Nelle pagine di quello che
è stato il mio primo libro di astronomia pratica (“The Sky Observer’s Guide”
del 1966, pubblicato in Italia
nel 1969 con il titolo “Come si osserva il cielo”) si legge:
“Venere attraversa il Sole come Mercurio, ma raramente. L’ultimo transito fu nel 1882; il prossimo sarà nel 2004”
Quando leggevo questo
libro, nel 1969, mancavano 35 anni al transito che abbiamo avuto modo di
osservare l’8 giugno.
Difficile descrivere
l’agitazione della sera prima: anche se ormai rassicurati sulle favorevoli
condizioni meteorologiche, sembrava la classica notte prima degli esami.
Il ritrovo al punto di
osservazione, organizzata da ALPA e ARAR, era fissato per le 5:30 del mattino
ai Giardini Pubblici, per avere il tempo per montare con calma i telescopi,
controllare tutto e prepararsi all’inizio del fenomeno.
Sembrava che uno spirito
maligno aleggiasse nel luogo quando Marco ha constatato il collasso improvviso
del motore di inseguimento della sua montatura, seguito dal black out del
cronometro, ma la sequenza negativa non ha avuto seguito …
I preparativi si sono
succeduti regolarmente e pian piano sono stati montati tutti gli strumenti:
-
telescopio Schmidt Cassegrain
Meade diametro 250 mm
-
binocolo Vixen 30x125
-
Maksutov Cassegrain
Skywatcher diametro 127 mm
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Maksutov Cassegrain Intes
diametro 150 mm
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Nro 2 rifrattori Zeiss
diametro 63
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Rifrattore Takahashi FS102
diametro 102 mm
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Rifrattore Pentax diametro 75
mm
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Rifrattore Vixen diametro 102
mm
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Binocolo Vixen 20x100
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Maksutov Cassegrain Meade EXT
125 diametro 125 mm
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Binocolo Vixen 10x50
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Binocolo 20x60
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Rifrattore Meade diametro 102
mm
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Rifrattore Konus diametro 60
mm
All’ora prevista per
l’inizio del transito il cielo era meravigliosamente limpido, tutti con l’occhio
al telescopio, ed è difficile descrivere l’emozione quando Venere ha iniziato a
intaccare il disco del Sole.
Mi veniva da pensare a una
cosa sola: “Sì, sono proprio io che sto osservando il transito di Venere sul
Sole!”
Come unico impegno oltre
alla osservazione puramente visuale del fenomeno mi ero preso quello di
rilevare i tempi del secondo e terzo contatto.
Aspettando il secondo
contatto ho visto chiaramente un arco luminoso circondare il disco di Venere al
di fuori del disco solare.
Una cosa incredibile, era
l’effetto dell’atmosfera di Venere descritto da alcuni osservatori del passato
ma che mi ero figurato come un fenomeno estremamente marginale, al limite della
percezione.
Invece mi si rivelava con
una nitidezza e una chiarezza incredibili.
La mattinata è trascorsa
osservando e ospitando molte persone che, sapendo del fenomeno e
dell’iniziativa, erano venute a constatare di persona che cosa significasse il
transito di Venere.
Tramite un nutrito
assortimento di occhialini da eclisse e vetri da saldatore abbiamo constatato e
fatto constatare a molte persone che il transito era perfettamente visibile a
occhio nudo, un aspetto sul quale si era discusso ed elaborato nei mesi
precedenti il transito.
Nell’andito della Loggetta
Lombardesca, messoci gentilmente a disposizione, era stato sistemato il
videoproiettore del Planetario con il quale si proiettava l’immagine del
transito raccolta a un telescopio tramite una web cam.
Inoltre erano esposti
alcuni pannelli esplicativi e un modello motorizzato del sistema
Sole-Venere-Terra realizzato da Ilario che trovava l’apice della sua utilità
proprio nel giorno del transito, dopo essere stato utilizzato molte volte a
fiere e mostre dal dicembre scorso.
All’atto del terzo contatto
ha iniziato a manifestarsi nuovamente l’aro luminoso dell’atmosfera di Venere,
fenomeno che abbiamo seguito con interesse ancora maggiore rispetto alla fase
di ingresso.
Al quarto contatto,
terminato il transito, il disco del Sole mi è sembrato disperatamente e
desolatamente vuoto, ciò che non capitava da 122 anni era capitato, l’avevamo
osservato per tutto il tempo e nelle migliori condizioni, e il fenomeno era
terminato.
Un osservatore
ritardatario, mentre stavamo smontando gli strumenti, ha chiesto di dare
un’occhiata anche se il transito era passato.
Ha osservato il Sole al
binocolo 20x100 e ha visto le due piccole macchie solari che hanno fatto
compagnia a Venere durante il transito
-
Ehi, ma c’è della polvere sul
Sole … non saranno mica dei profughi venusiani ?
Nei giorni successivi
abbiamo letto i molti resoconti sul fenomeno e, non senza piacere, un articolo
che il Resto del Carlino ha dedicato alla nostra iniziativa.
I tempi che abbiamo
rilevato sono stati inviati allo European Southern Observatory, che aveva
organizzato una iniziativa di osservazione estesa a scuole, associazioni e
appassionati di tutto il mondo per determinare il valore dell’unità astronomica
in base alle osservazioni eseguite durante il transito di Venere.
Oltre a dare il nostro
modesto contributo abbiamo fatto anche qualche calcolo “in proprio”,
scambiandoci i tempi con il South Downs Planetarium di Chichester e un gruppo
di astrofili Iraniani.
Il risultato migliore è
stato quelle di dedurre una lunghezza dell’unità astronomica pari a 112 milioni
di km, confrontando i nostri tempi con quelli presi a Teheran: sicuramente si
può fare di meglio, l’appuntamento prossimo è nel 2012 ...
Di tutte le osservazioni
pubbliche organizzate questa è stata sicuramente quella più suggestiva ed
irripetibile, non la ricorderemo solo noi ma credo anche le centinaia di
persone che ci hanno fatto compagnia.
Una volta ancora la logica
della condivisione ha premiato il lavoro di tutti, le associazioni coinvolte, i
singoli astrofili, il Planetario di Ravenna, il gruppo di lavoro della UAI che
si è prodigato per l’evento: un grazie sincero a tutti quanti.