8 giugno 2004

Transito di Venere

 

 

Nelle pagine di quello che è stato il mio primo libro di astronomia pratica (“The Sky Observer’s Guide” del 1966, pubblicato in  Italia nel 1969 con il titolo “Come si osserva il cielo”) si legge:

 

“Venere attraversa il Sole come Mercurio, ma raramente. L’ultimo transito fu nel 1882; il prossimo sarà nel 2004”

 

Quando leggevo questo libro, nel 1969, mancavano 35 anni al transito che abbiamo avuto modo di osservare l’8 giugno.

Difficile descrivere l’agitazione della sera prima: anche se ormai rassicurati sulle favorevoli condizioni meteorologiche, sembrava la classica notte prima degli esami.

Il ritrovo al punto di osservazione, organizzata da ALPA e ARAR, era fissato per le 5:30 del mattino ai Giardini Pubblici, per avere il tempo per montare con calma i telescopi, controllare tutto e prepararsi all’inizio del fenomeno.

 

Sembrava che uno spirito maligno aleggiasse nel luogo quando Marco ha constatato il collasso improvviso del motore di inseguimento della sua montatura, seguito dal black out del cronometro, ma la sequenza negativa non ha avuto seguito …

 

I preparativi si sono succeduti regolarmente e pian piano sono stati montati tutti gli strumenti:

-         telescopio Schmidt Cassegrain Meade diametro 250 mm

-         binocolo Vixen 30x125

-         Maksutov Cassegrain Skywatcher diametro 127 mm

-         Maksutov Cassegrain Intes diametro 150 mm

-         Nro 2 rifrattori Zeiss diametro 63

-         Rifrattore Takahashi FS102 diametro 102 mm

-         Rifrattore Pentax diametro 75 mm

-         Rifrattore Vixen diametro 102 mm

-         Binocolo Vixen 20x100

-         Maksutov Cassegrain Meade EXT 125 diametro 125 mm 

-         Binocolo Vixen 10x50

-         Binocolo 20x60

-         Rifrattore Meade diametro 102 mm

-         Rifrattore Konus diametro 60 mm

 

 

All’ora prevista per l’inizio del transito il cielo era meravigliosamente limpido, tutti con l’occhio al telescopio, ed è difficile descrivere l’emozione quando Venere ha iniziato a intaccare il disco del Sole.

Mi veniva da pensare a una cosa sola: “Sì, sono proprio io che sto osservando il transito di Venere sul Sole!”

Come unico impegno oltre alla osservazione puramente visuale del fenomeno mi ero preso quello di rilevare i tempi del secondo e terzo contatto.

Aspettando il secondo contatto ho visto chiaramente un arco luminoso circondare il disco di Venere al di fuori del disco solare.

Una cosa incredibile, era l’effetto dell’atmosfera di Venere descritto da alcuni osservatori del passato ma che mi ero figurato come un fenomeno estremamente marginale, al limite della percezione.

Invece mi si rivelava con una nitidezza e una chiarezza incredibili.

 

La mattinata è trascorsa osservando e ospitando molte persone che, sapendo del fenomeno e dell’iniziativa, erano venute a constatare di persona che cosa significasse il transito di Venere.

Tramite un nutrito assortimento di occhialini da eclisse e vetri da saldatore abbiamo constatato e fatto constatare a molte persone che il transito era perfettamente visibile a occhio nudo, un aspetto sul quale si era discusso ed elaborato nei mesi precedenti il transito.

Nell’andito della Loggetta Lombardesca, messoci gentilmente a disposizione, era stato sistemato il videoproiettore del Planetario con il quale si proiettava l’immagine del transito raccolta a un telescopio tramite una web cam.

Inoltre erano esposti alcuni pannelli esplicativi e un modello motorizzato del sistema Sole-Venere-Terra realizzato da Ilario che trovava l’apice della sua utilità proprio nel giorno del transito, dopo essere stato utilizzato molte volte a fiere e mostre dal dicembre scorso.

 

 

 

 

All’atto del terzo contatto ha iniziato a manifestarsi nuovamente l’aro luminoso dell’atmosfera di Venere, fenomeno che abbiamo seguito con interesse ancora maggiore rispetto alla fase di ingresso.

Al quarto contatto, terminato il transito, il disco del Sole mi è sembrato disperatamente e desolatamente vuoto, ciò che non capitava da 122 anni era capitato, l’avevamo osservato per tutto il tempo e nelle migliori condizioni, e il fenomeno era terminato.

 

Un osservatore ritardatario, mentre stavamo smontando gli strumenti, ha chiesto di dare un’occhiata anche se il transito era passato.

Ha osservato il Sole al binocolo 20x100 e ha visto le due piccole macchie solari che hanno fatto compagnia a Venere durante il transito

-         Ehi, ma c’è della polvere sul Sole … non saranno mica dei profughi venusiani ?

Nei giorni successivi abbiamo letto i molti resoconti sul fenomeno e, non senza piacere, un articolo che il Resto del Carlino ha dedicato alla nostra iniziativa.

 

I tempi che abbiamo rilevato sono stati inviati allo European Southern Observatory, che aveva organizzato una iniziativa di osservazione estesa a scuole, associazioni e appassionati di tutto il mondo per determinare il valore dell’unità astronomica in base alle osservazioni eseguite durante il transito di Venere.

Oltre a dare il nostro modesto contributo abbiamo fatto anche qualche calcolo “in proprio”, scambiandoci i tempi con il South Downs Planetarium di Chichester e un gruppo di astrofili Iraniani.

Il risultato migliore è stato quelle di dedurre una lunghezza dell’unità astronomica pari a 112 milioni di km, confrontando i nostri tempi con quelli presi a Teheran: sicuramente si può fare di meglio, l’appuntamento prossimo è nel 2012 ...

 

Di tutte le osservazioni pubbliche organizzate questa è stata sicuramente quella più suggestiva ed irripetibile, non la ricorderemo solo noi ma credo anche le centinaia di persone che ci hanno fatto compagnia.

 

Una volta ancora la logica della condivisione ha premiato il lavoro di tutti, le associazioni coinvolte, i singoli astrofili, il Planetario di Ravenna, il gruppo di lavoro della UAI che si è prodigato per l’evento: un grazie sincero a tutti quanti.

 

 

 

     

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