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Tempi del contatto ( U.T.)
(Timings)
I: 5: 20: 46
II: 5: 39: 39
III: 11: 04: 43
IV: 11: 23: 23
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Strumentazione (Telescopes)
Mak Intes MK-67 + Filtro AstroSolar
Rifrattore Zeiss "Telementor" (63/840) + Filtro AstroSolar
Distans Sole (U.A.) calcolata
Calculated Astronomica Unit
Ravenna (Marco Garoni) - Teheran : 117.980.203 Km
Ravenna (Marco Garoni) - Chichester : non disponibile (not
available)
Report
"Per anni guardiamo il cielo stellato sperando in una buia
e tersa nottata e ogni volta ci lascia qualche piccola meraviglia,
come per avvertirci di stare attenti, di continuare ad osservare,
di continuare a gustare quei pochi fotoni che per milioni di anni
viaggiano, attraverso lo spazio, per spegnersi proprio infondo ai
nostri occhi e noi attenti a non sprecarne nemmeno uno, tanto sono
rari e ormai stremati. Nonostante tutto gli spettacoli più belli
avvengono di giorno come per contraddirci, come per imbrogliare
i nostri occhi che scrutano il buio. Le eclissi di Sole e le splendide
protuberanze, Venere oppure Giove intravisti nascosti dalla luce
come per svelare qualche loro momento di intimità. E per smentire
ancora le stravaganze che ci si aspetta sono eventi in cui la stessa
semplicità è parte della meraviglia, in cui tutto era perfettamente
calcolato, previsto da secoli. L'emozione del cielo non sta nella
sorpresa o nella ricerca, ma nell'osservazione in se. Uno di questi
eventi, il transito di Venere, è avvenuto proprio mentre c'ero anch'io,
ma non in un luogo specifico, bensì in un tempo in cui la mia passione
è già matura, in cui posso capire, ricordare quello che osservo
e in cui posso condividere con altri le mie esperienze. Vedere quel
dischetto passare davanti al Sole in poche ore racconta tutto. Racconta
che la natura ha creato il mondo regalandoci l'occasione di scoprirla
poco per volta. Il transito di Venere è una di queste occasioni
ma l'importanza non è solo in questo. L'idea che quel dischetto
nero racconti l'essenza della mia, della nostra passione, come in
un semplice riassunto basterebbe a spiegare la mia emozione ma non
sarebbe corretto escludere tutto il resto, come il pensiero che
questo privilegio che abbiamo osservato è qualcosa di unico che
grandi astronomi (e astrofili) del passato non hanno mai osservato.
Halley morì 19 anni prima del "suo" transito, sapeva che non lo
avrebbe mai potuto osservare ma nonostante tutto ne fece una sua
missione. Un altruismo ed una passione che lo spinsero a trovare
un metodo, comprensibile e applicabile da tutti, per misurare il
nostro universo, un metodo per tutti ma non per lui, un metodo regalato
a noi senza chiedere nulla se non la promessa di osservare il cielo.
L'attesa per quei pochi istanti dei contatti, il prendere forse
inutilmente i tempi dei singoli eventi (infondo ormai l'unità astronomica
è conosciuta meglio di quanto possa esser ritrovata con il transito)
è anche un tributo all'inventiva e all'ingegno di tutti quelli che
hanno sperato che i nostri occhi all'oculare fossero anche i loro.
Tutti dovevamo osservare, un dovere inderogabile, ricordando che
Venere non si muoveva soltanto davanti al Sole ma anche nella storia,
portandoci da Eratostene ad Aristarco, da Ipparco a Tolomeo, da
Halley a Hubble, tutti a loro modo impegnati nella stessa missione:
sapere dove siamo e che posto abbiamo nella natura. Questo è il
privilegio che ho avuto l'onore di vivere e condividere con i miei
amici, anche lontani e sconosciuti. Sono convinto che anche nel
luogo più devastato dal dolore e dalle guerre almeno qualcuno ha
osservato per un breve istante Venere, proprio come noi, attenti
a quel pallino che prometteva emozioni e che ne ha regalate molte
di più."
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