cui rivolgere il proprio sguardo scientifico, ma anche estetico e lasciatemelo dire, poetico.
Penso che gli appassionati di astronomia vivano questa dualità tra la cultura della scienza e la cultura del bello.
Ci si potrebbe chiedere perché cercare il bello così lontano quando siamo circondati, soprattutto in Italia, da bellezze artistiche e naturali.
Certo, è vero, ma una parte non sostanziale del fascino che noi astrofili leghiamo al cielo deriva dalla conoscenza della natura degli oggetti osservati e dalla consapevolezza della loro immensità e distanza, rispetto alle abituali dimensioni del vivere quotidiano.
Ogni astrofilo ed astronomo annovera nel proprio “scrigno dei gioielli celesti” una serie di oggetti astronomici preferiti, per tanti motivi, sia estetici, scientifici o anche solo legati ad esperienze personali.
Certo vi sono oggetti che nell’immaginario collettivo degli amanti del cielo occupano, in maniera generalizzata, un posto particolare: uno di questi sicuramente è la galassia soprannominata Sombrero per la sua innegabile somiglianza con il copricapo messicano.
Messier 104 (così Messier l’aveva numerata nel suo famoso catalogo nel 1791, mentre l’anno della scoperta è il 1783 ad opera di Pierre Mechain) è una galassia a spirale caratterizzata esteriormente da un bulge centrale estremamente esteso e da una banda di polveri che contorna in maniera molto vistosa il disco della galassia.
Trattandosi di una galassia a spirare Sa, il nucleo centrale ed il bulge sono prominenti rispetto alle braccia.
L’angolo di vista non troppo stretto rispetto dalla visione di taglio rende visibili tutte queste caratteristiche (banda equatoriale di polveri e in maniera meno semplice le braccia a spirale) che in una visione frontale o di taglio sarebbero nascoste.
Messier 104 si trova ad una distanza di circa 30 milioni di anni luce ed ha un diametro di 130 000 anni luce.
Si tratta di una galassia a spirale veramente massiccia, con un buco nero centrale da 1 miliardo di masse solari; attorno al bulge orbitano circa 1000 ammassi globulari, a differenza della nostra pur notevole Via Lattea che ne conta “solo” 150, questo a rimarcare chi è M104.
Il nucleo, con un mostro del genere al suo interno, non puo’ essere che attivo; questa dinamicità e’ visibile soprattutto nella regione delle onde radio.
La galassia Sombrero e’ stata il primo oggetto non stellare che ha visto la misura del redshift delle righe spettrali ad opera di Vesto Slipher che dimostrò che doveva trattarsi di un oggetto non legato alla Via Lattea.
Pose pertanto il primo tassello che poi diede origine agli studi sui quali Hubble basò la legge che porta il suo nome e che rivoluzionò le dimensioni e la geometria dell’universo.
Slipher evidenziò inoltre una discrepanza tra le velocità di allontanamento delle parti laterali al nucleo, ponendo le basi per lo studio della rotazione delle galassie.

Le dimensioni apparenti sono di 8’ x 4’ e la magnitudine integrata è +8.0. L’osservazione visuale può avvenire con strumenti di piccolo diametro, ma per osservare comodamente  la banda centrale occorrono almeno un 20cm.
L’uso di camere CCD rende questo oggetto semplice da documentare, ma per farlo al meglio, occorrono diametri sostanziosi e tempi di posa altrettanto importanti.

L’osservatorio Arar di Bastia con il suo 42cm ha tutte le caratteristiche per affrontare questa sfida.

Approfittando di una serata serena, anche se leggermente ventilata, abbiamo posato per 50 minuti su questo gioiello celeste: trovandosi nella parte meridionale della costellazione della Vergine, la Sombrero non si alza mai più di 33 gradi sopra l’orizzonte e per ridurre l’inquinamento luminoso presente nei bassi strati atmosferici  è stato usato un filtro interferenziale fotometrico Rc che trasmette nella banda rossa dello spettro visibile.

Questo è il risultato finale.

 

Ingrandendo la galassia diventano evidenti tutti i dettagli.

Le disuniformità della banda di polveri e le volte delle braccia a spirale diventano ora evidenti, rassomigliando un po’ alla più bella immagine che il telescopio spaziale abbia mai ripreso (a mio parere naturalmente). Andatela a cercare e confrontatele facendo le dovute proporzioni…….

Infine un tributo agli ammassi globulari della galassia, si scorgono nell’immagine di Bastia come deboli stelle immerse nella parte esterna e più debole dell’alone galattico.

 

Che dire: si sarebbe potuto fare ancora meglio se non fosse stato presente un venticello insistente che ha peggiorato il seeing ed ha mosso a tratti il telescopio (come evidente nella forma delle stelle).
D’altra parte si può sempre fare meglio……

Stefano Moretti

 

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