9 marzo 2005

Conferenza su Jules Verne presso il Gruppo Astrofili G.B. Lacchini di Faenza

 

Solo alcune opere di Giulio Verne possono essere classificate come romanzi scientifici o come precorritrici della fantascienza, ma hanno creato attorno alla sua figura quel mito di profeta tecnologico e di anticipatore del progresso del XX secolo che è ben radicato nell’immaginario collettivo.

 

Oggi il fervore di Verne per il progresso tecnologico ci può sembrare eccessivo e forse un po’ ingenuo, e la sua frase “Tutto quello che è possibile si farà”, suscita forse più preoccupazione che entusiasmo.

Da una parte abbiamo infatti maturato la coscienza che il nostro pianeta non è un serbatoio infinito di risorse pronte per essere sfruttate – risorse che spesso nei suoi romanzi rappresentano la giusta ricompensa per gli intraprendenti che riescono a raggiungerle.

Dall’altra, molti di quei progressi della tecnica che eccitavano la fantasia di Verne e dei suoi contemporanei (e da cui prendevano le mosse una serie di estrapolazioni futuristiche), oggi sono osservati con una visuale più ampia che ci rivela spesso lati oscuri …

In ogni caso, da appassionati di astronomia e di cose celesti quali siamo, non possiamo non farci catturare dalle discussioni tecniche al Gun Club quando si dimensiona il cannone per mandare un proiettile sulla Luna - e probabilmente ci identifichiamo più nell’entusiasmo del segretario Maston piuttosto che nelle capacità imprenditoriali del presidente Barbicane.

 

Sempre in “Dalla Terra alla Luna” ci sentiamo coinvolti come astrofili quando si decide che lanciare il proiettile sulla Luna non basta, bisogna seguirlo fino al momento dell’arrivo con un telescopio, che viene inserito nel budget dell’impresa.

Ma che tipo di telescopio ?

Dato che il proiettile ha un diametro di quasi tre metri, conti alla mano si verifica che serve un telescopio capace di almeno … 48000 ingrandimenti, un numero troppo esagerato e che non convince molto la nostra esperienza di osservatori, sia pur dilettanti.

Difficile sottrarsi alla tentazione di documentarsi sui limiti teorici dei grandi telescopi, o di sapere ad esempio quanti ingrandimenti poteva usare Antoniadi con il rifrattore da 83 cm di Meudon per osservare Marte.

Ancora, come non ricordare gli astronauti involontari di “Le avventure di Ettore Servadac”, abitanti di un lembo di terra strappato dal nostro pianeta ad opera di una cometa costituita da “tellururo d’oro”?

E fra i residenti del nuovo pianeta troviamo l’astronomo Palmirino Rosette, caricatura dello scienziato eccentrico, che nel capitolo dal titolo “Alcune variazioni sul tema tanto noto delle comete” fa il punto sulla conoscenza di questi astri a metà dell’800.

Anche se in queste digressioni scientifiche Verne era di solito molto preciso (giungeva a chiedere consulenze a scienziati professionisti dove riteneva insufficienti le sue conoscenze), è forte la tentazione di procurarsi una “Astronomia Popolare” di Flammarion e leggerla in parallelo.

 

Quelle che abbiamo citato, nel complesso, sono “spigolature astronomiche” dell’opera di Verne, e tuttavia ci piace coltivare queste suggestioni, farci incuriosire, e trasmetterle ai nostri amici astrofili e al pubblico delle nostre iniziative e osservazioni.

 

E quando facciamo osservare la Luna e i pianeti ai frequentatori delle nostre serate pubbliche al telescopio, non abbiamo un po’ anche noi lo spirito di Giulio Verne, non cerchiamo forse di proporre un “Viaggio Straordinario” alla fantasia dei nostri ospiti?

 

Ringraziamo come sempre il Gruppo Astrofili G.B. Lacchini di Faenza per l'ospitalità.

 

 

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